Pwc: “Entro il 2050 India, Indonesia e Vietnam star della nuova economia mondiale, Italia dal 12° al 21° posto”

Da qui al 2050 il potere economico globale continuerà nel lungo periodo ad allontanarsi dalle economie avanzate, mentre i mercati emergenti proseguiranno nell’incessante marcia alla conquista del PIL mondiale, nonostante le performance registrate di recente da alcuni di questi paesi differiscano tra di loro. È quanto emerge dall’ultima indagine degli economisti di PwC “Il Mondo nel 2050: come cambierà l’ordine economico globale entro il 2050?”, che analizza le proiezioni al 2050 della crescita potenziale del PIL delle 32 principali economie mondiali, che oggi rappresentano circa l’85% del PIL globale.

La ricerca indica che entro il 2042 l’economia mondiale potrebbe raddoppiare di dimensione, con un tasso reale medio di crescita di circa il 2,5% l’anno tra il 2016 e il 2050, un aumento supportato principalmente da paesi emergenti e in via di sviluppo. Infatti, il tasso medio di crescita nel periodo delle economie E7, ovvero Brasile, Cina, India, Indonesia, Messico, Russia e Turchia, sarà di circa il 3,5% l’anno, contro solo l’1,6% delle nazioni avanzate del G7, ossia Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti.

John Hawksworth, capoeconomista di PwC commenta: “Continueremo ad assistere allo spostamento dell’economia globale, che si allontana dalle economie avanzate consolidate a favore di quelle emergenti dell’Asia e non. Entro il 2050, gli E7 potrebbero rappresentare quasi il 50% del PIL mondiale, mentre la quota dei G7 scenderà a poco più del 20%”.

Secondo le proiezioni, entro il 2050 sei delle sette maggiori economie mondiali saranno rappresentate da paesi oggi classificati come emergenti. La Cina ha già superato gli Stati Uniti come prima economia mondiale, sulla base del PIL a parità di potere d’acquisto (PPP), ma entro il 2050 anche l’India potrebbe raggiungere gli Stati Uniti, affermandosi al 2° posto della classifica.

Con riferimento ad altri paesi, nei prossimi 34 anni, Indonesia e Messico supereranno economie mature come Giappone, Germania, Regno Unito e Francia, mentre la Turchia si avvantaggerà sull’Italia. Guardando al continente africano, la Nigeria ha il potenziale per risalire la classifica di otto posizioni, andando a occupare il 14° posto entro il 2050, anche se per farlo dovrà necessariamente diversificare l’economia dal petrolio e consolidare istituzioni e infrastrutture. Anche il potenziale di Polonia e Colombia non è da meno: le previsioni le vedono come le grandi economie che beneficeranno di una crescita più rapida nelle rispettive regioni, America Latina e UE. Osservando il tasso di crescita, Vietnam, India e Bangladesh potrebbero essere le economie caratterizzate da una crescita più rapida, con una media annua del +5%.

La buona, per quanto piccola, notizia per le economie avanzate attuali è che continueranno ad avere un reddito medio più alto: eccezion fatta forse per l’Italia, i paesi G7 al completo continueranno a guardare dall’alto gli E7 nelle classifiche del PIL pro capite al 2050. Anche se i mercati emergenti dovrebbero gradualmente chiudere il gap, per la piena convergenza dei livelli reddituali mondiali bisognerà probabilmente attendere ben oltre il 2050.

Nel 2050, la Cina avrà raggiunto un livello discreto di reddito medio, mentre l’India rimarrà nella metà inferiore del range, tenendo conto del suo punto di partenza e malgrado le previsioni di crescita relativamente alte nell’arco del tempo. Il dato illustra che, nonostante il forte aumento della popolazione possa essere un motore chiave della crescita totale del PIL, per cancellare le differenze nei livelli reddituali medi servirà molto più tempo.

Dice John Hawksworth: “Nel tempo i gap reddituali medi tra i paesi andranno assottigliandosi, anche se nel 2050 il processo sarà ben lontano dall’essersi concluso. Nel 2016 il reddito pro capite negli USA era quasi quattro volte quello della Cina e quasi nove quello dell’India; questi divari dovrebbero ridursi entro il 2050 (il livello reddituale medio degli USA sarà di circa il doppio rispetto alla Cina e di circa il triplo rispetto all’India), malgrado esista anche la possibilità che la disparità tra i paesi continui a crescere, sospinta soprattutto dal cambiamento tecnologico che favorisce i lavoratori altamente qualificati e chi dispone di capitali.”

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