Perché il futuro è ibrido

A cura di Daniele Bernardi, Ad Diaman Scf
Alcune settimane fa, nel post Tutti i costi occulti della finanza ho rappresentato come i costi della distribuzione dei prodotti finanziari siano spropositati, soprattutto oggi che i rendimenti attesi sulle varie asset class sono realmente molto bassi.
Negli anni si sono susseguiti modelli di business nuovi per cercare di ridurre tale costo esagerato.
ETF INVECE CHE FONDI
Gli ETF, con la loro replica quantitativa e passiva dei mercati finanziari rappresentano un’ottima scelta per chi vuole risparmiare sui costi di gestione, difatti le commissioni di tali prodotti sono molto basse in confronto con i fondi e ancor di più nel confronto degli Hedge Funds.
Ma comprare degli ETF non basta, bisogna saper realizzare dei portafogli di investimento per le specifiche esigenze dell’investitore, altrimenti si rischia di seguire passivamente il mercato e quando questo dovesse stornare la protezione contro le perdite sarebbe nulla.
Quindi sono nati i cosiddetti Robo Advisors, ovvero delle piattaforme interamente digitalizzate che offrono soluzioni di investimento standardizzate che possono andare bene per alcune persone.

Se volessimo semplificare il concetto, il Robo Advisor offre delle taglie di vestiti specifiche, che coprono una parte della popolazione che hanno caratteristiche fisiche comuni, e quindi si suppone che se hai una corporatura che rientra nei suoi cluster (gruppi omogenei) allora tu puoi indossare il determinato capo di abbigliamento.
Sono quindi i Robo Advisors il futuro degli investimenti?
Forse si, forse no.
I robo advisors hanno diversi limiti che io ho evidenziato in una presentazione alla conferenza Global Derivates (per chi volesse guardare le slide si possono visualizzare su slideshare di Linkedin), ma che in realtà sono stati evidenziati da personaggi molto più illustri di me negli stati uniti.
LIMITE
Uno dei limiti più evidenti è che essendo basati su pagine web senza alcun contatto con esseri umani (spesso le chat sono gestite dai cosiddetti “Chatbot”, ovvero delle chat automatiche) o comunque molto limitato, i Robo Advisors soffriranno grossi riscatti quando ci sarà una crisi dei mercati finanziari, in quanto nessuno sarà a disposizione per gestire le emozioni del cliente.
PERICOLOSA ASSUNZIONE
Chi investe attraverso i robo advisor si aspetta che questi modelli di gestione scelti dalla macchina siano in grado di ridurre le perdite in caso di crisi dei mercati; questa convinzione è molto sbagliata perché quasi tutti i robo advisors utilizzano modelli quantitativi realmente obsoleti e che non sono assolutamente in grado di ridurre le perdite di portafoglio in caso di crisi dei mercati.
NESSUNA EVOLUZIONE
I modelli sono spesso basati sulla frontiera efficiente di Markowitz, di cui ho parlato ampiamente nei posts Continuiamo con la frontiera inEfficienteLa capacità previsiva EX-POST della Frontiera Efficiente e L’incapacità previsiva EX-ANTE della frontiera efficiente che a livello teorico sono molto validi, ma in pratica hanno dimostrato di non funzionare come asset allocation di portafoglio.
PREMIO NOBEL
Markowitz, l’ho detto più volte è stato un genio, premiato giustamente con il premio nobel, però la sua intuizione risale al 1954, e affidarsi a modelli realizzati nel dopo guerra, quando non c’erano ancora i computer per intenderci, solo perché si può dire che vengono usati modelli dei premi nobel è un’ottima idea di marketing, ma una pessima per i risultati a lungo termine dei propri clienti.
Analizzando le aziende di Robo Advisors che hanno più successo Vanguard spicca su tutte, con oltre 107 miliardi (i dati sono vecchi e riferiti alla presentazione che avevo tenuto lo scorso anno); però analizzando sul sito della SEC (la commissione americana corrispondente alla nostra CONSOB) si scopre che Vanguard ha la bellezza di 650 financial advisor che gestiscono la relazione con i clienti, principalmente via video chiamate sempre sul computer, però quanto meno c’è una persona in grado di gestire le emozioni di breve termine dei clienti.

La recente notizia che anche Bettlement, forse la start-up (ovvero non derivante da un brand già esistente) di Robo Advisors di maggiore successo negli stati uniti, sta assumendo financial planner mi ha confermato che il modello ibrido, uomo e macchina, o meglio uomo e digital è la formula migliore per massimizzare le probabilità di sopravvivenza a lungo termine del modello di business.
Certo, dover pagare un consulente, per gestire le proprie emozioni e non commettere errori comportamentali che danneggiano il proprio investimento, è un costo aggiuntivo rispetto ai puri Robo Advisors, che nel lungo termine può avere il suo peso in termini di risultato assoluto, ma sbagliare per colpa delle proprie emozioni ha probabilmente un impatto maggiore, visto che come dice sempre il caro amico prof. Bertelli: “le performance dei nostri portafogli non le fanno i mercati ma i nostri comportamenti”.

Quindi se dovessi fare una previsione su quale modello di business si affermerà nei prossimi anni, scegliendo tra l’obsoleto modello delle reti finanziarie che hanno costi di sovrastruttura notevoli e il modello dei Robo Advisors, scelgo senza dubbio il modello ibrido, ovvero dove la digitalizzazione dei processi, con la gestione quantitativa o meno, è di supporto ai financial advisor, alias Consulenti Finanziari per fare al meglio il proprio lavoro ad un costo comunque più ragionevole di quello offerto attualmente dagli intermediari che hanno una rete a diversi livelli unicamente per la vendita dei propri prodotti.
La tecnologia al servizio dell’uomo, non al posto dell’uomo.

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