Le elezioni francesi potrebbero favorire le azioni dell’Eurozona

A cura di Nadège Dufossé, Head of Asset Allocation, Candriam Investors Group

La politica è tornata sotto i riflettori nelle ultime settimane, in un contesto di espansione economica sincronizzata e di miglioramento dei risultati aziendali. A meno di due settimane dal primo turno delle elezioni presidenziali del 23 aprile, i mercati stanno progressivamente valutando Emmanuel Macron come successore di François Hollande. Tuttavia, per quanto poco probabile, non bisogna dimenticare il rischio di coda chiamato Marine Le Pen.

Primo turno Dagli ultimi sondaggi emerge come assai probabile che ambedue i candidati indipendenti, Emmanuel Macron e la candidata di estrema destra Marine Le Pen, passeranno al secondo turno del 7 maggio. Nonostante Macron abbia guadagnato terreno nei sondaggi dalla fine di febbraio e sia uscito molto bene dai dibattiti presidenziali, per ora la partita resta aperta. Tanto Macron quanto Le Pen sono vicini al 25% dei sondaggi che, nel frattempo, stanno vedendo sfavorito François Fillon (18% rispetto al 20% di un mese fa) ma premiando il candidato di estrema sinistra Jean-Luc Mélenchon (16% rispetto al 10% ai primi di marzo). Un secondo round tra Marine Le Pen e Jean-Luc Mélenchon ha poche probabilità di verificarsi ma è un rischio di coda da tenere presente date le recenti dinamiche dei sondaggi.

Secondo turno I sondaggi per il secondo turno delle presidenziali sono rimaste stabili durante il mese scorso. Quasi il 60% intende votare per Macron, mentre il 40% sembra favorire Le Pen. I bookmaker restituiscono un’immagine analoga, con un 25% di possibilità per Le Pen contro più del 63% per Macron. Chi voterà per Mélenchon è probabile che poi voti per Macron al secondo turno, mentre i sostenitori di Fillon sono suddivisi quasi in parti uguali tra Macron, Le Pen e l’astensione.

Il nostro scenario centrale, positivo per le azioni EMU Nel nostro scenario centrale, che stimiamo al 90% e che riflette l’attuale posizionamento del portafoglio, Marine Le Pen non diventerà il prossimo Presidente della Francia. Questo risultato sarebbe chiaramente positivo per gli asset rischiosi, in particolare le azioni EMU.

  • Il premio per il rischio politico continuerebbe a progredire e sbloccare il potenziale al rialzo dell’asset class;
  • Il rimbalzo delle azioni EMU potrebbe comportare un relativo re-rating sulle azioni USA intorno al 10%, che potrebbe essere parzialmente integrato prima del voto;
  • Gli investitori stranieri apporterebbero probabili flussi nei titoli dell’Europa continentale, che presentano valutazioni attraenti con un positivo momentum in termini di revisione degli utili.

Valutare un’elezione di Marine Le Pen Lo scenario peggiore per i mercati dopo il primo turno del 23 aprile sarebbe un faccia a faccia il 7 maggio tra Le Pen e Mélenchon. In questo caso una vittoria di Marine Le Pen sarebbe più probabile rispetto a un faccia a faccia con un candidato più moderato.

Se Marine Le Pen fosse eletta Presidente, nominerebbe un governo ad interim del Front National. Governo che dovrebbe essere confermato alle elezioni legislative di giugno (due turni che si terranno l’11 e il 18 giugno). In questo caso, prevediamo:

  • Inizialmente un’intensa fuga di capitali, con il probabile ripristino del controllo dei capitali in Francia;
  • Il rischio che Le Pen indica un referendum “Frexit” nel secondo semestre dell’anno, rimettendo de facto in questione l’esistenza dell’Unione europea;
  • Un rischio di recessione economica in Europa come conseguenza della durata dello shock dovuto all’incertezza.

I rischi di impatto negativo sul mercato sarebbero rilevanti. Tutti i mercati – azionari, obbligazionari e monetari – registrerebbero uno shock nel periodo tra il secondo turno dell’elezione presidenziale il 7 maggio e la conferma di un governo capeggiato dal Front National il 18 giugno.

  • Le azioni EMU potrebbero potenzialmente perdere più del 20% in questo periodo di intensa incertezza. La volatilità (VIX) registrerebbe un’impennata;
  • Lo yield tedesco a lungo termine diminuirebbe ulteriormente, mentre lo spread dell’OAT francese vs la Germania si allargherebbe potenzialmente di più di 300pb. Chiaramente, la capacità e la volontà dell’ECB di intervenire sarebbero cruciali per mitigare il rischio di una crisi finanziaria;
  • L’euro perderebbe più del 10% sul dollaro USA.

Pur attribuendo una probabilità solo del 10% a questo scenario, continuiamo a monitorare da vicino qualsiasi sviluppo possa avere un impatto sul nostro scenario centrale.

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