Reddito fisso e valute: la titubanza della Fed fa propendere per i Treasury

A cura di Pictet Am
La Fed si trova di fronte a un dilemma. Per la banca centrale sarà difficile ignorare il significativo calo dell’inflazione Usa, considerato che ha in programma un nuovo inasprimento monetario. La flessione degli indicatori anticipatori Usa e la debolezza dei dati economici probabilmente porteranno l’istituto a una maggiore cautela. Non molto tempo fa i mercati obbligazionari si aspettavano un nuovo rialzo dei tassi in dicembre. Ora il rischio è quello di un atteggiamento più accomodante, come confermato di recente dalle dichiarazioni del presidente della Fed Janet Yellen e dal calo dei finanziamenti a imprese e consumatori.
Questo spiega in parte la nostra decisione di rivedere al rialzo il giudizio sui Treasury Usa, passando dalla neutralità al sovrappeso. Manteniamo invece il sottopeso delle obbligazioni di Eurozona, Giappone, Svizzera e Regno Unito, poiché in base ai nostri modelli valutativi appaiono onerose.
I bond dell’Eurozona potrebbero risentire dell’eventuale svolta intransigente della BCE, che intende ridimensionare gli acquisti di obbligazioni a fronte della generale ripresa dell’economia nella regione. Particolarmente vulnerabili i Bund, che offrono un rendimento di appena lo 0,5%.
Confermiamo il sovrappeso delle obbligazioni dei mercati emergenti in valuta locale. L’attività economica dei mercati in via di sviluppo resta solida e l’inflazione registra una decelerazione, consentendo un allentamento della politica monetaria. In Brasile, la banca centrale ha tagliato il tasso di riferimento di un punto percentuale, al 9,25%, dopo il calo dell’inflazione, passata dal 9% di un anno fa al 3%. Il debito in valuta locale dovrebbe inoltre essere favorito da un ulteriore calo dei rendimenti dei Treasury Usa e del dollaro.
I bond dei mercati emergenti ci sembrano ancora convenienti rispetto ad altri titoli high yield. I tassi dei titoli high yield europei, per esempio, sono ai minimi storici (appena il 3,3%).
Per quanto riguarda le valute, siamo tuttora sottoesposti al dollaro. Il biglietto verde ha perso il 10% rispetto ai massimi e a nostro parere scenderà ancora. Le divise emergenti possono beneficiare della debolezza del dollaro, poiché nel complesso, secondo i nostri modelli, scambiano a oltre due deviazioni standard o al 24% al di sotto del fair value.
Tuttavia il dollaro potrebbe essere più resiliente rispetto all’euro. Sembra che la BCE sia preoccupata per l’apprezzamento della moneta unica, su cui per ora manteniamo il sovrappeso; siamo invece passati dal sovrappeso alla neutralità sul franco svizzero (valuta assimilabile all’euro).
Infine confermiamo una sovraponderazione tattica e strategica sull’oro, che beneficia di un contesto tecnico positivo e appare particolarmente interessante rispetto all’euro.

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