Petrolio: ecco come posizionarsi sull’ultimo ribasso dei prezzi

a cura di Nick Leung, Research Analyst, WisdomTree

La ripresa dello shale oil (o petrolio di scisto) negli Stati Uniti sta fiaccando ancora una volta i fondamentali del mercato petrolifero. Nonostante gli sforzi dell’OPEC di pompare i prezzi dell’oro nero, la recente impennata delle scorte, che negli USA hanno raggiunto picchi record, evidenzia un eccesso di offerta a livello mondiale che non dà cenni di miglioramento. Salvo nuove dinamiche di mercato, l’outlook di breve periodo per i prezzi del petrolio sarà probabilmente ribassista e volatile. Ciò potrebbe indurre gli investitori tattici ad adottare delle posizioni tramite ETP short e leverage, mentre gli investitori strategici potrebbero considerare questi sviluppi nell’ottica di un interessante punto d’ingresso per rafforzare l’esposizione di lungo termine sul petrolio.

I fondamentali del mercato appaiono ancora vulnerabili

I dati riguardanti la produzione mensile nel corso degli ultimi tre mesi rivelano che l’OPEC ha proficuamente ridotto l’output al disotto dell’obiettivo concordato pari a 32,5 milioni di barili al giorno, trainata sproporzionatamente dai tagli operati dall’Arabia Saudita, dall’Iraq e dagli EAU. Nonostante l’iniziale successo nel rialzare i prezzi al di sopra dei 50USD al barile, l’efficacia dei tagli dell’OPEC è stata significativamente compromessa dai produttori statunitensi di shale oil,  che hanno potenziato i volumi estratti dai pozzi redditizi , aggiungendo oltre 250.000 barili al giorno all’output petrolifero complessivo degli USA.

In effetti, il numero degli impianti di trivellazione negli Stati Uniti è aumentato del 30% dal mese di novembre e, al momento, sono attive tante trivelle quante se ne contavano nel settembre 2015, poco prima che i prezzi del petrolio toccassero i minimi degli ultimi dieci anni, scendendo a 28USD al barile. Nonostante l’andamento piatto dei prezzi del petrolio, il numero degli impianti estrattivi negli USA potrebbe ancora crescere, soprattutto sulla scia dei progressi nelle tecniche di trivellazione orizzontale e del consolidamento settoriale in atto.

A fronte dell’aumento delle pressioni sul versante dell’offerta, l’OPEC sarà costretta a estendere gli accordi in essere e/o ad esigere un rispetto più stringente degli obiettivi per offrire il supporto necessario all’aumento dei prezzi del petrolio.  E’ probabile siano questi gli aspetti su cui verterà il prossimo incontro dell’OPEC previsto per il 25 maggio, mentre anche la produzione petrolifera di Iran e Nigeria, entrambi Paesi che hanno registrato un incremento dell’output negli ultimi mesi, sarà presumibilmente messa sotto esame. Inoltre, la lenta riduzione dell’offerta da parte della Russia offre il duplice vantaggio di contribuire a equilibrare le esigenze economiche e a rafforzare i prezzi del petrolio.

Tuttavia, eventuali elementi catalizzatori di un rialzo dei prezzi saranno probabilmente di breve durata, già solo per il semplice fatto che gli shock sull’offerta indotti dall’OPEC incoraggeranno l’ascesa della produzione di shale oil. A sua volta ciò spingerà l’OPEC a ridurre ulteriormente i volumi produttivi, creando così un circolo vizioso in cui l’offerta resta gonfiata e i prezzi depressi. Con la crescita globale ancora troppo fiacca per entrare in gioco, l’espansione ininterrotta dell’offerta espone i prezzi del petrolio a nuovi ribassi e ad un aumento della volatilità.

Quindi come dovrebbero posizionarsi gli investitori?

Anche se non si può in alcun caso definirlo uno strumento accurato di previsione dei prezzi futuri, il mercato dei contratti future sul petrolio offre agli investitori un’indicazione riguardo al loro possibile andamento. Attualmente, la struttura a termine dei future sul greggio WTI implica un rialzo limitato, con i prezzi dei future ancorati appena attorno ai 50USD fino a tutto il 2022 – un incremento del 5-10% contro i prezzi spot odierni. Tuttavia, mentre il rialzo implicito con queste premesse è ridotto, le opportunità per gli investitori non lo sono.

Gli investitori tattici con orizzonti d’investimento di breve periodo potrebbero sfruttare la propria esposizione sul petrolio impiegando ETP short e a leva quale strumento per posizionarsi sulla volatilità in aumento e/o migliorare l’efficienza del capitale. Questo aspetto riveste particolare rilievo considerando l’attuale posizionamento rialzista speculativo da parte degli hedge fund, che, al 20% di tutti i contratti aperti, resta al disopra degli standard storici. La chiusura di queste posizioni aggiungerà volatilità e alimenterà nuove pressioni sui prezzi dell’oro nero.

Gli investitori strategici con orizzonti d’investimento di più lungo periodo potrebbero ritenere I prezzi attuali un interessante punto d’ingresso per incrementare la propria esposizione sul petrolio, soprattutto con i prezzi ancora depressi rispetto ai livelli storici. In tali circostanze, un ETP sul petrolio senza effetto leva potrebbe rappresentare uno strumento economico ed efficace per puntare sulla possibile ripresa dei prezzi nel lungo periodo.

In conclusione, è probabile che nei prossimi mesi prevalga la volatilità di breve periodo, poiché si prevede che l’OPEC supporti delle misure atte a mantenere i prezzi del petrolio al di sopra dei 50USD al barile senza incoraggiare un’impennata del greggio che rischia di generare eccesso di offerta da parte dei produttori di shale oil.

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