Focus sui Bric

A cura di Raiffeisen Capital Management
Cina. C’è di nuovo una ripresa dell’econmia cinese oppure no? Da un lato, le spese per infrastrutture del governo aiutano, come prevedibile, a stimolare in un certo modo gli investimenti. Dall’altro, sta già di nuovo leggermente rallentando la concessione dei crediti alle imprese e la crescita degli investimenti in impianti e attrezzatrure, al di là delle misure statali speciali, sono in calo. Nell’industria manifatturiera calano gli investimenti, mentre aumentano significativamente nel settore dei servizi. Questo, da un lato, è in linea con la voluta ristrutturazione dell’economia cinese. Dall’altro, significa, però, che la domanda di importazioni dalla Cina oltre ai programmi statali sulle infrastrutture rimane debole.
Per il “resto del mondo” sono, tuttavia, soprattutto le importazioni cinesi che potrebbero dare un impulso positivo alla crescita. Siccome proprio nel settore manifatturiero spesso continuano a esistere delle sovracapacità enormi, per il momento sono poco probabili nuovi investimenti provenienti in particolare dalle aziende private. Ciò significa anche che nei prossimi trimestri il potenziale di sorprese negative relative alla domanda di materie prime industriali è abbastanza elevato.
Tutto sommato, la congiuntura cinese si è stabilizzata, per ora non sta mostrando, tuttavia, nessuna tendenza al rialzo e l’impulso positivo alla crescita che potrebbe dare ai paesi industrializzati e agli altri paesi emergenti nella migliore delle ipotesi è modesto. Allo stesso tempo continuano a essere sotto pressione gli utili delle aziende cinesi; le società per azioni quotate sul mercato continentale (azioni A) hanno ceduto quasi il 20% rispetto all’anno precedente. Ciò considerato, esiste poco margine di azione per aumentare i salari – a meno che non si accettino ulteriori ribassi degli utili.
La stagnazione dei salari pregiudica, comunque, la crescita dei consumi e dei servizi nel lungo periodo. Dopo che per anni una buona parte del settore manifatturiero è cresciuta grazie alla massiccia espansione del credito, ora potrebbe accadere qualcosa di simile nel consumo privato. Effettivamente, di recente è significativamente cresciuta proprio la concessione di credito alle famiglie. Il governo di Pechino sembra aver rinviato per ora il netto rallentamento della crescita del credito inizialmente previsto – è evidentemente prioritario, per quanto possibile, non permettere nessuna forte flessione della crescita.
India. Le piogge monsoniche, vitali per l’agricoltura indiana e quindi ancora il fattore determinante più importante per l’intera economia, dovrebbero, come previsto, essere più intense del solito. Questo potrebbe dare all’India un nuovo impulso alla crescita. Attualmente l’India sta comunque già facendo una bella figura sul piano internazionale. Il governatore uscente della banca centrale Rangarajan invita, tuttavia, a non cullarsi in false sicurezze e ha definito l’India piuttosto come “l’orbo d’un occhio tra i ciechi”. In effetti, attualmente l’India sta beneficiando in prima linea dai prezzi del petrolio in calo e le difficoltà economiche di diversi concorrenti.
Entrambe sono circostanze che non dipendono dall’India e sarebbe quindi meglio non farvi affidamento nel lungo periodo. La lista dei problemi irrisolti e degli ostacoli ancora esistenti continua a essere lunga, anche due anni dopo l’insediamento del governo Modi. Quest’ultimo viene tuttora visto in una luce molto positiva dagli imprenditori stranieri e locali, ma allo stesso tempo sono relativamente scarsi i progressi delle riforme realmente realizzate e quasi due terzi degli imprenditori indiani intervistati finora non riescono a vedere praticamente nessun miglioramento. Bisogna valutare infine con cautela anche l’ambizioso piano di Modi di fare dell’India un sito di produzione d’eccellenza a livello mondiale. In questo modo, l’India entrerebbe in diretta competizione con paesi come la Cina e la Corea del Sud e questo in settori che richiedono notevoli investimenti e comportano in tempi relativamente rapidi il rischio di sovracapacità globali e che, oltre all’eccellenza tecnologica, consentono margini di profitto piuttosto scarsi.
