Stati Uniti contro Cina: una guerra commerciale improbabile

Di Ross Teverson, manager del fondo Jupiter Global Emerging Markets SICAV

Nonostante i recenti titoli di giornale, sembra che Trump abbai ma non morda e che la probabilità di una vera e propria guerra commerciale con la Cina sia bassa. Malgrado la retorica protezionistica, secondo Teverson prevarrà alla fine un accordo ragionevole sul commercio tra le due nazioni.

I dazi doganali proposti dall’amministrazione Trump su un totale di 60 miliardi di dollari di merci importate cinesi e il successivo annuncio da parte della Cina di ritorsioni sulle importazioni dagli Stati Uniti hanno innervosito molti investitori. Tuttavia, dal nostro punto di vista, anche se una vera e propria guerra commerciale sarebbe decisamente negativa per i mercati azionari di entrambe le sponde del Pacifico, riteniamo che tale scenario sia improbabile.

Abbiamo più volte constatato che Trump abbaia ma non morde. In diverse occasioni, l’amministrazione Trump ha scelto di avviare trattative partendo da una posizione apparentemente estrema, forse per dotarsi del maggior potere negoziale possibile, prima di accordarsi infine su un compromesso. Poco più di un anno fa, gli investitori stavano prendendo Trump in parola e ritenevano molto probabile che gli Stati Uniti avrebbero abbandonato il NAFTA (North American Free Trade Agreement). Oggi molti concordano sul fatto che l’esito verosimile dei negoziati commerciali tra Stati Uniti, Messico e Canada consisterà semplicemente in una serie di aggiornamenti secondari dell’accordo commerciale risalente a ventiquattro anni fa.

Più che nemici a livello economico, sembra che le relazioni commerciali tra Stati Uniti e Cina siano in condizioni migliori di quanto suggeriscano i toni e le recenti dichiarazioni politiche, non solo in relazione a quanto visto a proposito del NAFTA, ma anche perché i leader e i funzionari cinesi hanno cominciato ad offrire potenziali concessioni agli Stati Uniti e ad altre importanti economie ben prima degli annunci che recentemente hanno conquistato le prime pagine dei giornali. All’inizio di quest’anno, il vice premier cinese Liu He ha suggerito a Davos che l’economia cinese sarà più aperta ai beni e servizi provenienti dall’estero e che le regole cambieranno in modo da rafforzare la protezione della proprietà intellettuale delle società straniere.  Quest’ultimo punto è stato anche ribadito dal premier Li Keqiang e sono questi gli sviluppi che consentono a entrambe le parti, nell’apparente controversia commerciale tra Stati Uniti e Cina, di “salvare la faccia” evitando gli effetti reciprocamente dannosi di un’escalation della guerra dei dazi.

Da ultimo, come spesso accade con Trump, i più recenti titoli di giornale sulla guerra commerciale USA/Cina sovrastimano lo scenario peggiore e, dal nostro punto di vista di investitori azionari, si dovrebbe evitare di prendere decisioni avventate sulla base del flusso di notizie negative riguardanti le relazioni commerciali globali.

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