Sondaggio Blackrock: Italia leader in Europa nell’uso della consulenza finanziaria

Per il quinto anno consecutivo BlackRock presenta i risultati del “Global Investor Pulse”, il sondaggio internazionale che analizza ed esprime il sentiment di oltre 28.000 investitori nel mondo – di età compresa tra i 25 e i 74 anni – rispetto al contesto di mercato attuale, alla loro propensione al risparmio, all’investimento in un’ottica di medio-lungo termine e alla pianificazione pensionistica.

Dai risultati della ricerca, declinata sul mercato italiano su un panel di circa 2.000 intervistati, si evince una crescita dell’ottimismo (45% vs 42% dell’anno precedente) riguardo al futuro finanziario, con particolare riferimento agli intervistati di età compresa tra i 35 e i 54 anni. Tuttavia, quando si parla di decisioni inerenti ai propri risparmi, emerge una minor fiducia di fondo legata all’instabilità sociopolitica globale, tanto che la confidenza degli investitori scende al minimo degli ultimi 4 anni (31% vs il 49% del 2014). Permangono, inoltre, alcuni timori significativi, tra cui l’aumento delle tasse (47%), l’elevato costo della vita (46%) e il tema della pianificazione della pensione (39%).

Per quanto concerne quest’ultimo punto, si registra che il 75% degli intervistati ha una maggiore consapevolezza dell’impatto che l’allungamento della vita determinerà sugli investimenti legati alla pensione. Da ciò scaturisce una crescita della priorità attribuita dagli italiani ai risparmi destinati al periodo pensionistico, che passa dal 32% del 2016 all’attuale 36%. Va, inoltre, sottolineata la positiva valutazione da parte degli italiani dell’effetto dei tassi bassi rispetto agli intervistati di altri paesi europei: il 40% dei nostri connazionali è estremamente soddisfatto contro il 22% dei tedeschi, il 31% dei francesi e il 23% degli intervistati del Regno Unito. Pertanto appare evidente come questo scenario abbia sensibilmente modificato il modo di investire degli italiani, rendendo più articolata l’allocazione dei risparmi.

La consulenza finanziaria

Sebbene l’utilizzo della consulenza finanziaria in Italia rimanga il più alto d’Europa con una quota del 29% (nel Regno Unito si registra il 15%), la soddisfazione per tale servizio può migliorare, evidenziando la necessità da parte dei consulenti di una maggiore comprensione dei bisogni dei clienti. 2 Tra le tre diverse tipologie di consulenti, gli italiani si rivolgono al consulente bancario (59%), al consulente finanziario appartenente ad una rete (24%) e al private banker (11%) e nei confronti della seconda e terza categoria dimostrano un più elevato livello soddisfazione. I due quinti degli intervistati sarebbero, comunque, disponibili a pagare una commissione annuale pari all’1%, in cambio di una consulenza finanziaria che riconoscono essere di valore. Il canale bancario rimane la principale fonte d’informazione con il 38%, seguita dai consulenti finanziari con il 31%. I Millennials risultano essere la categoria più incline all’utilizzo di strumenti digitali (55%).

La tecnologia

Il 43% degli italiani si affida a fonti online per affrontare decisioni d’investimento a lungo termine, il 29% li ritiene affidabili mentre il 14% preferisce rivolgersi ad amici o alla famiglia. Il canale online è, inoltre, apprezzato dal 42% degli italiani per attività legate al controllo degli investimenti per ragioni di maggiore trasparenza e sicurezza. Per quanto concerne i roboadvisor, un italiano su due dichiara di conoscerli. Gli uomini, la fascia dai 25-34 anni e i SUPER, ovvero la categoria di investitori particolarmente informati, risultano essere quelli con il grado più alto di conoscenza. Si tratta di un dato in linea con le evidenze a livello globale. Il 57% di chi li conosce pensa che ne potrebbe fare uso in futuro, sebbene solo il 10% dichiara di esserne certo. Infine, tra i potenziali utilizzatori, il 32% rivela il “brand” come fattore determinante nella scelta e il 44% dichiara di poterne fare uso solo dopo essersi confrontato con un consulente.

