Da Trump a Brexit, un 2017 di ottimismo

A cura di Adrien Pichoud, Chief Economist Syz Asset Management
Stati Uniti : spesa fiscale contro stretta finanziaria Le prospettive economiche degli Stati Uniti per il 2017 saranno sicuramente caratterizzate da vari fattori ciclici contrastanti. L’elezione di Donald Trump ha rafforzato l’ottimismo rispetto alle prospettive di crescita e al trend positivo dei tassi di interesse, attirando gli investitori con la promessa di un forte stimolo fiscale. Tuttavia, sono state trascurate le implicazioni che questo cambiamento politico avrebbe sul profilo di crescita del 2017. In realtà, se il Congresso darà il benestare a un ingente stimolo fiscale, come promesso dal candidato Trump, la Fed si troverà in una posizione migliore per rendere possibile la normalizzazione della politica monetaria che finora ha auspicato senza successo.
Probabilmente l’impatto netto sulla crescita non sarà eccezionale, dal momento che i fattori di crescita fondamentali, la questione demografica, la produttività e i livelli di indebitamento non saranno modificati da nessuno degli aspetti della Trumponomics. È possibile che il quadro inflazionistico inizialmente si muova in una direzione favorevole, con effetti di base positivi sui prezzi dell’energia e graduali pressioni per l’aumento dei salari che faranno salire l’inflazione complessiva nella prima metà dell’anno. L’impatto deflazionistico di un dollaro statunitense più forte e la pressione del costo del lavoro su una crescita degli utili già tutt’altro che spettacolare, tuttavia, presto rallenteranno l’aumento dei prezzi. Non c’è un modo facile per uscire da una situazione di crescita lenta e indebitamento elevato.   
Al’eurozona servono un allentamento dell e condizioni monetarie e stabilità politica L’eurozona si distingue dagli Stati Uniti nel senso che il suo ciclo di espansione è meno avanzato. Pertanto, gode ancora dei vantaggi della riduzione dei tassi di disoccupazione e della ripresa della spesa in conto capitale. Questi fattori manterranno la crescita al di sopra del livello previsto per il 2017, a condizione che siano soddisfatte due condizioni : in primo luogo non dovrà esserci una stretta delle condizioni finanziarie, che potrebbe minare la fragile dinamica di investimento, e secondariamente non dovranno riemergere i timori di un premio di rischio politico e rispetto alla sostenibilità dell’euro. Mentre il pragmatismo della BCE diretta da Draghi garantirà che venga soddisfatta la prima condizione, la fitta agenda politica porta con sé un forte rischio di coda rispetto al secondo requisito, e pertanto rispetto alle prospettive di crescita dell’unione monetaria.
Regno Unito : la Brexit deve diventare concreta Ultimamente nel Regno Unito ha regnato l’incertezza politica. Le molte incognite che aleggiano ancora sull’applicazione pratica del referendum sull’UE (e sulla sua stessa esecuzione) avranno un impatto sull’attività economica, poiché molte decisioni di investimento vengono tenute in stand-by. Anche l’impatto del deprezzamento della sterlina influirà sul profilo di crescita, con alcune ricadute positive sulle attività di esportazione (anche legate al turismo) ma un impatto negativo sul potere di acquisto delle famiglie a causa dell’aumento dei prezzi al dettaglio. Lo stimolo fiscale annunciato potrebbe essere controbilanciato dalla forte riduzione della capacità della Banca d’Inghilterra di offrire un ulteriore supporto in termini di politica monetaria in un contesto di crescita dell’inflazione.
Svizzera : tutto dipende dal franco La Banca Nazionale Svizzera (BNS) ha ancora meno spazio di manovra e si trova in una situazione sempre più scomoda. Se non fosse per il franco svizzero, l’economia elvetica presenterebbe prospettive di crescita relativamente equilibrate, ma l’elevato surplus esterno e i rischi politici dell’eurozona continuano a far crescere le pressioni sulla valuta. Tuttavia, se queste pressioni dovessero intensificarsi, la BNS non potrebbe fare molto per impedire un ulteriore apprezzamento, considerati il livello senza precedenti delle sue riserve valutarie e la pressione sul settore bancario già causata da tassi di breve termine negativi. L’economia svizzera rimane ostaggio degli sviluppi nella vicina eurozona.
Mercati emergenti : una domanda finale più solida contro un USD forte Per le economie emergenti, probabilmente il 2017 sarà la morale di due storie. La prima storia è abbastanza positiva, favorita dal consolidamento della domanda finale nelle economie sviluppate e dalla fine della correzione dei prezzi delle materie prime. In Russia riprenderà la crescita positiva del PIL, favorita dal rimbalzo dei prezzi del petrolio. Anche l’economia brasiliana registrerà un graduale recupero, grazie al ritorno della stabilità politica e a una politica fiscale più realistica che dia adito a condizioni monetarie meno restrittive. L’India continuerà a godere dei vantaggi delle pressioni del Primo Ministro Modi verso riforme strutturali, in un contesto di dinamiche demografiche favorevoli. E la Cina, per ora, si è stabilizzata. La seconda storia sui mercati emergenti è meno allegra. La forza del dollaro minaccia ancora una volta di destabilizzare l’ingente debito accumulato dai mercati emergenti dal 2009. Inoltre, aumenta le pressioni al ribasso sulla valuta cinese e ha ricadute negative su tutti gli esportatori asiatici. Infine, esercita pressioni sulle economie con un disavanzo delle partite correnti, spesso aggravando situazioni nazionali già fragili, come in Turchia o in Sudafrica. In realtà, per il mondo emergente una dinamica di crescita positiva globale è un vantaggio solo se non è accompagnata da un dollaro statunitense più forte. Pertanto, la prima parte dell’anno potrebbe rivelarsi ancora incerta per le dinamiche di crescita dei mercati emergenti, prima di un secondo semestre più positivo se, come prevediamo, la Fed non riuscirà a imprimere una stretta significativa sulla politica monetaria, dissipando le pressioni al rialzo sui tassi e sul dollaro.
Giappone : yen forte, yen debole ? Le prospettive per il Giappone sono rimaste invariate. Non essendoci più spazio di manovra sul fronte fiscale e monetario, saranno le fluttuazioni dello yen a determinare l’andamento del ciclo economico. Ed è così che tutto, alla fine, porta a un contesto di bassa crescita e indebitamento elevato. Probabilmente il 2017 segnerà soltanto un altro passo verso la giapponesizzazione dell’economia globale.

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