Come stanno i “Bric”?

A cura di Raiffeisen Capital Management
I recenti dati congiunturali cinesi sono stati accolti con sollievo, poiché mostrano di nuovo una leggera ripresa della congiuntura. La massiccia espansione del credito dell’inizio dell’anno dovrebbe aver svolto un ruolo importante così come gli allentamenti della politica monetaria e il rilancio dei mercati immobiliari. Il governo cinese e la banca centrale considerano intanto nuove regole per riuscire a controllare il crescente problema dei crediti in sofferenza. Specialmente dal 2009 il volume dei crediti è praticamente esploso. Una parte sempre più grande di questi crediti non viene più rimborsata, perché spesso è finita in progetti motivati politicamente, ma poco redditizi dal punto di vista economico o è stata investita in società che operano in settori caratterizzati da eccessi di capacità (cemento, acciaio, carbone, ecc…).
In futuro, governo e banca centrale vogliono permettere alle banche d’affari di trasformare questi crediti irrecuperabili in azioni delle relative società. Le società interessate potrebbero, di conseguenza, continuare a operare e si potrebbe evitare, almeno per il momento, un’ondata di fallimenti incontrollata, oltre alle chiusure in massa di stabilimenti e le connesse tensioni sociali. Tuttavia, questo regolamento potrebbe creare una serie di nuovi problemi. Molte aziende non redditizie intanto rimarrebbero attive e peserebbero sui loro concorrenti più sani e sull’intero ciclo economico.
Da un certo livello in poi verrebbe minacciata anche la solvibilità delle banche coinvolte. In fondo, queste acquistano in massa azioni delle società potenzialmente prive di valore, in compenso devono, però, cancellare ampie parti dei loro portafogli-crediti e destinare significativamente più capitale all’acquisto dei nuovi pacchetti azionari rispetto ai vecchi crediti. Per non parlare del potenziale di conflitti d’interesse e un invito formale ad un nuovo nepotismo e alla corruzione, poiché molte di queste aziende e banche operano nel settore pubblico. Nel complesso, tutto sembra ancora una volta un’enorme stazione di manovra che posticipa i problemi attuali al futuro. Attualmente si sta discutendo un programma con un volume pari a circa 150 miliardi di dollari; questa somma sarebbe in grado di assorbire solo una parte molto piccola dei crediti in sofferenza.
L’obiettivo di crescita comunicato dal premier Li Keqiang di 6,5-7% in termini reali per l’anno fiscale in corso è ambizioso e difficile da realizzare senza ulteriore crescita sproporzionata dei crediti e/o notevoli nuovi investimenti statali, se contemporaneamente si prevede di ridurre la produzione in altri settori dell’economia e la chiusura di imprese. Si parla di circa 2 milioni di posti di lavoro. Allo stesso tempo sembra che siano previsti tagli fiscali nel settore delle imprese. Indipendetemente da un miglioramento della situazione economica nel breve e medio periodo, la Cina dovrà trovare tuttora un equilibrio. O si riesce a fermare la spirale dei crediti e l’aumento dell’indebitamento complessivo e in compenso si accetta una crescita economica molto più contenuta oppure la crescita viene mantenuta artificialmente alta grazie ai sempre nuovi stimoli (monetari e fiscali). In futuro, però, il conto sarà ancora più salato in termini economici. Al momento sembra che, nonostante tutta la retorica delle riforme, in fondo si stia seguendo tuttora la seconda possibilità.
India. A gennaio la produzione industriale dell’India è calata per il terzo mese consecutivo ed è stata la produzione dei beni di capitale a far registrare nuovamente una forte contrazione. I beni di consumo sono cresciuti ancora, tuttavia, meno rispetto a dicembre. I prezzi al consumo hanno avuto un calo inaspettatamente forte a febbraio scendendo al 5,2% p.a. L’inflazione di fondo è, però, aumentata; qui hanno avuto un impatto soprattutto le spese maggiori per alloggi e istruzione. Il deficit della bilancia commerciale è di nuovo diminuito, sono calate sia le esportazioni sia le importazioni. Come previsto, la banca centrale ha tagliato il tasso guida a inizio aprile dello 0,25% portandolo al 6,5%, il livello più basso da cinque anni e contemporaneamente ha ridotto le riserve obbligatorie per le banche.Parallelamente, con i nuovi regolamenti vuole, tuttavia, anche incentivare le banche a trasferire i tagli dei tassi d’interesse all’economia. Finora, solo la metà dei tagli d’interesse pari a complessivamente 1,25% è arrivata ai debitori.
Brasile. Le difficoltà economiche sempre più profonde e l’enorme scandalo di corruzione attorno al gigante petrolifero statale Petrobras e molte altre aziende hanno portato a una gigantesca perdita di fiducia nella politica. Il partito della Presidente è stato particolarmente colpito, ma in pratica in questo ginepraio di corruzione ci sono dentro i politici di tutti i partiti importanti, anche dell’opposizione. Insieme al sistema dei partiti generalmente molto frammentato e alla procedura di impeachment lanciata contro la Presidente, questo andamento rischia di dare luogo a una paralisi totale dei responsabili politici e questo nel peggior momento possibile. Durante le indagini sui casi di corruzione sono inoltre stati fermati numerosi grandi progetti infrastrutturali. In breve, il Brasile si trova nel mezzo di una “tempesta perfetta”. Non esistono soluzioni rapide, buone. La soluzione della situazione di stallo politico sarebbe indubbiamente prioritaria, da un lato, per riacquistare la fiducia degli investitori e, dall’altro, per avviare aggiustamenti fiscali e strutturali. Ma anche questi mostrerebbero i primi miglioramenti visibili solo dopo qualche anno nel migliore dei casi e fino ad allora avrebbero un impatto piuttosto negativo (p.es. tagli alle pensioni, riduzione della spesa pubblica).
Russia. A febbraio la produzione industriale russa ha sorpreso i mercati e ha fatto registrare un guadagno dell’1% circa; era stata prevista una contrazione del 2% circa. La forte tendenza al ribasso delle vendite di auto si è attenuata. Un’altra sorpresa positiva è giunta dal tasso d’inflazione. Grazie agli aumenti meno significativi dei prezzi dei generi alimentari, a febbraio è scesa all’8,1% p.a.; molto meno del previsto 8,4%. Mentre l’indice dei direttori d’acquisto del settore manifatturiero è entrato ulteriormente in contrazione, il relativo indice del settore dei servizi ha sorpreso con un forte balzo in alto, addirittura molto sopra la soglia dei 50 punti. La banca centrale ha lasciato invariati i tassi d’interesse e ha lasciato intendere una probabilità minima di ulteriori movimenti dei tassi nei prossimi mesi.

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