Bricks and Clicks, il modello retail più sostenibile

Di Wim Van Hyfte, Global Head of Responsible Investments and Research, Candriam Investors

Il dibattito sul futuro del settore retail prosegue, sebbene i confini tra l’high street retail offline e il commercio online siano sempre più labili. L’e-commerce rappresenta già circa l’8,7% delle vendite retail globali e ci attendiamo che raggiunga il 15% entro il 2020. Nel frattempo, i nomi più rilevanti del commercio online sono stati rapidi nel rivendicare le qualifiche “green” ed ESG dei loro modelli di business.

Ad ogni modo, le soluzioni sostenibili nel settore retail sono più complesse di quanto appaiano a un primo sguardo. Riteniamo che l’e-commerce costituisca un’innovazione rivoluzionaria, perché la dematerializzazione ha un ruolo cruciale nella fase di transizione verso l’energia pulita. Come illustrato dal MIT Center for Transportation & Logistics, un metodo efficace per capire le conseguenze del commercio online e offline sull’ambiente è quello di confrontare l’impiego di carbonio.

Con la razionalizzazione dei flussi di trasporto e della logistica, l’e-commerce offre una reale opportunità per affrontare le sfide ambientali, in particolare per quanto riguarda le soluzioni al cambiamento climatico individuate dall‘Obiettivo 13 di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Il beneficio dal punto di vista ambientale più scontato che il commercio online offre è dato dal risparmio energetico e delle risorse. La dematerializzazione della distribuzione tradizionale, infatti, scongiura le emissioni dei veicoli individuali, che sono pari a circa due terzi delle emissioni totali prodotte dal commercio tradizionale. Si potrebbe obiettare a questo punto che anche le consegne generino comunque emissioni, ma è stato dimostrato che la distribuzione “all’ultimo miglio” sia 24 volte più efficiente, dal punto di vista energetico, dell’impiego dei propri veicoli da parte dei consumatori. Inoltre, questo tipo di distribuzione permette di ridurre le giacenze rimanenti in magazzino, la produzione di rifiuti e l’energia necessaria per illuminare e raffreddare gli spazi fisici dedicati al retail.

Per queste ragioni, nella nostra macroanalisi Best-in-Class, attribuiamo un bonus alle società che operano esclusivamente online. Ad esempio, le agenzie di viaggio online promuovono indirettamente il turismo di massa, fenomeno che ha impatti ambientali significativi che, nell’ambito della nostra valutazione, fanno ottener loro un punteggio molto negativo in relazione al cambiamento climatico. In ogni caso, trattandosi di operatori online, tale modello commerciale beneficia di un bonus e-commerce che va ad incidere positivamente sul suo punteggio finale.

Tuttavia, entrambi i modelli commerciali, sia quello online che quello offline, producono emissioni di carbonio. Per i rivenditori offline, la maggiore fonte di emissioni deriva dal trasporto (80%), mentre per i rivenditori online dal packaging (65%). Sebbene l’e-commerce sia meno inquinante rispetto all’acquisto nei negozi, diversi fattori possono minare le qualifiche ambientali di questa tipologia di business. Tra questi, come e dove i consumatori decidono di acquistare, le modalità di consegna (espressa/via aerea) o la mancata consegna, i resi, la frequenza degli acquisti e il loro carico, l’impiego di imballaggi non riciclabili e il consumo energetico delle grandi reti di informazioni e di spedizione. La nostra microanalisi prende in considerazione tutti questi fattori endogeni che impattano sui livelli di soddisfazione del consumatore e sulle vendite successive.

Il processo di ricerca SRI di Candriam ci consente di promuovere e contribuire allo sviluppo di un’economia sostenibile tramite strategie di investimento responsabili a lungo termine. A nostro avviso, più che il “brick” o il “click”, il modello di business più sostenibile è la combinazione di negozi fisici e servizi online. Tale modello, infatti, tende a limitare la produzione di carbonio da parte di un’azienda e a migliorare l’esperienza del consumatore, elementi che costituiscono due pilastri della nostra analisi di sostenibilità.

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