Accordo Usa-Cina di “Fase 1”, tanto fumo e niente arrosto

“È stato un processo sofferto che non ha portato ad alcun progresso. Il risultato era ampiamente atteso dai mercati. Detto ciò, un accordo commerciale mediocre, non più di una tregua commerciale, è comunque meglio di nessun accordo. In pratica, l’accordo di ‘Fase 1’ firmato dal Presidente degli Stati Uniti Donald Trump e dal vice premier cinese Liu He scongiura tariffe troppo pesanti nonché una maggiore escalation per qualche mese. Tuttavia, questo accordo lascia un notevole margine di manovra per far riaccendere le tensioni bilaterali. A nostro avviso, la prospettiva del successo delle negoziazioni per la ‘Fase 2′ sembra più remota che mai.”. E’ il commento degli esperti di Fidelity International all’intesa commerciale firmata due giorni fa da Stati Uniti e Cina.

Cosa significa questa tregua, seppur temporanea, per gli investitori? Secondo gli stessi esperti, nel breve termine creerà probabilmente uno scenario più favorevole per gli asset di rischio. L’attenzione dei mercati sarà rivolta verso fattori più significativi, come la crescita globale e la continua espansione del bilancio della Federal Reserve. Ma gli investitori non dovrebbero ignorare i rischi e l’incertezza ancora in agguato nella burrascosa relazione tra Usa e Cina.

Il risultato dell’accordo è stata la cancellazione, da entrambe le parti, dell’escalation programmata delle tariffe, ma non si è andati oltre. La sorpresa leggermente negativa è stata la mancanza di un chiaro calendario per il rinvio di qualunque tariffa esistente.

“In questo contesto, vediamo una prospettiva difficile per le negoziazioni della ‘Fase 2′”, aggiungono gli esperti. Il presidente Xi Jinping è chiaramente reticente nei confronti delle concessioni politiche, fermo nel suo impegno verso un “Capitalismo con caratteristiche cinesi”. Le preoccupazioni ancora da affrontare degli Stati Uniti sono molto più controverse, come i sussidi impliciti ed espliciti della Cina alle imprese nazionali. Questo crea un rischio di frustrazione e di un’escalation futura. Nulla nell’accordo impedisce ulteriori tariffe o azioni dure contro le singole aziende, mantenendo viva l’incertezza. Ma dato che entrambe le parti volevano chiaramente una “tregua” temporanea, è improbabile che tali preoccupazioni siano ciò che guiderà i mercati nei prossimi mesi.

Guardare alla crescita e al bilancio della Fed, non ai tweet di Trump

La crescita rimane un fattore chiave delle prospettive globali. Tuttavia, questo accordo commerciale non avrebbe mai modificato le prospettive in modo significativo. Il rallentamento della Cina del 2018-2019 è stato trainato più che altro da una politica di deleveraging interno per affrontare una crescita del credito eccessiva e pericolosa, che a sua volta ha danneggiato l’intera economia industriale globale. I mercati dovrebbero quindi concentrarsi sull’effetto dello stimolo della Cina dello scorso anno e sui segnali emergenti di un’ulteriore crescita nel 2020.

Gli investitori dovrebbero anche tener conto se questo accordo è considerato un successo o un fallimento negli Stati Uniti, e i Democratici hanno già espresso critiche legittime. Tale percezione del suo “deal-making” contribuirà alla possibilità di rielezione di Trump, una variabile chiave per i mercati globali nel 2020. Una bassa accettazione dello stesso potrebbe aumentare le probabilità che Trump possa intensificare le tensioni con la Cina prima del previsto, agire con più forza sul commercio contro l’Ue o altri partner, o innescare un aumento dei prezzi del petrolio affrontando l’Iran.

A lungo termine, l’inevitabile incertezza sul commercio Usa-Cina continuerà ad accelerare due tendenze in atto: le catene di approvvigionamento che escono dalla Cina e si spostano verso altri mercati emergenti a costi inferiori, e la Cina che si orienta verso lo sviluppo di industrie più orientate al mercato interno piuttosto che all’esportazione, come i servizi e i semiconduttori.

Nella misura in cui i titoli dei giornali Usa-Cina per il momento si acquietano, l’attenzione degli investitori dovrebbe tornare ai fondamentali invece che al rumore geopolitico. L’anno scorso si è trattato soprattutto di uno stimolo globale e di un crollo dei tassi d’interesse. Quest’anno dipende in modo critico dal fatto che questi due catalizzatori gemelli si tradurranno in una crescita migliore. In questo caso, i dati recenti danno margine per un certo ottimismo.

“Gli investitori dovrebbero guardare i dati sulle attività, non i tweet di Trump. A nostro avviso, questo significa mantenere una posizione selettivamente positiva sugli asset di rischio. I mercati emergenti sono particolarmente attraenti, in quanto un renminbi stabile, un dollaro Usa più debole e cicli di allentamento più ampi si combineranno per stimolare una crescita più elevata, in un contesto di prezzi degli asset relativamente bassi”, concludono gli esperti di Fidelity International.

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