Aumentano le allocazioni fattoriali su scala mondiale

Si prevede che le allocazioni fattoriali aumenteranno in modo significativo nei prossimi cinque anni. Lo rivela il secondo studio annuale Invesco Global Factor Investing Study, che evidenzia una domanda crescente di strategie multifattoriali obbligazionarie e multi-asset da parte degli investitori.
Lo studio qualitativo e quantitativo, che è stato condotto su 108 diversi fondi pensione globali, compagnie d’assicurazione, fondi patrimoniali sovrani, consulenti finanziari, consulenti patrimoniali, banche private e intermediari di 19 Paesi che rappresentano in totale oltre 7.000 miliardi di Euro di patrimonio gestito, rivela un aumento dell’adozione e delle allocazioni ai prodotti con strategie fattoriali. Si prevede un incremento nei prossimi cinque anni grazie a un’accelerazione nelle intenzioni di allocazione. Ci si aspetta che gli investitori retail incrementino in modo consistente le allocazioni alle strategie fattoriali (17%) entro il 2022, spingendo le allocazioni di portafoglio circa allo stesso livello di quelle degli investitori istituzionali, che dovrebbero salire al 18% nei prossimi cinque anni.
Durante quest’anno, le allocazioni complessive di coloro che erano già parte del campione selezionato per lo studio 2016 sono passate dal 12% al 14%. Gli intervistati del segmento istituzionale e retail continuano ad adottare su scala mondiale strategie basate sui fattori, allocando nel 2017 rispettivamente il 17% e il 6% dei loro portafogli negli investimenti fattoriali rispetto ad allocazioni del 15% e del 4% nel 2016.

