Anche nel 2017 il mercato Orso dei bond può aspettare

A cura del Team Multi-Asset di Bmo Global AM

Il 2017 si sta dimostrando un anno in cui gli investitori obbligazionari si trovano, ancora una volta, in confusione. Alla fine di maggio, il rendimento del decennale britannico si conferma intorno all’1% con i rendimenti del dei Treasury USA in flessione.

È sembrato scontato che le sorprese al rialzo dei dati economici siano state estremamente positive, essendo guidate dai risultati di sondaggi che testimoniano l’incremento nella fiducia di consumatori e imprese. Speculazioni sui possibili tagli fiscali e sulla deregulation che potrebbero derivare dalle promesse elettorali di Trump hanno giocato senza dubbio un ruolo nel miglioramento delle aspettative, ma le pubblicazioni di dati economici basati su evidenze tangibili dell’attività economica sono state finora meno positive della percezione del mercato. Tutto ciò, unito a una contrazione dei dati sull’inflazione USA, ha aiutato a sostenere il mercato delle obbligazioni governative.

Sebbene l’ottimismo sulle prospettive dell’economia possa essere lievemente scemato, a nostro avviso il trend si conferma positivo. Elemento ancora più importante per gli investitori azionari è quello degli utili societari che stanno mostrando una certa solidità, con la recente stagione delle trimestrali rivelatasi la migliore almeno degli ultimi sei anni. Questa forza sta aiutando a spingere i mercati azionari globali verso nuovi massimi. I bassi livelli d’inflazione, supportati dal miglioramento dello slancio degli utili societari e da un miglioramento economico sincronizzato, stanno supportando un generale ottimismo sulle prospettive di crescita delle aziende.

Per di più, all’interno dei mercati azionari, le strategie growth sono tornate nelle grazie dei gestori, con i titoli tecnologici in prima fila. In questo ambito, si parla molto del dominio di un ristretto numero di azioni che portano i mercati sempre più in alto. Il breve passaggio del titolo Amazon oltre quota 1000 dollari e il recente ventesimo anniversario di quotazione della società hanno attirato crescente attenzione verso la straordinaria performance di una manciata di titoli analoghi. Il paragone con le bolle delle dotcom e del 1990 è presto fatto.

È infatti indiscutibile che le valutazioni di alcune società “rivoluzionarie” possano essere elevate, ma molte di queste società hanno franchise fortemente competitivi e in grado di generare elevata liquidità. Ci sono già alcune discussioni in atto riguardo le tendenze monopolistiche di alcuni di questi business e, a tempo debito, azioni anti-trust potrebbero diventare prospettive realistiche. Cionondimeno, queste società stanno contribuendo ad abbassare la pressione sui prezzi nel mercato del lavoro, contenere le spinte inflazionistiche e sostenere i margini aziendali in molte industrie. In questo modo, l’instabilità politica e l’insorgenza di movimenti anti-establishment sono inevitabilmente collegate a trend rivoluzionari più profondi, che sembrano in grado di poter alimentare ancora per qualche tempo sia la crescita sia il malcontento popolare.

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