Italiani scarsi in finanza… lo dice la Consob

A cura di Money Farm
Un recente rapporto di Consob in collaborazione con Eurisko ha evidenziato come le conoscenze finanziarie e le capacità logico-matematiche degli italiani siano ancora scarse, nonostante la diffusa (e, a questo punto, ingiustificata) percezione positiva delle proprie competenze in materia di scelte economiche e di investimento.
Il rapporto, infatti, fa emergere quanto sia significativo il divario tra abilità percepite e conoscenze dimostrate: ad esempio, tra gli intervistati che si sono auto qualificati nella media o superiori alla media per la capacità di comprendere le caratteristiche di prodotti finanziari, il 30% non è stato in grado di definire correttamente il concetto di inflazione e il 44% non ha saputo calcolare il rendimento atteso di un investimento. Ancora più marcato (e, ci permettiamo di aggiungere, grave) il bias cognitivo per quel 32% di risparmiatori che, da una parte, si riconosce buone capacità nel prendere decisioni di investimento ma che, alla prova dei fatti, non conosce né il significato di diversificazione di portafoglio né la relazione rischio-rendimento.
Quel che emerge inoltre è una, abbastanza netta, correlazione tra il livello delle conoscenze finanziarie e genere, istruzione e area di residenza degli intervistati. Prendendo infatti come discriminante l’aver risposto correttamente ad almeno l’80% delle risposte, il divario è pari a 13 punti tra uomini e donne, 18 punti tra laureati e non, 18 punti tra residenti al Nord e residenti al Sud.
Alla luce di questo quindi il rapporto delinea il profilo dell’investitore italiano medio che risulta essere uomo, di età compresa tra i 45 e i 64 anni, con un livello di istruzione alto e residente nelle regioni settentrionali.

Le azioni in borsa seducono sempre più.

Lo studio Consob-Eurisko fa anche il punto sulle scelte di investimento delle famiglie italiane. Il dato più evidente è che i risparmiatori italiani si stanno nuovamente interessando al mercato azionario e cresce costantemente il numero di privati che investono i propri risparmi in borsa.
A fine 2014, infatti, il tasso di partecipazione delle famiglie italiane al mercato finanziario è stato pari al 48%. Un dato che, seppur ancora lontano dal 55% registrato nel 2007, corrisponde a un incremento di sette punti percentuali rispetto al 2013.
Il ritorno in auge dell’investimento in borsa è un trend che si sta confermando, a livello europeo, anche nel 2015. I flussi e i volumi borsistici scambiati dai privati sono in aumento e a pagarne le conseguenze sono le forme tradizionali di risparmio (conto deposito, polizza vita ecc.) che sono, di riflesso, in netto declino.

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