Quali vincitori e vinti nel 2018?

A cura di Luke Newman, Fund Manager of UK equities, Janus Henderson Investors
Il 2017 è stato caratterizzato da molta incertezza e ha rappresentato un vero e proprio banco di prova per il nostro portafoglio tattico, chiamato ad affrontare la volatilità e a trasformarla in un flusso costante di rendimenti. L’incertezza ha riguardato gli eventi politici, come elezioni e referendum, nonché l’attività delle banche centrali e il processo di normalizzazione dei tassi d’interesse. A livello economico, abbiamo osservato alcuni indicatori positivi su scala globale, ma non si è trattato di un percorso lineare – questa ripresa è piuttosto anomala – e i mercati hanno dovuto quindi fare i conti con una certa volatilità.
Abbiamo anche assistito a tendenze strutturali, come ad esempio gli “intrusi” digitali in svariati mercati di sbocco, che hanno creato problemi agli operatori storici dei segmenti retail e distribuzione. Anche le sfide legate a intelligenza artificiale (AI), tecnologia e apprendimento digitale/automatico hanno destabilizzato molti operatori consolidati, creando ancora una volta una forte volatilità, ma anche un’opportunità per il portafoglio.
Credo che il 2018 sarà un anno “pressoché invariato” rispetto al 2017, con un’unica grande eccezione: la ripartizione della correlazione fra prezzi azionari e mercati obbligazionari fornirà un’ottima occasione a chi saprà scegliere i titoli giusti, soprattutto nella parte a breve del portafoglio. Stiamo cercando le società che hanno puntato tutto su margini e flussi di cassa che, seppure obiettivi nobili, penalizzano il reinvestimento nelle loro stesse attività. Infatti, quando la crescita del fatturato è deludente, si innesca un processo selvaggio di derating di tali quotazioni azionarie. Pertanto, nel 2018 manterremo più o meno lo stesso posizionamento, se non con un probabile orientamento verso il segmento core a breve, dove intravediamo opportunità interessanti.
Guardando alle opportunità più allettanti per la nostra asset class, mi sento di citare tre temi per la strategia in vista del 2018. Innanzitutto l’opportunità nel segmento short, a cui ho già accennato, dove si trovano società che non hanno investito nei propri beni e servizi, ma hanno dato priorità a margini e flussi di cassa, a discapito dei loro business model. Ad esempio, alcune interessanti opportunità nel segmento a breve risiedono in ambiti come i beni di consumo di base statunitensi.
In se​condo luogo, è vero che nel segmento long ci sono poche notizie allettanti, ma non dobbiamo comunque ignorare i “vincitori”. Se troveremo delle società e dei franchise con un fatturato in crescita − superiore alle aspettative, ai loro mercati di sbocco e alle rispettive economie − ne sosterremo le attività con ampie posizioni nel portafoglio core.
Quanto all’ultimo tema, ci concentreremo sull’offerta in settori e segmenti che ci sembrano particolarmente redditizi. L’idea è di trovare società non ostacolate dai nuovi attori digitali, che offrono opportunità allettanti per assumere posizioni short. Analogamente, ci focalizzeremo su settori come cemento, aggregati o portafogli rendite, dove la disciplina di pricing sta migliorando grazie all’uscita degli operatori consolidati. Una rosa più concentrata di attori e un sistema più rigoroso di definizione dei prezzi – o almeno ci auguriamo sarà così – si tradurranno in performance migliori e quindi in rendimenti migliori per gli azionisti in prospettiva futura.

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