Mercati lontani dal 2008, ma occhio alle sorprese

A cura di Mark Phelps, Cio del Concentrated Global Growth Portfolio di Alliance Bernstein
I mercati corrono e lo spettro di una nuova caduta in stile 2008 fa paura, ma dagli errori si impara e sembra che, stavolta, ci siano solide barriere a sbarrare la strada verso una nuova crisi. I pareri a riguardo sono quanto mai contrastanti. Recentemente, infatti, Paul Singer e Bill Gross hanno dichiarato di temere che il livello di rischio raggiunto dai mercati sia il medesimo visto quasi un decennio fa, alla vigilia di una crisi finanziaria che ha mietuto vittime illustri. Questi i sintomi, la cui causa, secondo i due esperti, sarebbe da ricollegarsi alle politiche a tassi bassi delle Banche centrali, che con i loro acquisti hanno gonfiato i prezzi degli asset senza portare ad una reale crescita economica, mentre il rafforzamento del sistema finanziario globale stenta a battere colpi.
Noi non crediamo alla versione Singer-Gross. Vero, un divario tra prezzi e profitti esiste: le valutazioni Usa sono salite ad un ritmo più veloce rispetto agli utili societari, ma le dinamiche che stanno frenando la redditività delle aziende si stanno affievolendo. Non vediamo segnali che possano metterci sull’attenti, come un allargamento degli spread sul credito o emissioni massive di azioni. Al contrario: il credito è in salute e le aziende stanno riducendo le azioni in circolo, elementi ai quali si aggiungono dati incoraggianti di crescita sia negli Usa che in altre regioni come Europa e Giappone.
Sul fronte dell’evoluzione del sistema finanziario, invece, i dubbi rimangono. Dopo la dura lezione inflitta dalla crisi, occhi e orecchie sono bene aperti per captare ogni minimo segnale di imminente collasso. Leggere le sfumature è comunque difficile e non si è mai abbastanza pronti o attenti: l’innesco di una nuova crisi può arrivare quando meno ce lo si aspetti e il sistema finanziario potrebbe non essere preparato.
Soprattutto se si considera che, al momento, gli eventi che potessero scombussolare le carte in gioco non sono mancati, suscitando però scarse reazioni. L’indifferenza dei mercati richiede attenzione: l’indice VIX rimane basso e nemmeno eventi come la Brexit o l’elezione di Trump sono serviti ad aumentarne la volatilità, ma non possiamo escludere che dietro l’angolo ci sia qualcosa di inaspettato che possa innescare una correzione. Stiamo osservando la situazione e, in particolare, l’andamento delle aziende automobilistiche Usa e il fenomeno dello shadow banking in Cina.

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