A settembre Wall Street farà i conti con l’agenda del Congresso

a cura di Joseph V. Amato, President and Chief Investment Officer – Equities, Neuberger Bergman

L’eclissi solare della settimana scorsa è stata un breve diversivo per chi, tra noi, non era in vacanza. Per un paio d’ore, le vie vicine al nostro quartier generale di New York si sono riempite di una folla inebriata dallo spettacolo celeste. Quando si verifica un’eclissi, è sconsigliabile osservarla direttamente. E così, nei giorni che precedono il fenomeno, i media invitano la gente a proteggere la vista con quei buffi occhialini di cartone.
Se vogliamo applicare in altro ambito il principio “è sconsigliabile un’osservazione diretta”, una buona possibilità ce la offre Washington. Gli eventi sempre più farseschi che si stanno succedendo nella capitale federale stanno diventando una delle distrazioni principali per i mercati finanziari. La prospettiva di un blocco delle attività amministrative, l’elaborazione disfunzionale delle politiche di governo e la presenza di contrasti, non solo tra democratici e repubblicani ma anche tra i repubblicani stessi, stanno confondendo numerosi osservatori di mercato.
Di norma, questo periodo dell’anno è caratterizzato da un certo torpore, da volumi di scambio ridotti e da scarsità di notizie poiché la maggior parte dei professionisti del mercato va in vacanza. Ma non appena arriverà settembre, Wall Street tornerà a girare a pieno regime e, nel bene o nel male, si renderà perfettamente conto dei progressi (o dell’assenza degli stessi) compiuti dal Congresso verso la realizzazione di importanti traguardi.
Un’agenda fittissima
Il mese prossimo ci sarà moltissimo lavoro da fare nei 12 giorni di sessione della Camera e del Senato.
Aumento del tetto del debito.

Il Congresso deve aumentare il tetto del debito entro il 29 settembre, data in cui secondo il Dipartimento del Tesoro il governo esaurirà la liquidità necessaria per far fronte ai propri obblighi di pagamento (anche se probabilmente ci sono i margini per andare oltre fine settembre). Il capo della maggioranza al Senato, Mitch McConnell ha dichiarato che “le probabilità di default sono pari a zero”, ma alcuni conservatori vogliono associare alla manovra condizioni per la realizzazione di riforme che potrebbero incontrare l’opposizione di chi vuole una proposta di legge “pulita”, cioè libera da emendamenti di parte.
Finanziamento del governo.

Entro il 30 settembre, il Congresso deve approvare una legge di finanziamento del governo per preservarne l’operatività di qui al prossimo anno fiscale. Normalmente ciò viene realizzato attraverso una legge ad hoc denominata “Continuing Resolution” (CR), con la quale il finanziamento prosegue ai livelli in essere al momento, fino a quando non viene finalizzata una legge di bilancio completa. In un quadro più normale, una CR verrebbe implementata in pochissimo tempo, ma di recente il presidente ha minacciato un blocco delle attività amministrative per imporre il finanziamento di un muro al confine.
Proroga di altri programmi fondamentali.

Il programma di assistenza sanitaria per l’infanzia, che interessa 9 milioni di bambini, deve essere rifinanziato, come pure il programma nazionale per la difesa dalle inondazioni. Una nuova autorizzazione è previsa anche per la FAA (Federal Aviation Administration, l’aviazione civile).
A seguire: obiettivi di più ampio respiro
Una volta risolte le questioni del finanziamento e del tetto del debito, il Congresso si potrà dedicare a obiettivi di più ampio respiro, cioè il varo di una legge fiscale e di bilancio completa.
Le mosse in materia fiscale rivestono un fortissimo interesse per i mercati. Lo scorso novembre, il mercato si è mosso al rialzo soprattutto per via dell’ottimismo generato dalla prospettiva di un cambio nelle politiche di governo in senso favorevole alla crescita, tra cui la semplificazione delle normative e, soprattutto, modifiche strutturali al codice tributario statunitense. I decreti presidenziali hanno contribuito ad avviare le modifiche legislative, ma la battaglia sull’assistenza sanitaria e le lotte politiche intestine hanno smorzato notevolmente le aspettative di una riforma fiscale.
Fortunatamente è arrivata la crescita degli utili a sostenere le quotazioni azionarie, come evidenziato dai guadagni a doppia cifra registrati dall’S&P 500 nel primo semestre. È probabile che d’ora in poi il miglioramento del quadro della crescita globale e la debolezza del dollaro (che da inizio anno ha perso più del 10%) favoriranno gli utili delle società statunitensi. Nondimeno, le valutazioni dei titoli USA appaiono leggermente eccessive rispetto a quelle delle controparti europee ed emergenti, mentre la possibilità di una riduzione globale dell’allentamento quantitativo potrebbe produrre rallentamenti generalizzati.
Se teniamo conto di questo, un pacchetto di misure fiscali, foss’anche costituito da una modesta riduzione delle aliquote per aziende e privati e dalla possibilità di rimpatriare gli utili generati all’estero, potrebbe fornire un’utile impulso al mercato rialzista statunitense, ormai a fine ciclo. Sempre ammesso che i politici sappiano tenere a freno la bile e collaborino (non sia mai!) a concludere qualcosa.
È sconsigliabile, però, un’osservazione diretta di quel che accade.

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