Allocazione mondiale ed elementi propulsori
La domanda di investimenti in strategie fattoriali è cresciuta in tutto il mondo, con il Nord America che guida la classifica per quanto riguarda l’adozione degli investimenti fattoriali sia nel segmento istituzionali che retail. Le istituzioni nordamericane hanno aumentato le loro allocazioni alle strategie fattoriali portandole al 19% rispetto al 16% del 2016. La domanda è alimentata prevalentemente dalle compagnie di assicurazione e dai fondi pensione statali.
Gli intervistati istituzionali hanno citato la riduzione del rischio come motivo primario dell’aumento delle allocazioni alle strategie fattoriali, seguita dalla possibilità di catturare più alfa di mercato; anche il costo rappresenta un elemento importante. Nelle strategie fattoriali già consolidate, il prodotto preferito dai due terzi degli intervistati (66%) rimane lo smart beta, basato su strategie fondamentali attive.
In Europa, gli investitori istituzionali adottano in misura maggiore gli investimenti in strategie fattoriali, con un’allocazione in portafoglio del 19% rispetto al 17% nel 2016. Le compagnie di assicurazione e i fondi patrimoniali sovrani alimentano maggiormente la domanda in questa regione; tra gli intervistati si riscontra un rapporto rischi/benefici analogo a quello emerso in America del Nord, seppur con una minor enfasi sulla riduzione dei costi. Contrariamente invece agli investitori americani, il 62% degli intervistati in Europa investe in prodotti quantitativi, solo il 38% in prodotti smart beta.
Commentando la domanda di investimenti fattoriali in Europa da parte delle compagnie di assicurazione, Ed Collinge, responsabile del comparto assicurativo britannico presso Invesco, ha dichiarato: “Le compagnie di assicurazione ricorrono con sempre più frequenza alle tecniche “factor investing” e ci aspettiamo quindi di vedere un aumento nell’adozione di questa strategia. Importante sottolineare come l’investimento fattoriale consenta alle compagnie di assicurazione di accedere all’alfa di portafoglio con una modalità che tiene sotto controllo i rischi e che è efficiente in termini di costi”.
“Inoltre, le compagnie di assicurazione sono interessate a diversificare la loro esposizione agli investimenti sia per quanto riguarda le classi di attività che le regioni geografiche, e la diversificazione mediante fattori rappresenta un’ulteriore estensione naturale all’interno dei loro portafogli azionari.”
Nonostante gli investitori asiatici istituzionali e retail presentino al momento un’allocazione più contenuta agli investimenti fattoriali, lo studio di quest’anno rivela il tasso più elevato di crescita mondiale. Dato l’aumento delle adozioni degli investimenti fattoriali sul mercato asiatico, gli intervistati citano come motivo principale il potenziale di miglioramento dei rendimenti, al secondo posto la riduzione del rischio.
L’investimento fattoriale grazie al suo crescente ruolo sta diventando il terzo pilastro nei portafogli, insieme alle strategie attive e passive fondamentali, con l’obiettivo di mitigare le sfide legate alla determinazione dei prezzi e l’esposizione al rischio geopolitico e macroeconomico nei mercati degli asset pubblici, nonché al pricing, all’accessibilità e alla liquidità nelle categorie alternative e nelle attività reali.
Implementazione delle strategie fattoriali
Per gli investitori che hanno adottato strategie basate sui fattori, quasi la metà degli intervistati (49%) ha dichiarato che “il valore” è uno dei fattori più semplici da implementare all’interno dell’attuale gamma di strategie fattoriali, seguito da “low volume” e “low volatility”.
Per contro, stando al 42% degli investitori, la strategia fattoriale di più difficile implementazione è il “momentum”; gli intervistati hanno indicato come potenziali aspetti critici i costi di negoziazione, la volatilità e la frequenza del ribilanciamento. Per gli investitori sono di difficile implementazione anche la bassa volatilità e la qualità.
Domanda ed espansione
In base a quanto emerge dallo studio, l’adozione globale degli investimenti fattoriali è direttamente correlata all’interesse per le strategie obbligazionarie e multi-asset. Fino ad ora i flussi sono stati tipicamente indirizzati verso le strategie azionarie monofattoriali e multifattoriali, benché lo studio indichi un orientamento della domanda verso nuovi prodotti fattoriali. Frase che trova verità grazie alla constatazione che la maggior parte degli investitori non ha investito nella strategia preferita (68%). Per questo motivo diventa sempre più importante trovare nuove direzioni all’investimento fattoriale.
Gli intervistati hanno inoltre rivelato un trend crescente di domanda per le strategie fattoriali obbligazionarie; due terzi (68%) del campione è convinto che la teoria possa essere applicata al segmento obbligazionario, ma solo un terzo (32%) utilizza le strategie fattoriali all’interno dei propri portafogli obbligazionari. L’interesse ha investito anche i prodotti multi-asset, in particolare in Nord America e in Europa; il 52% e il 47% degli intervistati etichetta come preferite le strategie multifattoriali e multi-asset.
Sergio Trezzi, Managing Director, Head of retail distribution EMEA (ex UK) & Latam ha dichiarato: “La crescita del factor investing negli ultimi dodici mesi dimostra il valore che esso può avere nel portafoglio di un investitore. Per molti il processo di adozione è ancora agli albori, ma gli intervistati hanno fatto intendere chiaramente che esso assumerà maggiore importanza nel corso del tempo. Poiché le politiche delle banche centrali hanno portato i tassi di interesse ai minimi storici, gli investitori sono sempre più consapevoli del fatto che la qualità della diversificazione nei loro portafogli è molto più debole rispetto al passato. Ciò potrebbe incentivare la domanda di strategie fattoriali obbligazionarie allo scopo di ridurre il rischio e di migliorare la diversificazione e la performance. Gli investitori, oltre che alle strategie obbligazionarie, si stanno dimostrando interessati all’espansione degli investimenti fattoriali in ambito multi-asset, sottolineando l’opportunità di sviluppo dei prodotti.
“Considerando il fatto che solo un terzo degli investitori è riuscito ad allocare una quota di portafoglio nelle strategie fattoriali preferite, riteniamo che questi prodotti siano la prossima evoluzione dopo gli investimenti fattoriali in azioni. In questo modo saremo in grado di fornire agli investitori una più ampia gamma d’offerta, rafforzando ulteriormente gli investimenti fattoriali come terzo pilastro a fianco alle strategie attive e passive fondamentali”.

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