Pictet amplia l’esposizione agli emergenti

a cura della Strategy Unit di Pictet Asset Management

Quello che sale prima o poi scende. L’azionario USA ha messo a segno un eccezionale rialzo e in gennaio sia l’S&P 500 che il Dow Jones hanno raggiunto livelli record. I fondamentali del mercato sono piuttosto solidi: l’economia USA va bene e l’amministrazione Trump ha cominciato a metter in atto politiche pro-crescita. Detto ciò, i corsi azionari scontano ormai gran parte delle buone notizie. Al momento vediamo un limitato potenziale di costante sovraperformance del mercato azionario: i titoli USA non sono solo costosi, ma anche esposti a imprevedibili cambiamenti politici. Ecco perché riduciamo l’esposizione agli Stati Uniti, la più cara fra le principali piazze regionali globali, secondo i nostri modelli.

Gli indicatori tecnici, che segnalano un posizionamento eccessivamente ottimista degli investitori nell’azionario USA, rafforzano la nostra tesi. Al contrario, alcune delle opportunità migliori si trovano nei mercati emergenti, soprattutto asiatici ed europei. In base alla correlazione storica fra piazze azionarie emergenti e prezzi delle commodity, le borse dei Paesi in via di sviluppo potrebbero superare quelle delle economie avanzate del 15-20% nel medio termine.

La ripresa delle esportazioni globali dovrebbe rappresentare un ulteriore volano, così come l’allentamento monetario in vari Paesi fra cui Russia, Brasile e India. Abbiamo quindi deciso di sovrappesare i mercati azionari emergenti. Abbiamo inoltre ampliato l’allocazione a Giappone e Europa. Nonostante la ripresa economica, la maggior parte degli investitori continua a trascurare l’Europa, probabilmente a causa dell’instabilità politica che potrebbe derivare dalle numerose elezioni generali previste per quest’anno.

Ma un euro più debole e la crescente probabilità di ripresa dei prestiti bancari lasciano presagire un possibile aumento degli utili aziendali. Il Giappone vanta prospettive macroeconomiche fra le migliori nel nostro universo di investimento. Indicatori come i PMI puntano a una continua ripresa della produzione industriale, i redditi disponibili delle famiglie evidenziano un costante aumento e si avvertono gli effetti positivi della crescita negli altri Paesi asiatici. Le vendite di auto, gli ordinativi industriali e i prestiti bancari registrano una progressione e per il 2017 prevediamo un’espansione dell’economia nipponica dell’1,3%, contro l’1% stimato dal consensus.

A conferma della tesi di investimento, sottolineiamo che il listino giapponese è ancora conveniente rispetto a una serie storica ventennale: un’anomalia dato che i settori ciclici sono una componente di primo piano degli indici azionari del Paese. Il programma di acquisti azionari della BoJ dovrebbe dare ulteriore slancio al mercato. Fra i settori globali, industria e beni voluttuari, già onerosi, sono saliti ulteriormente nell’ultimo mese.

Tuttavia, alla luce dei segnali positivi sull’economia globale, il rally dei titoli ciclici probabilmente proseguirà ancora per un certo tempo, in particolare in ambito finanziario, dove abbiamo rafforzato gli investimenti nella convinzione che i rialzi dei tassi della Fed aumenteranno i margini di finanziamento delle banche. Anche il settore tecnologico è interessante per la solidità dei bilanci e i possibili vantaggi di un’ulteriore ripresa del commercio globale. Al contrario, abbiamo leggermente ridotto l’esposizione a beni voluttuari e real estate – le cui prospettive potrebbero peggiorare in caso di rialzo dei tassi – e sovrappesato le utility. In ambito difensivo, le utility sono fra le aree che dovrebbero resistere meglio al probabile aumento dell’inflazione scaricando sui clienti le maggiorazioni di prezzo.

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