Allianz GI: utili aziendali ancora in crescita nel 2020

A cura di Greg Meier, Senior Economist Director di Allianz Global Investors

Nel 2019 i segnali di stabilizzazione economica hanno sostenuto il rally degli asset rischiosi. Ci si chiede tuttavia se ci saranno ulteriori progressi, alla luce dei nuovi elementi di incertezza che si vanno delineando.

L’azione degli “animal spirits” è inequivocabile: le quotazioni azionarie hanno toccato i massimi storici sulla scia di dati migliori del previsto in Europa, Usa e Asia. Al contempo, le banche centrali non hanno ancora tolto il piede dall’acceleratore, più preoccupate di contrastare le minacce al ribasso che il rischio di surriscaldamento.

Tale contesto, caratterizzato da attività economica sostenuta e tassi di interesse ai minimi storici, ha favorito gli utili aziendali, che sono tornati a crescere. FactSet stima un aumento degli utili delle società dell’S&P 500 dello 0,7% a/a nel quarto trimestre 2019. Si tratta di un dato tutt’altro che eccezionale se paragonato ai tassi di crescita del 20% circa registrati per gran parte del 2018. Tuttavia è decisamente meglio della flessione dell’1,7% prevista a fine anno e, se le attese si riveleranno corrette, segnerà un’inversione di tendenza dopo tre trimestri di contrazione.

Che cosa dobbiamo aspettarci nel 2020

Gli analisti prevedono un’ulteriore accelerazione degli utili che quest’anno dovrebbero aumentare dell’8,3%. Inoltre, il Cboe Volatility Index — che misura il costo della protezione contro un eventuale sell-off – si attesta a 15,0, un livello nettamente più basso rispetto alla media di  lungo periodo, pari a 19,1. Sembra quindi che gli investitori non solo si attendano un elevato incremento degli utili, ma non sentano nemmeno un eccessivo bisogno di proteggersi.

Tuttavia, il contesto economico equilibrato (cosiddetto di “goldilocks”), che ha permesso alle azioni di mettere a segno il rally più lungo di sempre, è minacciato da diversi fattori. In primis, ovviamente, il coronavirus, che al momento in cui scriviamo ha già causato 1.115 morti. Da un lato, la diffusione del virus sta rallentando e pertanto potremmo assistere a uno shock economico di breve periodo seguito da una ripresa a “V”, come avvenuto nel caso dell’epidemia di Sars nel 2002-2004. Sulla base di queste considerazioni gli investitori dovrebbero posizionarsi già oggi in vista di giorni migliori, ma non va dimenticato che “la performance passata non è una garanzia dei risultati futuri” (Cfr. grafico della settimana).

Dall’altro, vi sono numerose fonti di incertezza. Il virus si è diffuso molto più rapidamente rispetto alla Sars e attualmente l’economia mondiale è più interconnessa e dipendente dalla Cina rispetto al 2002-2004. Allora infatti la Cina rappresentava il 4% del Pil globale, oggi il 18%. Nei mesi a venire potrebbe essere sviluppato un vaccino, ma le interruzioni su larga scala nelle attività produttive più a lungo del previsto accrescerebbero le probabilità di una ripresa economica a “U” o a “L”.

La settimana prossima

Alla luce della recente solidità della crescita, del rialzo delle azioni a livelli record e delle incertezze legate al coronavirus, i dati di prossima pubblicazione assumeranno particolare rilevanza. La prossima settimana gli analisti focalizzati sull’Asia monitoreranno attentamente gli aggiornamenti sul virus e i report circa l’utilizzo della capacità produttiva delle aziende. Non è prevista la pubblicazione di dati economici importanti in Cina, pertanto gli investitori si concentreranno probabilmente sul Giappone al fine di ricevere indicazioni sulla solidità dell’area geografica. Ci aspettiamo una conferma della contrazione del Pil nipponico nel quarto trimestre 2019 e crediamo che i dati su scambi commerciali e produzione manifatturiera di gennaio e febbraio faranno chiarezza.

Quanto all’Europa, la Germania, locomotiva del settore manifatturiero, sarà al centro dell’attenzione poiché venerdì verrà reso noto il
Pmi di febbraio. Martedì e giovedì avremo anche aggiornamenti su attese delle società e fiducia dei consumatori. I dati pre-coronavirus evidenziavano un’accelerazione dell’economia tedesca, tra le più dipendenti dal commercio internazionale.

Le indagini suggeriscono che anche l’economia Usa potrebbe prendere slancio. Le stime di consensus puntano a una ripresa di indicatori anticipatori, permessi edilizi, inflazione dei prezzi al consumo e produzione manifatturiera nell’area di New York. Alla luce della flessione dei mercati petroliferi, gli investitori dovrebbero guardare con grande attenzione ai dati su scorte di petrolio (giovedì) e impianti di trivellazione (venerdì) negli Usa.

Le elezioni americane continueranno a dominare la scena: il 22 febbraio si terranno le primarie del partito democratico in Nevada e Bernie Sanders – autodefinitosi un socialista democratico – appare in vantaggio sia a livello locale che nazionale.

Monitorare i fattori tecnici

Gli investitori hanno dato prova di resilienza di fronte alla recente epidemia di coronavirus e alla correzione del mercato energetico. Gli investitori azionari long-only continuano ad acquistare ai minimi e i flussi si confermano positivi. Sembra quindi che, malgrado l’indebolimento della “market breadth”, la ripresa sia ancora in atto.

In termini di asset allocation, le commodity non sono riuscite a confermare una ripresa sostenibile a breve termine, mentre l’oro è andato bene. Le obbligazioni hanno beneficiato della recente avversione al rischio, ma l’inversione della curva dei Treasury indica un aumento dei rischi.

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