Argentina, cosa implica la vittoria di Fernandez per bond e azioni

Gli asset argentini sono crollati in seguito al risultato a sorpresa delle elezioni primarie del Paese. Il calo del 46% dell’indice S&P Merval argentino di lunedì è stato il secondo più grande crollo giornaliero in qualsiasi mercato azionario globale negli ultimi 70 anni (fonte: Bloomberg), mentre il peso argentino è arrivato a perdere fino al 30% del suo valore rispetto al dollaro Usa. I mercati ora prezzano una probabilità del 78% che l’Argentina non adempia ai propri obblighi sul debito.

Ecco le opinioni dei gestori azionari e obbligazionari di Schroders su ciò che potrebbe accadere in futuro.

Azionario: Pablo Riveroll, Head of Latin American equities, Schroders

Nell’economia argentina vi erano stati diversi segnali incoraggianti, tra cui il calo dell’inflazione da livelli molto elevati, un avanzo commerciale crescente, una certa stabilità valutaria e alcuni indicatori di crescita interna tornati positivi. Dai risultati delle primarie è evidente che ciò non sia stato sentito dalla popolazione, e che il voto sia stata una reazione alle recenti difficoltà economiche.

L’Argentina ha imboccato la strada della normalizzazione economica perseguendo politiche monetarie e fiscali restrittive, insieme ad un vasto programma del Fmi, che ha accettato di coprire il fabbisogno di finanziamento esterno del paese in cambio di ortodossia macroeconomica. L’economia ha bisogno di altri 12-18 mesi di continuità delle politiche perché si inizino a vederne i benefici.

Tuttavia, se Alberto Fernandez venisse eletto, come ora ci aspettiamo, il proseguimento dell’ortodossia politica sarebbe notevolmente a rischio. Mentre i piani economici di Fernandez non sono ancora chiari, la sua popolarità deriva principalmente dalla sua ‘compagna di corsa’, l’ex presidente Cristina Fernandez de Kirchner. Kirchner è stata molto critica nei confronti dell’accordo con il Fmi, della rimozione dei controlli sul capitale e degli aumenti delle tariffe energetiche. Fernandez stesso ha espresso alcune idee piuttosto radicali durante la campagna, come il ripristino dei controlli sui capitali e il rilancio della crescita attraverso l’allentamento della politica fiscale e monetaria.

La reazione della valuta, il crollo del mercato azionario e la reazione del mercato obbligazionario possono avere un impatto sulla fiducia e scatenare nuovamente l’inflazione, rendendo il momentum economico da qui ad ottobre peggiore di quanto non sia oggi. È quindi probabile che Fernandez mantenga un ampio margine di vantaggio. Considerato l’ingente stock di debito denominato in dollari Usa e il significativo fabbisogno di finanziamento nel 2020 e 2021, il deprezzamento della valuta farà aumentare il rapporto debito/Pil, esercitando ulteriori pressioni sui conti fiscali. Di conseguenza, è probabile che il rischio di solvibilità e di liquidità aumenterà significativamente se Fernandez vincerà le elezioni di ottobre.

Ci vorrà parecchio tempo per capire quali saranno realmente le politiche di Fernandez, quindi per i prossimi 12 mesi ci aspettiamo una maggiore incertezza, un deterioramento della crescita e un’inversione del recente calo dell’inflazione. Gli investitori si aspetteranno un premio di rischio più elevato e significative revisioni al ribasso degli utili. Le prospettive per l’Argentina, sia a breve che a medio termine, si sono fortemente deteriorate dopo le primarie; il mercato azionario è quindi poco appetibile come destinazione per gli investimenti.

Obbligazionario: James Barrineau, Head of Emerging Markets Debt Relative, Schroders

Il risultato delle elezioni primarie è stato completamente inaspettato; ogni sondaggio pre-elettorale prevedeva un distacco tra i candidati dal 2% al 5%. Inoltre, i fondamentali economici erano in miglioramento da diversi mesi, con la stabilità valutaria che ha portato effetti positivi in termini di crescita, inflazione più bassa e salari reali più elevati. Tutto ciò suggeriva che il momentum dovesse supportare il presidente Macri, favorevole al mercato.

Il mercato obbligazionario ha reagito alle primarie prezzando, almeno temporaneamente, un’altissima probabilità di default e una probabilità nulla di una vittoria di Macri alle elezioni generali di ottobre.

Gli investitori obbligazionari saranno alla ricerca di due segnali a breve termine:
1) Innanzitutto, una risposta di Fernandez. Sebbene sia rimasto per lo più ‘tranquillo’ nel periodo precedente alle primarie, ha effettivamente espresso alcune idee poco prudenti in merito alla politica economica. Tuttavia, in qualità di primo classificato e potenziale vincitore, Fernandez ha ora un incentivo a cercare di placare i mercati, in modo da non doversi fare carico di una nuova atmosfera di crisi fin dal primo giorno di governo.
2) In secondo luogo, una dimostrazione della capacità della banca centrale di limitare la volatilità della valuta. Un deprezzamento sostanziale del 20% o più potrebbe innescare un’altra tornata di inflazione elevata e una spirale di ulteriore deprezzamento, rendendo il debito insostenibile a medio termine.

La banca centrale ha avuto un notevole successo all’inizio di quest’anno adottando un approccio d’intervento flessibile e riteniamo che ciò continuerà. Una minore volatilità valutaria sarà sicuramente considerata positiva per obbligazioni in dollari, se sarà possibile ottenerla.

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