A-share, scendono in campo gli investitori istituzionali

“L’interesse degli investitori nel mercato delle A-share è in crescita. Inoltre l’inclusione all’interno dell’indice MSCI Emerging Markets farà incrementare la domanda e, dunque, si renderà disponibile più capitale perché, oltre agli investitori nazionali, saranno interessati anche gli investitori esteri e in particolare quelli istituzionali”. Lo sottolinea Jie Lu, Head of Research China di Robeco.

“Le società che si quotano in borsa – prosegue l’esperto – competono tra loro per il capitale e quelle in grado di convincere gli investitori, e qui entra in gioco la corporate governance, hanno maggiori probabilità di trovarsi in una posizione competitiva per attirare capitali. Questo passaggio è importante per gli investitori, in quanto si tratta di un elemento che crea valore per gli azionisti di minoranza”.

Secondo Lu, le riforme e i temi delle stesse caratterizzati da un orizzonte maggiormente orientato sul lungo periodo saranno fattori trainanti importanti per il mercato cinese. Vi sono molti esempi di politiche che hanno un impatto sull’andamento del mercato, come la riduzione dell’Iva, che va a sostegno del settore privato. D’altra parte, la guerra commerciale sta pregiudicando il sentiment locale. In Cina, sicuramente c’è ora consapevolezza delle tensioni commerciali in corso. E rispetto a cinque o dieci anni fa la consapevolezza degli accadimenti a livello internazionale è maggiore.

Dunque la trade war sta spegnendo il sentiment rispetto al dato di maggio e, in agosto, dopo una partenza di anno forte, un’escalation delle tensioni ha scosso i mercati azionari cinesi, incluse le A-share. La guerra commerciale sta avendo un impatto diretto anche sull’economia e sulle imprese, in particolare sull’export e sul tech. Le ultime misure hanno quindi un certo effetto sull’economia locale, ma è importante notare che la stragrande maggioranza dei player del settore export non è quotato in borsa.

“Il mercato delle A-share – continua Lu – è ancora dominato da investitori locali del segmento retail, che è responsabile di circa l’80% del volume di scambi ma, anche se graduale, il processo di cambiamento ci sarà. Con la maturazione del mercato e l’apertura della Cina, le A-share attireranno un maggior numero di investitori istituzionali internazionali. Questa categoria è molto più consapevole del costo di trading e, in generale, è più orientata al lungo periodo. In aggiunta, ha anche un interesse molto maggiore per la corporate governance, il che significa che il mercato – e i management team – inevitabilmente cambierà”.

Cina, occhio ai possibili shock

Tradizionalmente alla Cina piace avere il controllo sulle società, sull’economia e sul mercato azionario, nota l’esperto di Robeco. Ciò influisce ovviamente sul mercato delle A-share, e gli investitori devono essere consapevoli delle incertezze che hanno di fronte a sé. Negli ultimi anni Pechino ha introdotto molte misure significative ed efficaci. “Tuttavia, abbiamo anche assistito a interventi che hanno avuto un effetto negativo temporaneo sul mercato. Un esempio sono i circuit breaker varati qualche anno fa. Pensati per innescare una pausa dalla negoziazione e fermare il crollo dei prezzi, questi hanno avuto l’effetto opposto, alimentando il panic selling e facendo precipitare i mercati. È bene essere consapevoli di tutto ciò e del fatto che la Cina è ancora in fase di sviluppo, per cui è necessario mettere in conto degli episodi di shock”.

Ma per quanto riguarda la stabilizzazione dell’economia nei periodi di rallentamento della crescita, la spesa per le infrastrutture e le misure a sostegno del mercato immobiliare si sono dimostrate davvero efficaci nell’ultimo decennio. “A nostro avviso, anche la spesa per consumi e infrastrutture di quest’anno contribuirà a sostenere la crescita economica”, sostiene Lu.

Ciò che attira di più l’attenzione è la posizione debitoria complessiva della Cina, che è notevolmente lievitata in seguito alla crisi finanziaria globale. Questo debito è per lo più legato alle imprese statali; la Cina ha un debito pubblico o delle famiglie relativamente basso. Il governo ha fatto qualche progresso nella gestione di questo debito, che rispetto ad altri grandi mercati non è particolarmente elevato. E’ però piuttosto consistente, e quindi dovrebbe essere monitorato.

Sarebbe difficile dire come i livelli di indebitamento totale influenzino le singole aziende, ma la qualità del bilancio delle imprese e la loro rispettiva capacità di gestirlo sono un ingrediente importante della nostra analisi. Inoltre, il costo opportunità per gli investitori di evitare un certo mercato azionario esclusivamente sulla base della posizione debitoria totale può essere molto elevato, come ha dimostrato la storia. Per esempio, il mercato azionario cinese ha generato un rendimento di oltre il 50% nel 2017. Un’esclusione di questo mercato a causa della posizione debitoria totale si sarebbe quindi tradotta in un’opportunità mancata.

Sicuramente il mercato delle A-share è più diversificato di quello offshore, oltre ad essere molto più ampio. Tanti settori e sottosettori rappresentano oltre l’80% dell’esposizione totale in Cina. Un esempio è il comparto industriale. La stragrande maggioranza di questi titoli è quotata sul mercato onshore. Peraltro, la riqualificazione industriale del Dragone costituisce un tema importante, catalizzando l’attenzione sul mercato delle A-share.

Permane chiaramente qualche rischio associato a minori livelli di trasparenza. Infatti la corporate governance deve essere ulteriormente sviluppata. Per quanto riguarda la volatilità, la maggior parte deriva da fattori naturali presenti in ogni mercato, ma la base relativamente consistente di investitori retail e una certa imprevedibilità delle misure governative possono amplificare la volatilità. Tuttavia, attualmente sta accadendo lo stesso nelle economie sviluppate – come gli Stati Uniti, dove il mercato è regolarmente scosso dalle gesta di un leader potente ormai noto per la sua imprevedibilità.

“Anche se un certo grado di deprezzamento dello yuan potrebbe occasionalmente essere una reazione difensiva nella disputa commerciale, a nostro avviso, lo scenario di un significativo indebolimento non è molto probabile, dato che la Cina ha un discreto interesse a mantenere una moneta stabile. Piuttosto, le autorità cinesi saranno più propense a mettere in campo altre misure per stimolare l’economia, come il taglio dell’Iva e gli investimenti in infrastrutture”, spiega ancora l’esperto.

La liquidità non è un rischio, in realtà, secondo Lu. Il mercato è molto ampio, molto profondo e liquido, e il livello di sospensione dei titoli azionari è sceso notevolmente. Su un totale di circa 4mila titoli, c’è un pool di 500 opzioni altamente liquide. La liquidità non è quindi fonte di rischio più che in altri mercati.

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