A cura di Pictet Am
Esportazioni in rapida crescita, consumi privati resilienti e segnali di ripresa degli investimenti privati dai minimi ciclici confermano la nostra view secondo cui l’espansione sincronizzata dell’economia globale continua ad acquistare slancio.
Nonostante l’ottimismo, abbiamo comunque qualche riserva. Primo, alla luce di dati sulla fiducia di consumatori e imprese estremamente positivi, in particolare negli USA, c’è il rischio che le attese vengano deluse. Contrariamente a quanto avviene in altri importanti mercati, le previsioni di utili delle aziende statunitensi sono riviste al ribasso (vedi grafico). Secondo, non è prudente ignorare i rischi politici, in particolare quelli legati alle elezioni presidenziali in Francia.
Manteniamo una netta sottoesposizione all’azionario USA. I titoli, infatti, restano relativamente sopravvalutati – del 30% su base aggregata e del 15% se rettificati per fattori come la ponderazione settoriale – e sembrano scontare un flusso di notizie molto positive e margini in rialzo. A parte le valutazioni (in alcuni casi ai massimi dal 2000), ci preoccupa il sentiment eccessivamente positivo di consumatori e aziende. Alla luce di tali fattori, il mercato potrebbe reagire male a eventuali delusioni.
Non bisogna ingigantire l’effetto Trump sulle azioni, che potrebbero essere state trainate più dalla crescita globale che dalle speranze di interventi a favore delle società da parte del nuovo Presidente. In generale, è bene ricordare che gli analisti stanno rivedendo al ribasso le previsioni di utili delle aziende statunitensi per l’anno in corso.
In Europa l’economia appare particolarmente solida e anche i Paesi periferici come il Portogallo rendono noti dati positivi. Le buone notizie ci inducono a mantenere la sovraesposizione all’azionario europeo. L’Europa è in ritardo rispetto al ciclo economico e del credito globale, pertanto le azioni della regione hanno un notevole potenziale di rialzo, sia in termini di margini che di utili.
Il nostro giudizio sarebbe ancor più positivo se non fosse per le ormai prossime elezioni presidenziali in Francia. Crediamo che gli investitori siano troppo fiduciosi circa l’esito delle consultazioni e sottovalutino il rischio di una vittoria di Marine Le Pen. Un buon risultato della candidata del Front National al primo turno potrebbe mettere in agitazione i mercati.
La battuta d’arresto dell’economia indiana, seguita alla demonetizzazione dello scorso novembre, ha causato un deterioramento degli indicatori anticipatori dei Paesi in via di sviluppo che tuttavia dovrebbe essere di breve durata. I nostri economisti ritengono che il differenziale positivo tra la crescita di mercati emergenti e avanzati tornerà ad ampliarsi nei prossimi anni. Tale trend dovrebbe sostenere le valute emergenti e ci induce a confermare il sovrappeso delle azioni emergenti, che quest’anno hanno guadagnato il doppio rispetto a quelle dei Paesi avanzati e dovrebbero continuare ad andare bene.
In base a rapporto prezzo/utili, prezzo/valore nominale e prezzo/fatturato, le azioni dei mercati in via di sviluppo presentano uno sconto del 20% rispetto alla media a 10 anni. Al contempo, il divario tra l’inflazione delle economie emergenti e avanzate è ai minimi storici, il che si tradurrà probabilmente in una riduzione del premio per l’inflazione richiesto dagli investitori che acquistano asset emergenti.
Al contempo, sembra che quest’anno tra le principali banche centrali l’unica a non optare per una linea meno accomodante sarà la Bank of Japan. Ci aspettiamo che l’autorità monetaria continui ad acquistare azioni locali. La politica della banca centrale, unita a previsioni di utili ottimiste per le società nipponiche e alla correlazione storicamente forte tra azioni giapponesi e rendimenti dei bond statunitensi, ci induce a mantenere una significativa sovraesposizione alle azioni quotate sulla borsa di Tokyo.
A livello settoriale, manteniamo un assetto neutrale in ambito industriale poiché i titoli sono onerosi e non dovrebbero beneficiare del pacchetto di investimenti infrastrutturali di Trump nel prossimo futuro anche alla luce del fallito tentativo di abrogazione dell’Obamacare.
Per contro, confermiamo la sovraesposizione alla finanza. I titoli sono favoriti da valutazioni convenienti e l’aumento dei rendimenti obbligazionari dovrebbe sostenere i margini. Al contempo, le maggiori garanzie dovrebbero mantenere sotto controllo i tassi di default. Le azioni tecnologiche continuano a sovraperformare, trainate dalla solidità di crescita degli utili e cicli di prodotto. Intravediamo un maggior potenziale di rialzo date valutazioni non eccessivamente elevate (PE a 12 mesi pari a 18 volte).