PIR: previsti investimenti raddoppiati entro il 2021

Articolo realizzato in collaborazione con Cnp

Nei primi due mesi del 2017 hanno monopolizzato (o quasi) l’attenzione dei piccoli e medi investitori italiani: sono i Piani individuali di risparmio (PIR), uno strumento di investimento introdotto dal governo Renzi per incoraggiare il risparmio a medio/lungo termine e dare liquidità alle piccole e medie imprese nostrane. Dirottando per almeno 5 anni un massimo di 30 mila euro annui sulle aziende italiane (o straniere, purché operanti stabilmente in Italia), l’investimento sarà esente dalla tassazione sul rendimento.

Il rapporto di Intermonte Advisory e Gestione (divisione di Intermonte Sim) ha evidenziato che grazie agli investimenti PIR le masse dei fondi azionari in Italia potrebbero raddoppiare nel giro di 5 anni (l’orizzonte minimo temporale per usufruire dell’agevolazione fiscale del PIR, appunto): dagli attuali 10 miliardi si passerebbe a quasi 19 miliardi nel 2021.

Le previsioni del governo – considerate da alcuni addetti ai lavori particolarmente prudenti e conservative – calcolano di arrivare a 18 miliardi di nuove masse in 5 anni, ipotizzando una crescita di 60 mila nuovi sottoscrittori all’anno con un investimento medio di 15 mila euro (i PIR prevedono un investimento minimo di 500 euro e, come detto, uno massimo di 30 mila). Calcolando come media l’investimento massimo annuo conferibile, le stime del governo raddoppierebbero, portando a 40 miliardi la somma di masse investite in PIR nei prossimi 5 anni.

Una sorta di patto nazionale per concentrare in italia gli investimenti, orientare i risparmi degli italiani sulla crescita domestica e fornire alle PMI nostrane – che costituiscono l’ossatura dell’industria italiana – la liquidità per realizzare piani di sviluppo programmati sul medio lungo periodo; quello delle famiglie italiane è uno dei bacini di risparmio più importanti nel contesto europeo e forse mondiale, quindi potenzialmente capace di dare benzina a un rinnovato sviluppo del Paese.

Guardando invece i PIR dal punto di vista del risparmiatore, soprattutto in questo momento di assestamento del ‘pacchetto’ sul mercato finanziario, è importante sfruttare la consulenza di società specializzate in investimenti PIR che abbiano una spiccata capacità di analisi entro il panorama delle mid-small cap italiane, per il 50% rappresentato dal settore dei servizi e da quello della produzione industriale; un contesto di riferimento quantificato in 184 società che negli ultimi anni ha rappresentato un ottimo campo di investimento sui diversi orizzonti temporali, sia in termini relativi che assoluti.

Tra le novità dell’offerta potrebbe essere introdotta anche la sottoscrizione di PIR da parte di minori: una proposta che Assogestioni sottoporrà al legislatore per puntare a massimizzare il vantaggio dell’esenzione fiscale successoria di questo strumento; un indubbio appeal che andrebbe ad aggiungersi a quello dell’esenzione sul rendimento (la tassazione si applica infatti nel solo caso in cui l’investimento venga ritirato prima dei 5 anni) e che potrebbe contribuire a far lievitare ancor più i numeri dei PIR.
 

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