Cosa sono i Factor Models?

A cura di Daniele Bernardi, Ad Diaman Scf
Tutto inizio nel 1964 quando William Sharpe elaborò l’idea del CAPM (Capital Asset Pricing Model) creando sostanzialmente il primo modello “one factor model” che consiste sostanzialmente in una regressione di una retta rispetto ai rendimenti del titolo rispetto all’indice, per cui il rendimento di un titolo sostanzialmente era uguale a: r=α+βf+ϵ; Sharpe sosteneva che il mercato fosse in equilibrio  secondo questo unico fattore BETA che indicava se un titolo era più rischioso o meno (per chi vuole approfondire invito a leggere Come stimare l’Alpha e il Beta di un fondo).
BETA COME FATTORE DI RISCHIO. Un titolo azionario con un BETA di 1,2 significa che mediamente crescerà di più del mercato in caso di rialzo, mentre tenderà a perdere mediamente un 20% in più in caso di ribasso del mercato.
I PIONIERI DEL FACTOR INVESTING. Nel 1996 Fama e French scrissero un paper molto interessante “Common Risk factors in the returns on stocks and bonds” (Fattori di rischio comuni nella valutazione dei rendimenti di azioni e obbilgazioni).
HEDGE FUNDS . Praticamente i due accademici hanno introdotto un principio che ha fatto la fortuna di molti Hedge Funds negli anni ’90 fino al 2008; ovvero hanno descritto e verificato che i fattori che condizionavano e descrivevano l’andamento di determinati titoli rispetto ad altri erano tre, e quindi non solo il BETA ma anche lo SMB e HML, ovvero SMB=Small Minus Big (Piccolo rispetto a grande) e HML=High Muns Low (alto rispetto a basso).
COSA SIGNIFICA IN TERMINI PRATICI. Quindi la formula di prima (non me ne abbiano i lettori che odiano le formule matematiche che cerco sempre di evitare)  r=α+βf+βSMB+βHML+ϵ tradotto semplicemente il rendimento di un titolo è dovuto al BETA del titolo stesso, ma anche se è tra le più piccole aziende e se ha un Valore più alto rispetto alle altre aziende.
Questi modelli hanno permesso quindi a molti fondi ma soprattutto agli Hedge Funds di creare strategie di investimento (ovviamente quantitative) che selezionavano i titoli in base ad un ranking che ordinava i titoli dal più rischioso al meno rischioso, dal più piccolo al più grande, dal più sottovalutato al più sopravalutato.
MULTI RANKING. I modelli fattoriali quindi non sono altro che ranking secondo determinati indicatori che identificano delle caratteristiche quantitative dei titoli che possono essere sintetizzate e messe sotto forma di classifica (ranking appunto).
LONG SHORT. Gli Hedge Funds Long Short non hanno fatto altro per molti anni, di comprare i titoli Smaller Companies (di piccola capitalizzazione) e di vendere i Large Cap (ovvero a larga capitalizzazione) e così hanno fatto dei gran rendimenti, hanno superato brillantemente la crisi del 2000-2003 ma poi si sono “schiantati” nel 2008 dove per la prima volta questi modelli non hanno più funzionato.
L’EVOLUZIONE RECENTE. Negli ultimi anni il mercato è tornato a crescere e di conseguenza questi modelli hanno ricominciato a sovra-performare gli indici, anche se ovviamente la ricerca non si è fermata e quindi si sono sviluppati molti altri fattori per permettere la selezione dei titoli con criteri sempre più interessanti, aggiungendo fattori come il Momentum, il Mean Reversal, il Quality e il Growth.
COME SFRUTTARLI SUL MERCATO ITALIANO. Un esempio di come una strategia Small versus Big possa funzionare bene l’ho descritto nel POST L’Italia è la miglior opportunità di investimento dove ho ipotizzato di investire sull’indice STAR di Borsa Italiana e vendere l’indice FTSEMIB composto dai principali 40 titoli Italiani.
CERTIFICATO IN FASE DI LANCIO. A tal proposito in questi giorni abbiamo elaborato per la società inglese amica HUBBLE Advisors LTD un portafoglio di 10 titoli Smaller Companies del mercato Italiano al fine di creare un Certificato azionario Delta 1 (ovvero senza derivati, ma con l’acquisto diretto dei titoli in borsa) che investa in questi titoli, in modo che un investitore che punta sul rialzo dei mercati possa effettivamente beneficarne nel miglior modo possibile, mentre che vuole adottare una strategia Market Neutral (ovvero neutrale rispetto a quello che fa il mercato) può con due strumenti, il certificato appunto e il future sul FTSEMIB che deve vendere, creare una strategia alla pari dei fondi Hedge americani.
I PRINCIPALI PLAYER: GLI ETF. nel mondo del risparmio gestito, soprattutto gli ETF hanno lanciato diversi prodotti cosidetti Smart Beta, ovvero che utilizzano tipicamente uno di questi fattori per la selezione dei titoli in portafoglio, che viene ri-bilanciato periodicamente inserendo i titoli che salgono in classifica.
NON E’ SEMPRE COSI’ SEMPLICE. Così facendo un investitore può comprare più ETF e comporre la propria strategia Multi-Factor scegliendo opportunamente in quali Fattori conviene investire di volta in volta; e già, perché il problema in realtà è che questi fattori non sempre funzionano meglio del mercato e quindi occorre qualcuno che professionalmente sappia indicare su quali fattori conviene puntare.
ALTERNATIVA NEL MONDO DEI FONDI. Per cercare di ovviare a questo problema, come advisor di DIAMAN Sicav abbiamo introdotto, ormai da più di un anno, un modello Multi Fattoriale sul comparto Mathematics.
Questo modello utilizza quattro fattori:
A) Quality (che valuta i dati finanziari e la loro forza)
B) Value (che analizza i fondamentali della società)
C) Momentum (che analizza l’andamento del titolo rispetto agli altri)
D) Growth (che valuta i tassi di crescita della società)
I due fattori A e B servono a selezionare i migliori 15 titoli secondo un approccio principalmente basato sulla qualità dei fondamentali della società e vengono ruotati una volta al mese, mentre i fattori C e D vengono analizzati a 15 giorni di distanza dal primo gruppo e servono a selezionare i migliori 15 titoli sulla base del loro andamento e del loro potenziale di crescita.

A guardare i risultati che sta fornendo il fondo nell’ultimo anno direi che i modelli multi fattoriali sono in grado di generare un grande ALPHA, nonostante la dimensione del fondo ne penalizzi i rendimenti per via dei costi fissi che inevitabilmente gravano sul fondo, ma pensate quando questo fondo sarà di dimensioni adeguate come sarà in grado di battere la concorrenza, visto che oggi è al 98 percentile di categoria.

Quindi il futuro diventa sempre più complesso per chi si occupa di investimenti, non basta più guardare ad un semplice indice, ma bisogna scomporlo in fattori che ne descrivono e spiegano meglio l’andamento, al fine di intercettare i titoli migliori e lasciar perdere quelli con meno probabilità di crescita.
Per chi vuole divertirsi nel manovrare autonomamente questi fattori ci sono gli ETF che offrono ormai moltissime di queste strategie, per chi non vuole spaccarsi la testa e lasciar fare a dei modelli matematici c’è appunto il comparto di DIAMAN Sicav MATHEMATICS (ovviamente siamo in conflitto di interesse in quanto Advisor del comparto).
Giusto per essere “compliance”, ci tengo a specificare che questo post ha carattere didattico e non può essere interpretato come sollecitazione al pubblico risparmio e che non c’è garanzia che i rendimenti passati si ripresentino in futuro.

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