Dollaro ed euro, le ragioni di un doppio ribasso

A cura di Arnaud Masset, Peter Rosenstreich e Yann Quelenn di Swissquote

La maggiorparte delle monete non ha fatto che muoversi in direzione altalenante questa settimana perchè gli investitori non riescono a capire se sia meglio puntare a favore o contro il dollaro americano. A guadagnarci è certamente lo yen, che ha sfruttato la situazione allargando a 111 contro il dollaro. Per uscire da questa impasse occorrerà analizzare i dati che verranno pubblicati prima di venerdì e in particular modo le minute dell’ultima riunione della Fed, che negli ultimi mesi ha leggermente modificato la sua comunicazione ponendo minore enfasi sul tasso di disoccupazione e il ritmo di creazione di nuovi posti di lavoro e accendendo un faro sugli sviluppi della sotto-occupazione e dell’inflazione. Ecco perchè crediamo che il dato sull’occupazione non ha un grande impatto sul dollaro mentre qualora dovesse emergere dalle minute del FOMC che i membri della Fed si siano rivelati “più colombe” del previsto, il biglietto verde rischierebbe certamente di scivolare ancora nelle quotazioni.
Su altri confini, il rialzo del prezzo del barile ha contribuito a dare respiro alle monete maggiormente legate agli scambi petroliferi come il Peso messicano e il Rublo, che stanno guidando i guadagni all’interno del paniere degli Emergenti. Il Wti si sta muovendo al rialzo sulle attese di un calo delle scorte americane, oltre che sulle notizie dei danni inferti alla produzione libica e dei problemi iguardanti le estrazioni nel Mare del Nord. Pertato, rientrati gli eccessi di produzione, i prezzi dell’oro nero sono pronti a ripartire: quello dell’oil&gas è risultato il secondo miglior settore azionario dell’indice e siamo convinti che la domanda non possa che beneficiare grazie ad un combinato disposto formato da migliore scenario economico e sviluppi sul fronte del commercio e della produzione. Il limite alla produzione di 1,2 milioni di barili al giorno posto dall’OPEC è senza possibilità di ritorno, specialmente ora che si sta avvicinando la stagione estiva.
Sul fronte dell’euro, il secondo dibattito tra i candidati alla Presidenza francese non sembra aver fatto nè vinti nè vincitori. Crediamo che l’aumento della volatilità dei titoli azionari bancari francesi possa essere considerato una buona cartina di tornasole per sondare i timori degli investitori, nè riteniamo che l’euro possa beneficiare largamente di un’eventuale vittoria dei moderati (Macron o Fillon). Al contrario, riteniamo che le attuali valutazioni della moneta unica potrebbero essere messe a rischio da una vittoria di Mélenchon, il candidato di estrema Sinistra le cui chance-  in risalita dopo il dibattito di ieri sera – sono al momento sottovalutate dal mercato e che si è dichiarato pronto a negoziare l’uscita dall’Eurozona. Le picconate alla moneta unica potrebbero dunque arrivare non solo da dove ci si aspetta.

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