A caccia di rendimenti nei mercati emergenti

“I rendimenti obbligazionari sono collegati alle aspettative di un allentamento della politica monetaria e all’incessante caccia al rendimento. Pertanto, gli yield stanno scendendo progressivamente al di sotto dei tassi di interesse ufficiali. Queste dinamiche potranno cambiare solo quando muteranno gli equilibri tra politica monetaria e fiscale”. L’avvertimento arriva da Chris Iggo, Cio Obbligazionario di Axa IM, che di seguito spiega nel dettaglio la propria view.

Si sta diffondendo l’idea che la spesa fiscale alleggerirà il carico che ora grava sulle spalle della politica monetaria. Gli stimoli alla domanda potrebbero contribuire a migliorare le prospettive di crescita e a far salire i tassi di interesse reali a lungo termine. Sarà però un processo lento, considerate le difficoltà politiche collegate all’introduzione di una politica fiscale più aggressiva. Nel frattempo, conviene andare a caccia di rendimento nei mercati emergenti.

Contro la saturazione del risparmio

Sui mercati e tra gli economisti si parla molto della necessità di nuovi stimoli fiscali. Gli Stati Uniti sono intervenuti nel 2018. L’OCSE prevede un deficit di bilancio negli USA tra il 6,5% e il 7,0% del PIL. In buona parte dell’Europa ci si aspetta invece un avanzo di bilancio positivo. Gli Stati Uniti offrono yield reali positivi, l’Eurozona negativi. Non solo la crescita e la produttività sono deboli in Europa, ma risparmiatori e futuri pensionati non possono dirsi soddisfatti dei livelli di rendimento attuali. Bisogna attingere ai risparmi per alimentare la produttività e il rendimento economico reale. Altrimenti gli yield resteranno molto bassi poiché la domanda è troppo alta rispetto all’offerta disponibile.

Oggi non si sente parlare di una bolla obbligazionaria perché gli yield bassi o negativi sono ormai diventati la norma, tuttavia il mercato ha assistito a una brusca flessione degli yield dall’inizio dell’anno, più ampia rispetto a quanto sia giustificabile dalle possibili variazioni della politica monetaria. A meno che i governi non mettano un freno all’eccesso strutturale del risparmio a lungo termine, gli yield resteranno bassi e il debito globale presenterà sempre uno yield negativo. La domanda di yield è eccessiva, mentre l’offerta è insufficiente. In che altro modo possiamo spiegare uno yield del 2% per il debito decennale greco, dell’1,6% per il debito italiano e dello 0,2% per i Bund trentennali.

Si distinguono i mercati emergenti

In tale scenario, le obbligazioni dei mercati emergenti appaiono estremamente interessanti. Lo yield dell’indice JP Morgan Emerging Market Global Diversified Bond in questo momento è del 5,44%. Nell’ultimo mese è sceso, in linea con la situazione globale, di circa 50 p.b. pur offrendo ancora un rendimento più alto della maggior parte degli altri indici obbligazionari. La componente high yield dell’indice in questo momento rende il 7,4%, oltre 140 p.b. in più rispetto all’indice high yield corporate USA. Naturalmente, le tensioni commerciali globali offuscano le prospettive dei mercati emergenti, tuttavia ci sono molti Paesi che potrebbero beneficiare delle politiche positive adottate nei Paesi sviluppati. Nel mercato obbligazionario, le emissioni nei mercati emergenti sono ancora discrete mentre i fondamentali sono nel complesso abbastanza positivi.

La diversificazione offerta dai mercati obbligazionari emergenti indica che il settore continuerà a beneficiare della caccia al rendimento, e persino le strategie short duration dovrebbero continuare a generare un buon rendimento. Secondo noi, gli yield sui titoli del Tesoro americano resteranno bassi, il prezzo del petrolio sembra aver toccato il fondo per il momento a causa dei rischi geopolitici e il dollaro faticherà a risalire rispetto ai livelli attuali. Tutti questi fattori dovrebbero favorire un buon rendimento sul debito dei mercati emergenti.

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