Cfa Italy Financial Business Survey, ecco i risultati del sondaggio mensile tra i gestori

Nel sondaggio mensile, svolto da CFA Society Italy, i professionisti degli investimenti italiani continuano a mostrare fiducia verso una ripresa dell’economia domestica, con un’ottica a sei mesi.
Il “CFA Italy Financial Business Survey” ha misurato il parere di 88 professionisti con certificazione CFA® e membri dell’Associazione, un campione rappresentativo del punto di vista degli investitori professionali italiani (i circa 400 soci di CFA Italy svolgono principalmente i ruoli di gestore di portafoglio, analista finanziario, trader, broker, consulente e top manager di società del settore finanziario).

Il sondaggio, svolto tra il 21 ed il 30 aprile 2015, mostra una sostanziale stabilizzazione nella valutazione delle attuali condizioni dell’economia italiana sebbene (con il 45% degli intervistati che sottolinea una normalizzazione mentre il 37% valuta ancora negativamente la situazione economica attuale). In termini di aspettative sui prossimi sei mesi, i partecipanti continuano ad attendersi un miglioramento della situazione economica generale del Paese. Il 63,6% delle risposte indicano attese positive rispetto al 6,8% che prevedono un peggioramento ed un 29,5% che non si attende variazioni di rilievo. Il dato si mantiene ampiamente positivo, di poco inferiore a quello rilevato nei mesi scorsi.

La parola al gestore

Giuliano Palumbo, CFA Fixed Income Portfolio ManagerARCA SGR  – Il CFA Italy Sentiment Index si conferma in territorio ampiamente positivo, sui livelli prossimi a quelli dei mesi precedenti, a conferma delle aspettative di ripresa dell’economia a livello globale e, soprattutto, in Europa e in Italia. Già dall’ultimo trimestre del 2014 si è riscontrato un lieve miglioramento ciclico, con una crescita del PIL in termini reali nell’area Euro dello 0,3% sul periodo precedente. Maggiore domanda interna (specie i consumi privati), Euro debole e basso prezzo del petrolio continuano ad essere le principali determinanti della ripresa tuttora in atto. Gli indici coincidenti segnalano che le economie dell’area Euro stanno effettivamente attraversando una fase di deciso miglioramento. Segnali particolarmente confortanti provengono dalle economie periferiche, che fanno registrare vendite di auto e di cemento in netta crescita, aumenti del traffico negli aeroporti e nella domanda di energia. In un contesto caratterizzato dalla debolezza dell’Euro, da prezzi delle materie prime in deciso calo rispetto al 2014 e da politiche monetarie iper-espansive, è inoltre lecito attendersi ulteriori sorprese positive. In particolare, analizzando la componente più prospettica dei principali indicatori economici, ci attendiamo che la ripresa economica diventi gradualmente più generalizzata e vigorosa. La domanda interna dovrebbe essere ulteriormente favorita dai protratti miglioramenti delle condizioni finanziarie e creditizie, nonché dai progressi compiuti sul fronte delle riforme strutturali e del mercato del lavoro. Inoltre, il più basso livello del prezzo del petrolio potrebbe continuare a sostenere il reddito disponibile reale delle famiglie e la redditività delle imprese e, quindi, i consumi privati e gli investimenti. In aggiunta, le esportazioni dell’area dell’euro dovrebbero beneficiare della maggiore competitività di prezzo.

Meno confortanti risultano invece i segnali che provengono dagli Stati Uniti: i principali indicatori economici risentono ancora della debolezza del petrolio (per via dell’effetto sull’economia di Texas, Louisiana, Oklahoma) e della forza del dollaro, che sta pesando sui volumi dell’export. Le recenti letture potrebbero però risultare impattate anche da fattori straordinari (maltempo, scioperi portuali, etc.). E’ dunque possibile che nei prossimi mesi gli indicatori rientrino in territorio positivo. In questo contesto i mercati azionari continuano a scommettere su un andamento positivo del ciclo economico mondiale e fanno segnare nuovi massimi in un contesto di volatilità contenuta.

In termini di valutazione i mercati azionari appaiono ancora relativamente attraenti rispetto ai bonds, mentre in ottica storica i multipli europei e statunitensi si attestano su livelli lontani dagli estremi del range. Più interessanti appaiono in quest’ottica il mercato giapponese, supportato anche da un deciso trend al rialzo degli utili, e quello dei Paesi Emergenti, le cui valutazioni scontano però rischi geo-politici e presenza di accentuati squilibri macroeconomici.

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