I mercati obbligazionari europei tra le elezioni francesi e l’evoluzione della politica della Bce

A cura di Amundi Am
Il tema principale che ha caratterizzato i mercati obbligazionari questa settimana (così come le due, tre settimane precedenti) è stato quello degli sviluppi politici in Francia in vista delle elezioni presidenziali (alleanza tra François Bayrou ed Emmanuel Macron, accordo tra il candidato ecologista e Benoit Hamon, mentre i sondaggi prevedono una bassissima affluenza alle urne). La prospettiva di una vittoria di Marine Le Pen, che potrebbe aprire uno scenario in cui la Francia esce dalla zona Euro, continua a mettere sotto pressione le obbligazioni francesi.
Il differenziale di rendimento tra Francia e Germania è ai massimi dalla fine del 2012 (74 pb lo scorso venerdì). Ricordiamoci, tuttavia, che nelle ultime settimane i premi per il rischio di credito sono saliti in quasi tutti i Paesi della zona Euro, perché il destino di quest’area dipende dalla partecipazione della Francia all’UE. Nel frattempo, il boom delle obbligazioni tedesche, ritenute più sicure, ha spinto al ribasso il rendimento dei bund decennali (0,20%), toccando i minimi da inizio
anno.

In questo contesto, è meglio mantenere un atteggiamento prudente fino alle elezioni, ricordandosi però la dichiarazione della BCE, secondo cui l’importo dei suoi acquisti mensili di attività risalirà a 80 miliardi di euro “se … le prospettive diverranno meno favorevoli o se le condizioni finanziarie saranno incompatibili con la politica di adeguamento dell’inflazione”.
Per il momento, gli spread delle obbligazioni IG e HY in euro sembrano ignorare il rischio politico delle elezioni francesi. Nonostante l’ampliamento dello spread franco-tedesco, gli spread delle obbligazioni IG e HY in euro sono rimasti stabili. L’indebitamento delle imprese domiciIiate in Francia supera i 400 miliardi di euro, pari al 23% dell’indice, un dato che rende il Paese transalpino quello con la percentuale più alta. Cosa sta succedendo?
Una possibile risposta è che il rendimento di alcune obbligazioni societarie è inferiore a quello dei titoli di Stato, ad esempio quando i loro emittenti realizzano gran parte dei ricavi all’estero.
Il QE ha contribuito in larga misura a ridurre il premio per il rischio sul debito societario. Il CSPP della BCE rimane un fattore di sostegno molto importante per i mercati del credito. Nell’ambito di questo programma sono state acquistate obbligazioni societarie per 59 miliardi di euro, pari a una media settimanale di 1,7 miliardi di euro. Se il ritmo degli acquisti rimarrà invariato, a fine anno la BCE avrà acquistato obbligazioni societarie per 130 miliardi di euro, ovvero il 17% di quelle a disposizione.
Nelle prossime settimane, le elezioni francesi saranno un avvenimento determinante anche per i mercati del credito in euro. Gli spread sulle obbligazioni denominate in euro potrebbero ampliarsi nel caso di:
un maggior rischio politico. Un aumento significativo delle probabilità di vittoria di Marine Le Pen farebbe inevitabilmente salire i premi per il rischio di credito. Ricordiamoci che durante la crisi del debito sovrano del 2011-2012 nella zona Euro, lo stress delle obbligazioni sovrane finì per contagiare le obbligazioni societarie.
un rallentamento degli acquisti da parte della BCE. Ad aprile gli acquisti diminuiranno da 80 mld di euro a 60 mld di euro. 60 mld di euro è ancora una cifra di tutto rispetto, ma gli investitori potrebbero reagire negativamente nel caso in cui si convincano di una fine prematura dei programmi della BCE. Dopo tutto, questa settimana Jens Weidmann ha dichiarato che l’idea di
un rialzo dei tassi da parte della BCE nel 2019 non è più da ritenere assurda.

Ovviamente, l’evoluzione dei mercati obbligazionari continuerà a dipendere dal rischio politico e dall’indirizzo delle politiche della BCE.

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