Gli investimenti

Quando si tratta di risparmi, la ricerca evidenzia l’incertezza nell’investimento della liquidità, quale fattore dominante. Un quarto degli intervistati, infatti, dichiara di non avere pensato ad una precisa destinazione per la liquidità in portafoglio ed il 76% non considera la possibilità di impiegarli. La liquidità viene utilizzata soprattutto per far fronte alle necessità quotidiane e, nello specifico, il 54% per far fronte alle spese mensili e alle spese future e di emergenza e il 24% per nessuno scopo. Mentre solo il 10% viene riservato ad opportunità d’investimento e il 13% per piani di investimento a lungo termine. Inoltre, a frenare chi non vuole investire sono soprattutto le convinzioni di non avere un patrimonio sufficiente (36%), l’esigenza di avere una sicurezza in contanti (25%) e il timore di perdere il capitale iniziale (24%). Dal sondaggio emerge una scarsa educazione finanziaria degli italiani: in tema di investimenti hanno idee piuttosto confuse, sintomo di poche conoscenze di base in relazione sia alla costruzione del portafoglio d’investimento, sia all’orizzonte temporale di riferimento. Di conseguenza, gli intervistati si sentirebbero motivati ad investire la liquidità solo a fronte di un rendimento medio annuo dell’11% e sarebbero disponibili a rimanere investiti poco meno di 5 anni (32% del campione) indipendentemente dalla fascia di età. Da rilevare che un 30% dichiara un orizzonte temporale limitato a 2 anni. Un altro aspetto chiave che emerge, strettamente connesso anch’esso all’educazione finanziaria, è la mancata comprensione dei benefici dei fondi d’investimento (34%) in primis per la possibilità di abbassare notevolmente il rischio, dato che solo il 19% lo evidenzia come un beneficio. Infine, guardando ai nuovi strumenti di investimento come gli ETF, il 45% degli italiani dichiara di conoscerli, anche se solo il 5% li detiene. Va però sottolineato che tra coloro che li conoscono, 7 su 3 10 si sono detti pronti a considerarne l’acquisto futuro. Con il 40%, i SUPER sono coloro che hanno maggiore familiarità con tali strumenti.

L’approccio e le aspettative per la pensione

La questione pensionistica è ben presente nella mente degli italiani: il 54% (in particolare giovani e donne) è consapevole di potenziali necessità di risorse finanziarie una volta fuori dal mondo del lavoro. Ciò nonostante, solo il 56% degli italiani ritiene di essere direttamente responsabile del proprio futuro previdenziale, percentuale che ci pone al livello più basso della classifica mondiale che vede gli statunitensi all’83%, i giapponesi al 79%, i cinesi al 60% e una media europea attestata al 76%. Non sorprende, dunque, che solo il 10% degli italiani sia convinto di essere sulla buona strada nella pianificazione della propria previdenza pensionistica (Il 37% è consapevole di non fare abbastanza, il 23% non ne ha idea).

Millenials, Donne e SUPER

La ricerca identifica inoltre altre interessanti fasce di investitori: Millennials, Donne e SUPER Investitori. Per quanto riguarda i Millennials, ovvero i nati tra gli anni ’80 e i primi anni 2000, si registra in prima battuta un atteggiamento positivo e di fiducia rispetto al futuro finanziario superiore alla media (54% vs 45%). Questa categoria si dimostra maggiormente consapevole della necessità di adottare soluzioni di previdenza integrativa per sostenere il proprio reddito pensionistico, con un 62% degli intervistati convinto di dover essere direttamente responsabile del proprio futuro. In aggiunta a ciò i Millennials sono i più aperti all’utilizzo della tecnologia – sia per informarsi che per investire – e, seppur poco propensi ad affidarsi a consulenti finanziari, sono tuttavia disposti per il 60% a pagare commissioni annue più alte per ottenere un servizio di qualità. Quanto alle Donne, esse risultano tendenzialmente meno informate sui temi finanziari e più caute nell’approcciarsi agli investimenti online (37% vs 50% uomini). Al contempo rivelano una bassa conoscenza dei fondi d’investimento (41% vs 34% totale). Per quanto riguarda l’integrazione pensionistica, solo il 40% della categoria (vs il 53% degli uomini) ha iniziato a costruirsi un reddito per i propri anni della vecchiaia. In linea generale le donne sono più soddisfatte dei servizi di consulenza finanziaria (41% vs 38% uomini), meno propense a pagare una fee annuale, seppure paghino una fee più alta rispetto agli uomini quando si avvalgono del servizio. Per concludere, i SUPER Investitori rappresentano a livello europeo una categoria di investitori particolarmente educati e informati sui propri investimenti, che si dimostrano positivi rispetto al futuro finanziario, per l’83% detengono sia risparmi che investimenti, per il 97% hanno iniziato a risparmiare in ottica pensionistica, detengono solo un 20% in liquidità e oltre la metà è disposta ad assumere rischi più elevati per conseguire maggiori profitti.

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