Inoltre, in tempi caratterizzati da una crescente automatizzazione il numero dei posti di lavoro che è possibile creare in questo modo è molto più basso che in passato. Invece, l’India farebbe probabilmente meglio a puntare sul consumo e i servizi con tante aziende più piccole e molti circuiti economici decentrati per far valere meglio i propri punti di forza – tecnologia dell’informazione, demografia molto favorevole, classe media molto numerosa. Una tale struttura dell’economia dovrebbe essere anche meno esposta alla concorrenza straniera. Tuttavia, richiederebbe probabilmente inoltre che lo Stato prenda, a lungo termine, delle contromisure contro i processi di concentrazione troppo marcati.
Brasile. A maggio l’economia brasiliana ha subito una contrazione più forte di quanto previsto dagli analisti. In particolare il commercio al dettaglio è stato eccessivamente debole. Anche se c’era stato un considerevole miglioramento nelle ultime settimane degli indicatori di fiducia di imprese e consumatori. I dati indicano nel complesso che la ripresa economica potrebbe richiedere più tempo di quanto finora previsto. Tuttavia, il peggio dovrebbe essere passato e l’anno prossimo dovrebbe di nuovo essere possibile una lieve crescita. Nei prossimi mesi potrebbe scendere l’inflazione e, di conseguenza, rendere più facile alla banca centrale effettuare dei tagli dei tassi d’interesse.
Il presidente ad interim Temer cerca intanto di ridurre il disavanzo di bilancio attraverso la limitazione delle spese e aumenti mirati delle imposte. Per questo ha, però, in parte bisogno di una maggioranza sufficiente per una revisione della costituzione che non è facile ottenere. Le voci di bilancio molto importanti, come per esempio le pensioni, sono talmente delicate sul piano politico che è quasi impossibile prevedere delle riforme in tempi brevi. Nel frattempo entra nella fase finale la procedura di impeachment contro la presidente sospesa Rousseff. Non è, però, ancora sicuro se nel Senato ci sarà il numero di voti sufficienti per una defintiva destituzione. Intanto molti investitori puntano evidentemente ancora su una imminente svolta del Brasile.
Russia. Nel 2016 l’economia russa dovrebbe subire una contrazione meno significativa di quanto previsto ancora qualche mese fa. Nel secondo trimestre l’output economico è calato solo dello 0,6% e nel 2017 dovrebbe di nuovo essere possibile una lieve crescita. Per il momento il peggio dovrebbe quindi essere passato. La produzione industriale, i trasporti e l’agricoltura hanno mostrato un andamento positivo, mentre il commercio al dettaglio e l’edilizia continuano a rallentare.
Commenti provenienti dal Cremlino parlavano nel frattempo di un rublo troppo forte, dopo di che la valuta russa è prontamente scesa del 2-3%. Un rublo troppo forte potrebbe far aumentare il deficit di bilancio se il prezzo del petrolio dovesse rimanere invariato, uno troppo debole alimentare l’inflazione. Va osservato che il rublo e anche le azioni russe a luglio non hanno quasi reagito al netto calo delle quotazioni del petrolio – la qualità Brent del Mare del Nord ha perso oltre il 10%. A seconda del punto di vista, si potrebbe interpretare ciò come un segnale di forza di una valuta rafforzata o come un segnale d’allarme per una consapevolezza del rischio minore.
Resta comunque indubbiamente il fatto che ulteriori cali del prezzo del petrolio sarebbero tutt’altro che positivi per la Russia. Persino quotazioni del petrolio ferme o in leggero rialzo non sarebbero sufficienti di per sé per dare nuovamente inizio a un andamento congiunturale più solido in Russia. Se non si trovano nuove fonti di crescita, la Russia rischia uno scenario di stagnazione nei prossimi anni. Ridurre la dipendenza dalle esportazioni di materie prime è, tuttavia, un processo molto lungo e potenzialmente esplosivo a livello di politica interna, dato che in questo modo si scontrerebbero, in particolare, interessi contrastanti di forze politiche ed economiche molto influenti all’interno della Russia.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!