Respinto il referendum sull’art.18, le urne si allontanano

La Corte Costituzionale ha respinto la richiesta da parte della CGIL di un referendum sulla reintroduzione di alcune tutele previste dal discusso articolo 18 abrogate dal Jobs Act, in particolare quelle relative al reintegro sul posto di lavoro dei dipendenti licenziati senza giusta causa.

Secondo l’analista Fabio Fois di Barclays, tale decisione è importante per due motivi:

  1. Dal punto di vista economico, sostiene l’analista Fabio Fois, si elimina il rischio che una riforma che ha avuto effetti nel creare nuovi posti di lavoro aumentando la flessibilità possa vedere annullati i propri effetti;
  2. Dal punto di vista politico, si elimina il rischio di elezioni anticipate, che sarebbero state nell’interesse dell’attuale governo per posporre di un anno il referendum (come da articolo 34 della legge 352/1970), qualora questo fosse stato approvato.

Che succederà ora?

Nel breve termine, le date da tenere d’occhio sono ora due: il 13 gennaio, quando l’agenzia di rating DBRS comunicherà se il rating dell’Italia verrà tagliato o meno, con conseguenze sull’acquisto titoli da parte della BCE; e il 24 gennaio, quando si saprà la decisione della Corte Costituzionale sulla legge elettorale, anche se quest’ultima variabile, secondo Fois, non inciderà sulla data del prossimo voto.

Nel lungo termine, il focus va puntato sulle decisioni relative ai risarcimenti eventualmente decisi per gli obbligazionisti di MPS, tramite intervento di Stato: se ci volesse del tempo per questa operazione, la probabilità di andare subito alle urne diminuirebbe drammaticamente.

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