Le opportunità del mercato italiano nel 2017 secondo Lemanik

a cura di Stefano Andreani, gestore azionario Italia Lemanik

“Dopo aver ritestato in prossimità del referendum di dicembre 2016 i minimi relativi raggiunti a giugno con Brexit, il mercato italiano si è ripreso molto rapidamente. Recuperato il ritardo accumulato dall’elezione di Trump, vi è stata un’accelerazione che ha portato a chiudere un 2016 a due facce, con una perdita complessiva a singola cifra” sostiene Stefano Andreani, gestore azionario Italia Lemanik. Gli ultimi mesi ci hanno offerto una serie di sorprese positive in tutte le principali aree geografiche. Anche l’Italia ha visto un miglioramento delle stime degli utili nelle scorse settimane. Le revisioni sono dovute alle materie prime, ai prezzi dell’energia ed all’andamento delle valute, oltre che alla crescita globale rivista al rialzo.

Il tema dominante sinora è stata la corsa al riposizionamento dei portafogli verso il trumpiano reflation trade che ha scombinato le carte dello scenario come nessuno si sarebbe immaginato. Ora l’Europa si sta rifocalizzando sul rischio politico, che caratterizzerà l’intero 2017, a causa di un flusso di informazioni sempre più insistente su questo fronte: dallo stallo delle trattative per la soluzione greca alle investiture dei leader dei vari schieramenti politici che gradualmente emergono nei principali Paesi in cui si terranno le elezioni quest’anno. A ciò si aggiunge la necessità di un ritocco di bilancio per far rientrare il deficit italiano nei giusti binari. Il rischio politico continuerà ad aleggiare in Europa e non solo nel corso di quest’anno, ma per ora non sembrano probabili scenari in grado di far deragliare la fiducia dei mercati e dell’economia in modo duraturo. Per quanto riguarda l’Italia non si sa con quale legge elettorale si voterà, chi e come si candiderà e quando si andrà alle urne: è ancora troppo presto anche per individuare degli scenari.

Nel frattempo il rischio politico ed il tapering atteso dalla Bce stanno facendo risalire lo spread provocando qualche scossone sul mercato, particolarmente sensibile dopo il forte rally recente ed in corrispondenza dell’imponente aumento di capitale di Unicredit. La disponibilità di 20 miliardi fornita dal Governo Gentiloni farà da scudo per far fronte ai timori degli investitori in questa fase delicata di mercato. Un buon esito dell’aumento di Unicredit e una maggior chiarezza sui dettagli finali del capitolo Monte dei Paschi potrebbero poi contribuire a rasserenare le recenti paure, anche alla luce della riduzione significativa dello stock di crediti deteriorati attraverso le cessioni che proprio questi due istituti hanno intenzione di perfezionare. Su questo punto anche sul fronte Eba-Esm si stanno lanciando proposte per una soluzione europea, ma per ora nella sostanza non aggiungono nulla in grado di dare ulteriore accelerazione al processo di riduzione dei rischi per i singoli istituti finanziari. La strada imboccata è quella giusta, ma nel 2017 non si smetterà di parlare di crediti deteriorati. I mercati, però, tendono sempre ad anticipare e sembrano oggi, rispetto ad un anno fa, molto più disposti a guardare al medio termine.

Quale strategia adottare in questo momento? Per ora lo scenario reflativo è ancora il più probabile, ma il fatto che sia diventato molto consensuale ne riduce, almeno nel breve, la capacità di guidare i mercati. In questa fase occorre gestire dinamicamente i portafogli alleggerendo le posizioni quando si iniziano a prezzare scenari particolarmente rosei e accumulando quando, al contrario, si eccede con il pessimismo. In un mercato con un trend meno nitido questo è l’approccio che può dare maggiori soddisfazioni, anche e soprattutto nella selezione dei singoli titoli.

A livello settoriale è probabile che la forte divergenza vista durante la brusca fase di rialzo sia destinata a ridimensionarsi, offrendo più margine per fare performance attraverso lo stock picking. Gli spunti non mancano, visto che la stagione dei risultati sta per decollare anche in Italia ed il tema dell’M&A è tornato prepotentemente di grande attualità. Il mercato italiano offre valutazioni molto interessanti sia rispetto ai principali indici dei Paesi sviluppati che rispetto ai bond. Anche il dividend yield dà un supporto valutativo rilevante. Nel brevissimo l’andamento dello spread e la pressione tecnica derivante dal drenaggio di liquidità indotto dal maxi aumento di Unicredit sono due fattori che potrebbero frenare il mercato, uniti ad una possibile e fisiologica pausa di riflessione da parte del listino americano, considerando anche i livelli storicamente molto bassi raggiunti dalla volatilità.

In assenza di novità importanti che impattino sul quadro descritto, eventuali correzioni guidate da questi temi rappresentano delle opportunità di acquisto più che di vendita, soprattutto per i molti investitori che non hanno beneficiato del forte rialzo di fine anno, in particolare sui mercati europei. Avere poi una quota d’investimento allocata su società di alta qualità con prospettive di crescita interessanti e meno legate all’andamento del ciclo permette di dare stabilità al portafoglio; in questo caso, in un contesto reflativo, è sempre più importante essere selettivi sul fronte delle valutazioni.

Concludendo citiamo un elemento nuovo che potrebbe dare ulteriore spunto al mercato italiano: l’introduzione dei Pir, piani individuali di risparmio, che mirano a concentrare gli investimenti in modo particolare su società medio-piccole grazie ad incentivi fiscali molto mirati e che si stima possano incanalare flussi di capitali molto rilevanti se paragonati alle dimensioni del flottante di questa fetta di mercato.

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