I mercati asiatici tornano a migliorare

Durante il 2016 in Asia abbiamo assistito a un netto miglioramento economico. In particolare, la Cina nella seconda parte dell’anno si è contraddistinta per una decisa crescita sopra le aspettative e per un consumo interno rimasto stabile oltre il 10%”, spiega Marcel Zimmermann, gestore del fondo Lemanik Asian Opportunity. “Siamo positivi riguardo all’espansione economica di tutta l’Asia, ma prevediamo un aumento dei rischi geopolitici nell’area in assenza di una politica visionaria USA“.

La reflazione globale finalmente comincia a consolidarsi; lo dimostra il trend positivo delle materie prime e del settore energetico. Il Giappone prosegue le misure di ristrutturazione in seno all’Abenomics. Nell’ambito delle società quotate, si puo’ constatare una tendenza positiva da parte del management per diventare più “shareholder” friendly. Il Roe e i dividendi continuano a migliorare. L’attività di M&A è inoltre molto attiva, un sicuro segnale di fiducia per il futuro dell’economia locale.

La Corea del Sud continua ad essere intrappolata negli scandali che coinvolgo la Presidente Park; inoltre ha subito sanzioni economiche da parte della Cina anche perché ha permesso agli USA di mantenere sul suo territorio il complesso anti-missilistico americano. A detta degli osservatori locali comunque sembra che la situazione stia lentamente migliorando e le tensioni via via appianandosi. Taiwan invece è protagonista di un netto incremento delle esportazione che ha senza ombra di dubbio supportato il settore manifatturiero. Il settore legato all’elettronica, costantemente stimolato dagli importanti sviluppi dell’IOT (Internet of Things), rimane un driver molto importante per il paese e la sua economia.

Allargando il quadro ad altre realtà asiatiche, ci aspettiamo che il trend positivo delle materie prime e del settore energetico continuerà a dare impulsi espansivi e di crescita a paesi come Indonesia, Malaysia ed Filippine.

A livello globale, i mercati asiatici aspettano con ansia di vedere se Trump implementerà le promesse e le dichiarazioni fatte durante gli elezioni. In modo particolare, l’attenzione è puntata sull’annuncio fatto a suo tempo di dichiarare la Cina un manipolatore della loro valuta, la possibilità di accettare Taiwan come nazione sovrana e la determinazione di implementare dazi sulle importazioni.

La mancanza di un piano chiaro e preciso unito a questa politica imprevedibile di Trump spinge anche gli alleati USA in Asia (Taiwan, Giappone, Corea del Sud) ad adottare degli atteggiamenti piu’ indipendenti e liberi dalla linea statunitense. Sarebbe stato proprio il Trans Pacific Partnership Agreement -che esclude la Cina- a rafforzare a livello economico e strategico l’alleanza asiatica con gli Stati Uniti. Questi paesi ora si trovano infatti in una situazione alquanto incerta, in quanto la fiducia sulla sicurezza garantita degli Stati Uniti viene messa pesantemente in discussione.

La Cina, già sotto tiro dal governo Trump, cerca un avvicinamento con gli altri strati dell’area asiatica, approfittando di questa forte incertezza creata della politica USA.

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