Morningstar: “Gli Etf attivi hanno ancora molta strada da fare”

A cura di Morningstar

In principio, gli emittenti di Etf hanno dedicato i loro sforzi a sviluppare prodotti plain-vanilla, che replicassero gli indici più popolari e utilizzati. Dopo aver coperto quasi tutti gli stili e le asset class, e aver ridisegnato in qualche modo la nozione tradizionale di gestione passiva con il lancio di prodotti più complessi come gli “strategic beta”, gli Etf gestiti attivamente sembrano essere la tappa successiva.  Si tratta di fondi negoziati in Borsa in tempo reale che hanno l’obiettivo di battere il proprio indice di riferimento e il cui portafoglio è seguito da un gestore, che spesso si basa su modelli quantitativi per selezionare i titoli e i pesi.

Una storia tormentata
La banca di investimento Bear Stearns (acquisita subito dopo lo scoppio della crisi dei mutui subprime da JP Morgan) fu la prima a lanciare un Etf gestito attivamente nel marzo 2008 negli Stati Uniti. Alla fine del 2016, gli investitori statunitensi hanno investito più di 2.500 miliardi di dollari in Etf convenzionali, ma solo 28,9 miliardi in Etf gestiti attivamente.

Se il settore non è decollato, non è certo per un mancato sforzo da parte dell’industria: sono oltre 225 gli Etf a gestione attiva che sono stati lanciati dal 2008 a oggi negli Stati Uniti, ma quasi un quarto sono stati successivamente chiusi. Il ritmo di nuovi lanci è pure accelerato nel corso degli ultimi tre anni, periodo in cui sono stati lanciati più di 130 offerte di questo tipo, il che rappresenta oltre il 15% del numero totale di replicanti lanciati in questo periodo negli Usa.

Su questo lato dell’Atlantico, i primi Etf attivi sono stati lanciati nel 2011, a seguito della partnership tra PIMCO e Source siglata nel dicembre 2010. Ma anche qui il mercato ha conosciuto uno sviluppo piuttosto lento con alcuni fallimenti commerciali: nel 2015, Swiss & Global AM ha chiuso la sua gamma di Etf attivi (Julius Baer Smart Equity) dopo aver faticato per due anni e mezzo ad attirare flussi. Anche Deutsche Asset & Wealth Management ha ritirato dal mercato il suo unico ETF attivo, il db x-trackers SCM Multi-Asset ETF, offerto in collaborazione con la società londinese SCM Private.

L’offerta europea
Secondo i dati Morningstar, attualmente sono 14 gli Etf attivi disponibili in Europa, i quali gestiscono poco più di 6,2 miliardi di euro su un totale di 583 miliardi. Si contano cinque fondi azionari, due monetari, un bilanciato moderato e sei obbligazionari. Tra questi, ce ne sono sei quotati anche a Milano.

I due fondi che si distinguono sul piano delle masse derivano dalla partnership tra PIMCO e Source citata sopra. Sono anche gli unici due Etf attivi attualmente coperti dall’analisi di Morningstar e sono entrambi quotati su Borsa italiana.

Il PIMCO Euro Short Maturity Source UCITS ETF EUR Income investe prevalentemente in obbligazioni in euro di tipo investment grade a breve termine. La duration media di portafoglio varia in base alle previsioni macro-economiche di Pimco, ma generalmente non supera l’anno. Si pone come obiettivo un rendimento superiore a quello dell’Eonia. Il gestore di portafoglio è Andrew Bosomworth, che ha oltre 15 anni di esperienza. Le spese correnti sono dello 0,35% (contro lo 0,15% degli Etf classici della stessa categoria) e la società offre completa trasparenza sulla composizione del paniere ogni giorno. I dividendi sono distribuiti su base mensile.

Il fondo PIMCO US Dollar Short Maturity Source UCITS ETF ha come obiettivo quello di battere il tasso del mercato monetario statunitense a tre mesi. Il portafoglio è costituito da titoli investment grade a breve scadenza. Il gestore è Jerome Schneider. Anche qui, PIMCO e Source offrono la massima trasparenza sulla composizione del paniere su base giornaliera. Le spesi correnti sono pari allo 0,35%, contro lo 0,10-0,20% degli Etf puri specializzati sul mercato monetario in dollari. Gli investitori in euro devono tenere conto del rischio di cambio.

Tutto si gioca sulla trasparenza
“Gli Etf attivi presentano diversi vantaggi: sono progettati per offrire il meglio dei due mondi della gestione attiva e passiva, fornendo un accesso liquido trasparente, a basso costo ai gestori attivi”, afferma Hortense Bioy, responsabile europea della ricerca sulla gestione passiva di Morningstar.

“Tuttavia, il settore deve affrontare una serie di sfide, su tutte la trasparenza – continua Bioy – Molti gestori, in particolare quelli azionari, sono riluttanti a rivelare il contenuto del loro portafoglio ogni giorno, il che è assolutamente necessario per il funzionamento efficiente di un Etf. Hanno timore che rivelare il loro ‘ingrediente segreto’ li renderebbe vulnerabili ed esposti a possibili copie della loro strategia”.

Negli Stati Uniti, nel novembre 2014, la SEC (Securities and Exchange Commission), tuttavia, autorizzò la società di gestione Eaton Vance a lanciare un nuovo tipo di fondi azionari quotati (NextShares) gestiti attivamente e “non trasparenti”: l’esenzione all’obbligo della trasparenza quotidiana è stata ottenuta attraverso un processo di trading basato sul NAV (Net Asset Value) che permette di limitare i costi di esecuzione, ma che non consente all’investitore di conoscere il prezzo della quota del fondo. In questo caso, gli investitori pagano un premio o ricevono uno sconto al valore patrimoniale netto calcolato alla fine del giorno di negoziazione (come per i fondi tradizionali).

Come funziona? Ogni giorno, il fondo fornisce un elenco di titoli per i quali i market maker possono creare nuove azioni. Questa lista non contiene tutti i titoli del portafoglio del fondo o la loro precisa ponderazione. I gestori possono quindi escludere quei titoli che intendono negoziare per non diffondere i loro movimenti nel mercato.

Per il momento questa pratica, che a dire il vero non ha riscontrato un grande successo negli Stati Uniti, non è ancora arrivata in Europa. Tuttavia, conoscendo le difficoltà che vivono le società di gestione attiva a scapito degli Etf e sapendo che l’industria europea della gestione passiva generalmente segue l’evoluzione del mercato degli Stati Uniti, con qualche anno di ritardo, non possiamo escludere che tali prodotti possano sbarcare nel Vecchio mondo in futuro.

Un altro punto importante riguarda la domanda. “Mentre gli investitori possono apprezzare l’idea di acquistare un fondo in Borsa (come un nuovo canale di distribuzione, più diretto e più economico), non hanno necessariamente bisogno di prezzi in tempo reale e e del trading intraday, offerti dagli Etf”, commenta Hortense Bioy. “Gli investitori in fondi attivi tendono ad avere un orizzonte di medio-lungo termine. Nei Paesi Bassi e in Italia esiste già l’opportunità di acquistare un certo numero di fondi attivi sul mercato azionario, una sola volta al giorno al NAV, e anche Euronext-Paris sta lavorando a un progetto simile. Questa opzione potrebbe forse interessare maggiormente gli asset manager e gli investitori”.

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