Possibile calo del dollaro

a cura della Strategy Unit di Pictet Asset Management

Il vertiginoso rialzo del dollaro, cominciato lo scorso autunno, sembra volgere al termine. Avendo scontato tutti i possibili effetti positivi della presidenza Trump, gli investitori cominciano a chiedersi che cosa accadrebbe se i piani del magnate non dessero i frutti sperati o fossero bloccati. A nostro parere il dollaro potrebbe indebolirsi ancora e abbiamo quindi rafforzato la ponderazione delle monete europee, sovrappesando euro, sterlina e franco svizzero, prima a un livello neutrale rispetto al biglietto verde. Come mostra il grafico, nei mesi scorsi l’economia dell’eurozona ha regolarmente superato le aspettative con un margine più ampio rispetto ad altri Paesi.

A nostro parere tale trend continuerà, favorendo la rivalutazione della moneta unica. Nello stesso tempo abbiamo ridotto dal sovrappeso alla neutralità la posizione nell’oro, la cui attrattiva dovrebbe ridimensionarsi di fronte alla prospettiva di un rialzo dei tassi USA. D’altro canto, il crollo subito dalle obbligazioni lo scorso autunno offre un punto d’ingresso tattico in alcune aree del mercato anche se nel complesso l’asset class è ancora onerosa. Pur riconoscendo il rafforzamento dell’economia globale e il possibile aumento dell’inflazione, riteniamo che i titoli di Stato americani a lunga scadenza in particolare possano aver reagito in modo eccessivo a tali sviluppi: da inizio ottobre il rendimento del Treasury a 30 anni è salito di 77 punti base.

Confermiamo pertanto il sovrappeso del debito USA a lunga scadenza. Innanzitutto, per Trump potrebbe essere più difficile attuare le misure pro-crescita (riforme fiscali e spesa per le infrastrutture) rispetto ai punti del programma che possono rallentare l’economia, come l’innalzamento di barriere commerciali. Abbiamo inoltre ampliato l’esposizione ai bond del Regno Unito. Dopo il referendum sulla Brexit dello scorso giugno l’economia britannica ha dimostrato una resilienza eccezionale. Lungi dal provocare una recessione, l’uscita dall’UE ha sostenuto l’economia tramite la svalutazione della sterlina. Ma questo effetto benefico potrebbe svanire quando i mercati ricominceranno a preoccuparsi di una “hard Brexit” con poche o senza concessioni commerciali. Il rischio ci ha indotto a passare dal sottopeso alla neutralità sui Gilt.

Restiamo invece sottopesati su gran parte dei mercati del debito sovrano al di fuori degli USA; fanno eccezione le emissioni in dollari dei Paesi emergenti, su cui siamo neutrali. Restano invariate anche le posizioni sui titoli corporate. Confermiamo il sovrappeso dei segmenti USA investment grade e high yield, che dovrebbero beneficiare di eventuali aumenti della spesa fiscale e di misure protezioniste. Secondo Moody’s, inoltre, a gennaio 2017 i tassi di default del debito high yield USA hanno raggiunto il picco del 5,65% e in futuro dovrebbero scendere. Continuiamo a sottopesare il credito europeo investment grade.

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