Piani individuali di risparmio Pir: una crescita inarrestabile!

Siamo ormai giunti alla fine dell’anno e per i nuovi Piani individuali di risparmio il bilancio è più che positivo, un successo senza precedenti che ha quasi dell’incredibile. La vera notizia però è che il fenomeno è destinato a crescere ancora poiché dal punto di vista delle nuove quotazioni è pronosticabile una ulteriore accelerazione. E’ quanto emerso in occasione del convegno sulle Pmi organizzato da Borsa italiana, un incontro che ha permesso di analizzare gli effetti dell’ultima legge di bilancio sul mercato azionario italiano. A confermare la portata dell’avvenimento ci pensano i numeri.

Secondo Assogestioni – Associazione italiana del Risparmio Gestito – i flussi da inizio anno al 30 settembre scorso hanno superato i 7,5 miliardi di euro, dato che rende raggiungibili i 10 miliardi entro fine anno. Non deve stupire il fatto che le ultime previsioni da parte dei maggiori soggetti della finanza italiana parlino di 50-70 miliardi di euro in 5 anni. Tutto questo in virtù delle peculiarità dei piani individuali di risparmio che, a partire dal prossimo anno, vedranno aggiungersi due nuovi elementi a supporto degli stessi: gli investimenti nel settore immobiliare e l’età del titolare dei Pir.

Pir investimento: caratteristiche e obiettivi

Il settore industriale italiano, come più volte sottolineato, è composto da piccole e medie imprese che, possedendo un capitale insufficiente, non solo si finanziano per mezzo dei debiti ma mostrano una certa diffidenza nei confronti di investitori esterni alla famiglia. Tutto questo non fa altro che limitare – e non poco – la loro capacità di crescita. È proprio qui che entrano in gioco i Pir piani individuali di risparmio creati per porre fine a questo ostacolo. Come? Incoraggiando l’investimento nel capitale delle nostre imprese per promuovere una distribuzione più razionale del risparmio delle famiglie verso la reale economia del Paese, stimolando inoltre l’ingresso in borsa.

Ma nel concreto i Pir cosa sono? Si tratta di veri e propri strumenti di investimento detassati che si contraddistinguono per determinati vantaggi fiscali per i sottoscrittori che, tra l’altro, sono esenti dal pagamento dell’imposta sui redditi di investimento se si tiene conto dei seguenti parametri:

  • importo massimo investito in un anno pari a 30mila euro;
  • portafoglio diversificato e composto per il 70% da strumenti finanziari emessi da imprese con stabile organizzazione in Italia;
  • 5 anni di lock-up;
  • 30% da investire in aziende medio-piccole non incluse nell’indice Ftse Mib.

Le somme raccolte con i Pir sono state convogliate nell’AIM, Borsa Italiana dedicata alle piccole e medie imprese italiane che vogliono investire nella loro crescita. Questa, a partire da gennaio, ha fatto registrare una performance quasi doppia rispetto al listino principale. Sui Pir fondi si applicano commissioni che possono toccare quota 6%.

La cosa che conta è informarsi, leggere attentamente avvertenze e condizioni. Resta di fatto che, a differenza di tutti gli altri prodotti finanziari, i piani individuali di risparmio PIR hanno come maggior vantaggio l’esenzione dall’imposta sui redditi da capitale e possono garantire rendimenti molto interessanti. Sebbene vi siano ancora dubbi sulla loro bontà, i Pir hanno un potenziale davvero elevato e il loro successo ne testimonia il grado di affidabilità.

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