Perché l’area euro risulta interessante. Adesso

A cura di Erik Knutzen, Chief Investment Officer – Multi-Asset Class di Neuberger Berman

Conosciamo tutti il detto «Sell in May and go away». Lo utilizzano spesso gli investitori che ritengono che, nei mesi estivi, i mercati azionari calino o, nella migliore delle ipotesi, rimangano piatti e che non offrano prospettive interessanti di crescita fino all’autunno. Noi non siamo d’accordo. In qualità di investitori di lungo termine, riteniamo sia importante mantenere gli investimenti lungo l’intero ciclo di mercato per beneficiare appieno dell’esposizione ad asset rischiosi come le azioni. Riteniamo inoltre che vi siano diverse opportunità, nel contesto attuale, che gli investitori potrebbero esplorare. Ad esempio l’Europa.

Le prospettive di lungo termine per l’Europa sono decisamente migliori rispetto a un anno fa. Dopo le elezioni olandesi e francesi, il rischio politico sta venendo meno, mentre la decisione del primo ministro britannico Theresa May di tenere elezioni anticipate dovrebbe assicurarle maggiore consenso interno in vista dell’avvio delle negoziazioni per la Brexit. Inoltre, l’ascesa di un altro candidato di centro, Martin Schulz, riduce la possibilità di un risultato antieuropeista in Germania, mentre la Grecia è riuscita, almeno per ora, a evitare il default, anche se alcuni problemi di lungo termine rimangono. In termini di rischi geopolitici, sta diminuendo anche il timore che le politiche della nuova amministrazione statunitense possano incidere negativamente sul commercio globale.

Sta tutto nei numeri Politica a parte, i recenti dati a breve termine sull’Europa sono molto incoraggianti. I principali indicatori economici, tra cui i recenti dati PMI, sono molto solidi, la fiducia delle imprese è risalita e si registra una robusta crescita dell’attività creditizia. Il contesto in cui operano le imprese è di fatto decisamente migliorato. Gli utili societari del primo trimestre sono in forte crescita e, fattore cruciale, il fatturato lordo è incrementato di quasi il 10%. Sullo sfondo di questo scenario, i recenti dati sul Pil dell’eurozona indicano che nel primo trimestre l’economia è cresciuta dello 0,5% su base trimestrale e si prevede una crescita del Pil dell’1,8% per quest’anno e il prossimo. Non sono dati straordinari, ma è comunque evidente un miglioramento.

In Europa si registra inoltre un incremento dell’inflazione e questo dovrebbe mettere Mario Draghi in condizione di avviare il tapering, cioè la normalizzazione della politica monetaria, anche se lo farà probabilmente in modo molto accorto. Per quanto riguarda i tempi, tutto ciò verrà avviato con ogni probabilità nell’ultima parte dell’anno o all’inizio del prossimo. Nel frattempo permane una politica monetaria accomodante, ed è improbabile che torni a una situazione di neutralità per almeno un anno.

Tuttavia, man mano che gli investitori rafforzano le aspettative di normalizzazione, riteniamo sia probabile che i premi per le scadenze (l’extra-rendimento richiesto dagli investitori per detenere obbligazioni a lungo termine) generino un ribasso dei prezzi dei bund e degli altri principali mercati obbligazionari europei. Ciò sarebbe positivo per i titoli del settore finanziario in particolare, e per i mercati azionari in generale.

Per concludere, i margini di profitto delle imprese europee non sono ancora tornati ai livelli precrisi. Ma questo dà loro possibilità di miglioramento, a differenza dei margini statunitensi, attualmente ai loro massimi storici. Molte imprese globali di prim’ordine con sede in Europa hanno al momento valutazioni interessanti su base relativa; queste sono nelle condizioni di beneficere di questa ripresa. Rischi importanti esistono ancora, naturalmente. Questioni come la Brexit, l’immigrazione e la precaria situazione dell’economia greca devono ancora essere affrontate. La Francia si sta avvicinando alle elezioni parlamentari che determineranno il ritmo del programma di riforme di Macron, mentre in Italia si terranno elezioni molto accese alla fine dell’anno o all’inizio del prossimo. Ma il contesto in Europa ora sembra positivo. In breve, se l’Europa prosegue su questa linea, gli investitori potrebbero avere più motivi del solito per ignorare il detto «Sell in May and go away».

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