In che modo Brexit influenza il prezzo dell’oro?

C’è chi ha parlato di catastrofe e apocalisse finanziaria, dell’inizio della “disgregazione del Regno Unito” causata da disinformazione e propaganda; chi invece di opportunità perché sì, per esempio la borsa di Londra ha bruciato milioni di sterline, ma poi ha recuperato quasi tutte le perdite per poi ripartire su una strada nuova. Dopo che il 51,8% dei cittadini del Regno Unito aveva votato per lasciare l’Unione Europea, con la vittoria del leave al referendum dello scorso 23 giugno, si era insomma scatenata una corsa alle previsioni – più o meno azzeccate – sul nuovo scenario europeo e mondiale. A distanza di mesi, il quadro si è fatto più nitido. E di opportunità se ne vedono oggi soprattutto sul mercato dell’oro, dove da inizio anno il prezzo di questo metallo prezioso è salito del 25%.
Oggi le previsioni sul Pil sono state riviste al ribasso dalla Camera di commercio britannica: si stima che il 2016 si chiuderà a +1,8%, non a 2,2%; in calo la crescita attesa anche nel 2017. Il clima sarebbe insomma di sfiducia, alimentato dallo strascico del tumulto economico e finanziario seguito al 23 giugno. Ma è in questo contesto che ci sono aree di opportunità da non sottovalutare. Come storicamente è avvenuto in momenti di grande instabilità, che peraltro permane, così anche dopo la Brexit le quotazioni dell’oro hanno avutto ottime performance: i prezzi sono cresciuti e lo stesso si prevede faranno nei prossimi mesi. Dopo il referendum, la quotazione dell’oro aveva raggiunto il suo massimo in due anni: era salito del 4,7%, fino a quota 1322,40 dollari l’oncia. Si prevede che l’oro potrà arrivare a toccare i 1500 dollari l’oncia entro la fine del 2016, per poi salire ancora nel lungo periodo fino addirittura a 4200 dollari.
Certo non è stata solo la Brexit destabilizzare i mercati internazionali, spingendo gli investitori ad acquistare il bene rifugio per eccellenza determinandone un aumento di prezzo. Ad influenzare la quotazione dell’oro è un insieme di fattori. Le obbligazioni sono ai minimi e le banche centrali di mezzo mondo stanno affrontando pesanti crisi finanziarie; negli Stati Uniti la Fed rimanda il rialzo del tasso di interesse e il dollaro perde forza, alimentando la paura di una deflazione e l’incertezza. Nell’Eurozona il tasso di inflazione resta sotto il traguardo fissato della Banca Centrale Europea; nonostante le azioni adottate, gli obiettivi di crescita restano lontani. Sta aumentando, poi, la domanda di oro in Cina, già primo consumatore mondiale, dovuta al deprezzamento dello yuan ed al rallentamento della crescita economica. Sono tutti fattori, questi, che portano a guardare con ottimismo agli investimenti oculati nel settore dell’oro, garanzia contro il deprezzamento della moneta.
Non è semplice prevedere l’andamento del mercato. Ma la tendenza parla chiaro: mentre si avvicina la fine del 2016, ci si aspetta che il prezzo dell’oro continui a salire, dopo il picco raggiunto in seguito alla vittoria del leave in Gran Bretagna. Sarebbe, insomma, il momento giusto per investire nel metallo prezioso per eccellenza, per poter vedere aumentare nel tempo il valore del proprio pacchetto.

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