Mutui a rischio bolla… o no?

L’attuale congiuntura economica e finanziaria sta generando un paradosso che merita una certa riflessione, almeno da parte di chi ha il potere di influire su queste cose. Sì, perché il rischio è che le decisioni prese dalle autorità, e in particolare dalle banche centrali, possano causare una nuova crisi, che non avrebbe nulla da invidiare a quella dei mutui “subprime” americani, il cui strascico ancora si fa sentire in tutto il mondo, e in Europa in particolare.

Quel che successe in America ormai oltre sette anni fa fu, in sostanza, che un gran numero di strumenti finanziari garantiti da mutui “rischiosi”, ad un certo punto si rivelò carta straccia – causando fallimenti a catena di varie istituzioni finanziarie – a causa, appunto, dell’insostenibilità dei mutui che erano alla loro base. A provocare ciò fu, da un lato, l’eccessivo entusiasmo con cui questi mutui erano inseriti negli strumenti finanziari per aumentarne i rendimenti (cosa possibile solo in presenza di rischi elevatissimi che poi si rivelarono, purtroppo, fondati); dall’altro, ancor più a monte, il fatto che esistesse un gran numero di mutui dall’elevato rischio di insolvenza. E questo perché tali mutui erano concessi sulla base di criteri molto poco stringenti in termini di garanzie richieste.

Insomma, negli Stati Uniti ci si era comportati per lungo tempo al contrario di come avviene da noi, concedendo finanziamenti e crediti a chiunque, anche a fronte di garanzie minime. Comportamento, questo, che dopo l’esplosione della bolla del 2008 è stato corretto con l’introduzione di nuovi criteri di concessione dei mutui, che prevedono tra l’altro la garanzia da parte del mutuatario di poter provvedere a una grossa percentuale del pagamento del valore dell’immobile personalmente, e in contanti.

Cosa sta accadendo in Europa ora, invece? Sull’altra sponda dell’Atlantico accade che, ormai da anni, i tassi di interesse delle banche centrali siano rasenti lo zero, così come gli altri trassi di riferimento utilizzati per il calcolo dei mutui, sia fissi che variabili. Non solo infatti il costo del denaro fissato dalla Banca Centrale Europea è allo 0,05%, ma ci sono altre banche centrali europee al di fuori dell’Unione che hanno fissato addirittura tassi negativi: la Svizzera e la Danimarca a -0,75%, la Svezia a -0,25%.

Questo significa da un lato che la tanto agognata ripresa economica è tutt’altro che in atto, perché altrimenti non ci sarebbe bisogno di tassi tanto bassi per immettere liquidità nel sistema e incentivare i consumi. Dall’altro, nello specifico, significa che in teoria si potrebbero addirittura concedere finanziamenti, e in particolare mutui, a tassi negativi. Il che certamente incentiverebbe la spesa, ma sarebbe una situazione sostenibile?

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