Cina, il Pil dell’ultimo trimestre potrebbe riservare sgradite sorprese

Il ritorno della Cina alla piena operatività, dopo una settimana di festività per la Golden Week, non ha prodotto scostamenti di rilievo sui mercati, benché siano negli ultimi giorni emerse indicazioni poco confortanti per gli ottimisti.

Il settore immobiliare cinese starebbe infatti risentendo di un sensibile rallentamento nelle vendite di abitazioni che potrebbe rappresentare un rischio dell’aumento dell’invenduto e una crisi delle compagnie del settore, un traino per l’economia cinese la cui assenza potrebbe a sua volta generare un rallentamento della crescita del PIL a livello aggregato.

Per quanto riguarda i consumi nella Golden Week si evidenzia un tasso di crescita delle vendite al dettaglio del 10,3%, dello 0,4% inferiore rispetto allo scorso anno e dello 0,7% rispetto al 2015, in quello che è un trend discendente consolidato. Chiaro è che la crescita esponenziale non sia un modello sostenibile e quindi una continua espansione a tassi soste-nuti rappresenta un pericolo (più che una buona notizia), tuttavia per un Paese che punta sui consumi interni per sostenere l’intera economia rappresenta un campanello d’allarme. Altro fattore che stempera gli entusiasmi dopo il rientro degli operatori cinesi è il PMI servizi rilevato da Markit, in discesa a 50,6 nel mese di settembre e dal 52,7 di agosto.

In conclusione se le vendite di immobili e quelle al dettaglio rallentano, il settore servizi riporta le prime difficoltà, mentre si prevede una riduzione dell’attività industriale negli ultimi due mesi dell’anno, la crescita del PIL cinese dell’ultimo trimestre potrebbe non essere all’altezza del 6,9% della prima metà dell’anno. Quando gli investitori ne prenderanno coscienza si rischierà di assistere ad una nuova avversione verso la propensione al rischio nel Paese e il ritorno di previsioni “nefaste”.

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