Alla larga dal rischio! Il sondaggio Morningstar di luglio

La crisi greca ha oscurato i segnali di ripresa economica. I prossimi mesi saranno caratterizzati dalla volatilità sia sui mercati azionari sia su quelli obbligazionari. Cambio di rotta per l’indice di sentiment sull’Italia. I gestori riducono l’esposizione alle attività finanziarie più rischiose. E’ quanto emerge dall’ultimo sondaggio condotto all’inizio di luglio da Morningstar tra le principali case di investimento che operano in Italia (a cui hanno partecipato una ventina di investitori professionali).

Nel complesso, il Morningstar Italy Investment Sentiment index (MIISI), costruito sulla base delle probabilità attribuite a diversi scenari (mercati in salita, stabili o in discesa), su un orizzonte di sei mesi, mostra un minore ottimismo sul futuro, a causa dell’incertezza generata dalla situazione greca e dal crollo della Borsa cinese (il sondaggio è stato realizzato prima dell’accordo tra Atene e l’Eurogruppo).

La crisi greca pesa sull’Europa. A luglio, l’indice di sentiment sulle Borse europee si è attestato a 69,62 punti. Nell’Eurozona, la ripresa è ben avviata, ma la crisi greca ha oscurato il quadro macro. Nonostante il suo peso nell’economia dell’area sia limitato, le decisioni politiche di Atene generano instabilità nell’intera area, con conseguente turbamento dei mercati finanziari. Il discorso vale anche per il Belpaese. L’indice MIISI sulla Borsa milanese ha cambiato rotta a luglio, dopo aver toccato, il mese scorso, i massimi da gennaio 2014 (data in cui è iniziato il calcolo dell’indicatore). Pur rimanendo in territorio ampiamente positivo, è sceso da 78,2 a 70,88 punti.

Usa, l’economia va. A luglio, torna a salire l’indice di fiducia su Wall Street, passando da 56,6 a 61,25 punti. Dopo un inizio d’anno deludente, l’economia è tornata in carreggiata e rimarrà abbastanza solida da favorire un ulteriore miglioramento del mercato del lavoro. La maggiore pressione salariale dovrebbe riportare l’inflazione verso il livello target fissato dalla Federal Reserve (2%) e, di conseguenza, indurre l’istituto centrale ad alzare i tassi di interesse.

Tokyo, ancora su. Il MIISI sull’indice Nikkei 225 sale a 68 punti a luglio dai 63,6 di giugno. La Borsa nipponica ha guadagnato circa il 17% in valuta locale nei primi sei mesi, grazie al programma di Quantitative easing (politiche monetarie espansive), a un miglioramento degli utili societari e all’indebolimento dello yen. I gestori sono convinti che abbia ancora potenzialità di crescita, grazie alla maggiore competitività delle imprese.

Emergenti in attesa della Fed. A luglio, i gestori hanno confermato il sentiment sui mercati emergenti espresso nei mesi scorsi. Il MIISI si è attestato a 57,75 punti (57,6 a giugno). Gli investitori continuano a ragionare sulle conseguenze che avrà il futuro rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve. Le previsioni di crescita economica si sono ridimensionate rispetto al passato, con conseguenti effetti negativi sugli utili delle imprese.

Volatilità sui mercati obbligazionari. A luglio, gli indici di sentiment sul Bund tedesco e il Treasury statunitense sono scivolati verso uno scenario negativo. Il primo è passato da 43,9 a 38,79 punti; il secondo da 42,7 a 39,07. L’aumento della volatilità dei titoli considerati privi di rischio è il segnale che i mercati obbligazionari hanno cominciato a ragionare sulla fine delle politiche monetarie espansive e su un graduale aumento dell’inflazione.

Per quanto riguarda il BTp decennale italiano, l’indice di sentiment è tornato a salire leggermente, da 46,4 a 50,89 punti. Il governativo ha dimostrato di saper reggere gli scossoni delle altalenanti fasi della crisi greca, senza che ci sia stato il temuto rischio di contagio.  E’ tornato a uno scenario di neutralità anche l’indice MIISI sulle obbligazioni emergenti, passato da 47 a 51,81 punti, in un contesto che rimane molto volatile.

Euro più debole. A luglio, l’indice MIISI sul rapporto di cambio tra euro e dollaro è sceso sotto i 40 punti, tornando ai livelli di febbraio.  Generano volatilità gli sviluppi della crisi greca, che determinano il susseguirsi di rimbalzi correttivi e prese di profitto.

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