MiFID: Misurazione Indice di Fiducia Individualmente Determinato?

A cura di Daniele Bernardi, Ad Diaman Scf
Questa settimana ho avuto l’onore di essere convocato dalla CONSOB per una ricerca sul Fintech ed in particolare sul fenomeno del Robo Advisor.
Senza entrare nel tecnicismo della ricerca che diligentemente i dirigenti della Commissione Nazionale per le Società e la Borsa stanno conducendo, che ovviamente è molto interessante e rigoroso, vorrei condividere alcuni degli spunti interessanti che mi sono permesso di evidenziare relativamente al fenomeno della seconda direttiva MiFID che entrerà in vigore dal 3 gennaio 2018,
Dopo aver assistito alla splendida presentazione di Paolo Sironi al QUANT 2017, di cui magari parlerò meglio in un altro post dedicato all’evento annuale organizzato da DIAMAN, sono arrivato ben preparato sui fenomeni di Digital Innovation in campo finanziario con una idea precisa su come evolverà il mondo della promozione finanziaria.
Premesso che da operatore del settore, noto che quasi tutti gli attori, sia istituzionali come le banche e le SGR che individuali come i consulenti finanziari, non hanno ancora affrontato seriamente e compreso gli impatti che tale normativa porterà sull’operatività di erogazione dei servizi finanziari, vorrei fare alcune considerazioni insieme a voi che ho espresso anche davanti alla CONSOB.
Partiamo dall’adeguatezza, ovvero da quel processo che un intermediario deve adottare per comprendere una serie di caratteristiche del cliente o potenziale cliente a cui vuole erogare servizi di consulenza. (ovviamente MiFID significa “Market in Financial Instrument Directive”, non il titolo sopra…)
Oggi i questionari di adeguatezza sono nella maggior parte delle volte presi come un obbligo antipatico e che fa perdere tempo al cliente e al consulente, oltre poi ad ingolfare gli uffici di Back office, di compliance e di internal audit degli intermediari.
Decine di paper dimostrano che tali processi attualmente, anche nel caso siano fatti bene, non sono efficaci per comprendere realmente esigenze e caratteristiche del cliente.
La cosiddetta autovalutazione della propensione al rischio non funziona, la nostra percezione di rischio cambia in base all’ambiente esterno e al mio umore, se i mercati finanziari crescono la mia propensione al rischio si eleva, se i mercati vanno male la mia propensione al rischio diminuisce, ma se un mio investimento è in perdita, per recuperare sono disposto facilmente a correre rischi ancora maggiori di quelli presi in precedenza, come insegna la finanza comportamentale; insomma si può parlare di volatilità della propensione al rischio del cliente quasi pari a quella dei mercati stessi.
Ma il dramma attuale, che ho portato all’evidenza della CONSOB in realtà è che la propensione al rischio va bene per i grandi patrimoni, per chi vuole preservare quanto raggiunto finora, ma non può essere applicata per chi risparmia (attenzione al termine risparmia, non investe) per raggiungere degli obbiettivi di lungo termine.
Un giovane di 30 anni che deve accumulare un capitale nei prossimi trenta anni per poter andare in pensione con un’integrazione seria all’incerta pensione che forse percepirà dall’INPS, non può investire in base alla sua propensione al rischio; deve investire con una logica di “Goal Based Investment”, come insegna appunto il buon Paolo Sironi, puntando a massimizzare il rendimento atteso di lungo termine, non minimizzando la volatilità come suggerirebbe la propensione al rischio.
E questo deve valere per il PAC (Piano di Accumulo di Capitale), per il PIP (Piani Individuali Pensionistici), per i futuri PIR (Piani Individuali di Risparmio che godranno di un’interessante annullamento della tassazione sulle rendite) ecc…
Se metto via dei soldi ogni mese per quando i figli andranno all’università, non posso comprare un fondo obbligazionario perché la mia propensione al rischio, ovvero la mia comprensione dei mercati finanziari è bassa, altrimenti fallirò miseramente l’obbiettivo e i miei figli invece di andare alla Bocconi, se non all’estero, dovranno andare nell’università più vicina a casa perché non ho avuto un serio rendimento capitalizzato nel corso degli anni.
Oggi però, sono veramente pochi gli istituzionali che permettono di fare un piano di accumulo su un fondo azionario ad un cliente che non abbia la propensione al rischio massima derivante dal questionario MiFID.
Ho personalmente assistito ad un cliente con un milione di euro di patrimonio a cui è stato negato di poter fare un piano di accumulo proprio per il figlio giovane che dopo 15 anni sarebbe andato all’università.
E davanti all’insistenza del cliente per poter fare il PAC azionario? Hanno cambiato il questionario per far risultare il cliente propenso al rischio, che per la logica di tutela della banca è un errore gravissimo e pericolosissimo (per la banca ovviamente).
La CONSOB ha compreso bene il problema e mi ha replicato che gli intermediari sono liberi di interpretare la MiFID per poter creare dei questionari intelligenti che prevedano queste modalità, ma in tutta onestà ritengo che saranno veramente pochi gli istituti che avranno il coraggio e la lungimiranza di interpretare con un’ottica flessibile la normativa, perché purtroppo i compliance officer delle banche non pensano alle ricadute negative per i clienti di suggerire un fondo sbagliato per il piano di accumulo, ma piuttosto ad evitare che qualsiasi interpretazione della normativa possa creare problemi all’istituto che rappresentano.
Quindi la mia lotta nei prossimi mesi, questa volta sarà rivolta a far comprendere, e per questo conto sui miei lettori che facciano eco sui social, l’importanza fondamentale dell’orizzonte temporale che deve vincere sulla propensione al rischio, soprattutto in ottica di obbiettivi di investimento da raggiungere (il goal based appunto) piuttosto che una fantomatica tutela dell’intermediario finanziario o del cliente che nella sostanza ne riduce le probabilità di ottenere il risultato piuttosto che massimizzarla con le scelte corrette.
Quindi se vogliamo mantenere, aumentare e consolidare la fiducia del cliente, è fondamentale studiare dei misuratori non solo delle propensioni al rischio, ma soprattutto dei processi per pianificare al meglio gli obbiettivi di investimento del cliente, prima ancora di pensare a quale strumento finanziario sia più conveniente proporgli…
Comunque è giunto il momento di muoversi e comprendere il nuovo ambiente in cui sarà necessario muoversi dal prossimo anno per poter erogare servizi di investimento non solo validi, ma anche a norma di legge…

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