A caccia di investimenti alternativi

A cura di Bny Mellon
L’era della liquidità a buon mercato, offerta dai programmi di QE delle Banche Centrali, ha visto i rendimenti comprimersi su tutte le asset class del reddito fisso. Gli investitori si sono trovati a che fare con un vero e proprio dilemma: rassegnarsi a rendimenti più bassi per contenere i rischi su mercati come quello del credito investment grade, oppure accettare la possibilità di perdite più elevate pur di aumentare i ritorni? Gli investimenti alternativi offrono agli investitori una terza strada, potenzialmente più attraente, per generare performance migliori senza aumentare i rischi.
Gli asset under management totali in strategie e investimenti alternativi ammontano oggi a 6.200 miliardi di dollari, una cifra esponenzialmente più elevata rispetto ai 1.000 miliardi del 1999. Gli esperti stimano che gli AUM potranno raggiungere i 13.000 miliardi di dollari statunitensi entro il 2020. Uno studio condotto da BNY Mellon/FT Remark nel 2016 su 400 grandi investitori istituzionali evidenzia come, secondo il 93% del campione, gli investimenti alternativi siano in grado di generare ritorni robusti, raggiungendo o superando le aspettative su un periodo di 12 mesi.
Gli investimenti alternativi – asset che esulano dagli investimenti mainstream come le azioni, le obbligazioni e la liquidità – offrono un’ampia gamma di opportunità per gli investitori, ciascuna con il proprio profilo distinto di rischio e rendimento.
Opportunità in infrastrutture e rinnovabili. “Nell’universo degli investimenti alternativi, le infrastrutture e le energie rinnovabili offrono probabilmente le migliori opportunità per generare rendimenti stabili nel corso dei prossimi 12 mesi”, commenta Suzanne Hutchins, del team di gestione BNY Mellon Global Real Return Fund.
Da quando il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump si è impegnato a spendere 1.000 miliardi di dollari per migliorare e ampliare i servizi americani nei prossimi anni, le infrastrutture sono diventate un tema particolarmente popolare tra gli investitori. “Questo settore, però, non è mai stato dipendente esclusivamente dalle ondate di nuove costruzioni pubbliche, né bisognerebbe considerarlo tale oggi, poiché l’interpretazione sarebbe quantomeno riduttiva. Le prospettive sono interessanti anche per i veicoli infrastrutturali quotati che investono in progetti già costruiti e sostenuti dal governo, come le prigioni e gli ospedali”, prosegue Hutchins.
Gli Stati Uniti dovranno spendere circa 3.600 miliardi di dollari entro il 2020 per sopperire alle carenze infrastrutturali. Di questo ammontare, l’80% sarà finanziato tramite l’emissione di obbligazioni municipali USA. Secondo Christine Todd, President Head of Tax Sensitive and Insurance Strategies di Standish1 (BNY Mellon), “i bond municipali USA hanno dimostrato di avere livelli di volatilità storicamente bassi, e una correlazione contenuta con le altre asset class. Queste caratteristiche, insieme a una qualità del credito stabile e a un trattamento favorevole da parte dei regolatori europei, permettono all’asset class di giocare un ruolo importante nella diversificazione dei portafoglio per gli investitori al di fuori degli USA”. Il mercato del debito municipale, che finanzia la maggior parte dei progetti infrastrutturali negli USA, esiste da oltre 200 anni, è di grandi dimensioni ed altamente liquido.
Le energie rinnovabili, d’altra parte, possono offrire flussi di cassa stabili nel lungo periodo con una buona visibilità per gli investitori, sono correlate all’inflazione e non sono dipendenti dall’andamento del ciclo economico. “Eppure si tratta di un’asset class che viene spesso ignorata, nonostante sia meno interessata dalle distorsioni delle politiche di QE e di tassi zero rispetto ad altri attivi finanziari”, rileva Paul Flood, multi-asset income manager di Newton (BNY Mellon). “Le energie rinnovabili rientrano anche in uno scenario globale di piani di riduzione delle emissioni di Co2 entro un limite di sicurezza per restare al di sotto di quella che gli scienziati ritengono essere la soglia di irreversibilità dei cambiamenti climatici”.
Soddisfare la fame di rendimenti
“Il settore dei prestiti (loan) ha attratto molti nuovi investitori professionisti negli ultimi 18 mesi, grazie a ritorni relativamente elevati pari al 4-5% circa sia in Europa sia negli USA, con volatilità contenuta e decorrelazione rispetto alle altre asset class”, afferma Paul Hatfield, Chief Investment Officer di Alcentra (BNY Mellon). “Il rischio di default settoriale resta basso aldi fuori del credito retail e lo scenario di bassi tassi d’interesse è particolarmente favorevole agli investitori che voglio investire in prestiti sindacati, che offrono rendimenti a tasso variabile.”
Secondo Ulrich Gerhard, senior portfolio manager del BNY Mellon Global Short-Dated High Yield Bond Fund, l’outlook complessivo per il credito sub-investment grade è ampiamente positivo: “I tassi di default sono bassi e i dati economici incoraggianti. Negli USA, l’incertezza sulla portata dei rialzi dei tassi a venire sta spingendo molte società a rifinanziare il debito con nuove emissioni a un ritmo accelerato. Questi trend hanno aperto nuove opportunità per gli investitori nell’ambito dei titoli high yield a breve scadenza, soprattutto dopo un periodo in cui è stato difficile trovare investimenti a prezzi ragionevoli”.

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