Asset allocation: in posizione di attesa

A cura di Pictet Am
È stato un mese difficile per gli investitori. Dalla crisi politica italiana alle tensioni commerciali latenti tra USA e Cina, per non parlare delle brusche vendite massicce su alcune valute dei Mercati Emergenti, i motivi di preoccupazione non sono mancati. Ma non è il caso di agitarsi. Infatti, da un lato, l’economia globale procede bene, anche se il ritmo di crescita è rallentato negli ultimi mesi e, dall’altra, sebbene la Federal Reserve statunitense sembri intenta a rispettare il suo programma ben pubblicizzato di graduale aumento dei tassi d’interesse, non crediamo che abbia alcuna fretta di inasprire la politica monetaria. Al contrario, riteniamo invece che le diverse autorità monetarie siano addirittura pronte a rallentare il ritmo di eliminazione degli stimoli se dovessero concretizzarsi le minacce di crescita, soprattutto per quanto riguarda la Banca Centrale Europea.
In questo contesto, manteniamo una posizione neutra su azioni, obbligazioni e liquidità. Stiamo riducendo leggermente la propensione ciclica, alleggerendo i finanziari e portando l’esposizione al franco svizzero alla sovraponderazione, a copertura dalle turbolenze di mercato.
Le nostre valutazioni del ciclo economico continuano a mostrare una divergenza di condizioni economiche tra i Paesi Emergenti e quelli sviluppati. Gli indicatori anticipatori nei Paesi industrializzati sono calati per il quarto mese consecutivo, mentre gli omologhi dei Paesi in via di sviluppo hanno tenuto bene.  Negli USA, il settore edilizio sta iniziando ad avvertire l’effetto di raffreddamento provocato dal restringimento monetario, mentre i dati relativi ai consumi delle famiglie confermano il buon stato di salute dell’economia americana.
Le previsioni sono un po’ meno incoraggianti per l’Eurozona, dove gli indicatori anticipatori sono scesi al di sotto della media degli ultimi tre anni anche prima degli ultimi eventi politici in Italia. Detto ciò, riteniamo che l’economia dell’Eurozona sarà sostenuta da condizioni del mercato del lavoro in miglioramento e dalla ripresa degli investimenti delle aziende. Non prevediamo che la crisi politica italiana rappresenti una minaccia sistemica per il sistema bancario della regione. Inoltre, i leader europei potrebbero ancora proporre politiche in grado placare il nervosismo degli investitori in occasione del summit di in programma per la prossima settimana.
I nostri dati sulla liquidità rimangono negativi per gli attivi più rischiosi. Le preoccupazioni per l’Italia hanno contribuito a spingere in alto il dollaro, che a sua volta ha messo sotto pressione le valute dei Paesi Emergenti che più fanno affidamento sui finanziamenti in dollari, come l’Argentina e la Turchia. Prevediamo che l’effetto di una liquidità più contenuta si avvertirà nei prossimi mesi: le banche centrali stanno eliminando la liquidità ad un ritmo di circa 700 miliardi di dollari USA e la nostra analisi indica che occorreranno almeno 18 mesi prima che gli effetti del restringimento impattino l’economia globale.
Guardando alle valutazioni suggeriamo l’assunzione di un atteggiamento neutro sulle azioni e osserviamo una dispersione notevole tra regioni e settori: il Giappone rimane il mercato azionario sviluppato meno caro e li Stati Uniti sono il Paese meno interessante, soprattutto in considerazione delle nostre attese di mercato sulla crescita degli utili societari che dovrebbero vedere una riduzione ad un livello più realistico del 18% quest’anno, rispetto all’attuale 22%. I settori legati alle materie prime, come quello energetico e quello dei materiali, sembrano più interessanti, in quanto tendono a sovraperformare nell’ultima fase del ciclo economico. Altri settori ciclici, come titoli industriali e dei beni di consumo voluttuari in particolare – invece costosi.  Inoltre, il debito in valuta locale dei Mercati Emergenti dopo una recente vendita massiccia, mostra segnali interessanti; il credito europeo è vulnerabile a qualsiasi riclassificazione del debito sovrano dell’eurozona, innescata dal contesto politico italiano.
Gli indicatori tecnici sono diventati positivi per alcuni attivi più rischiosi, dopo una recente correzione dei mercati azionari. Tuttavia, è probabile che le azioni siano penalizzate da fattori stagionali: i mesi estivi tendono a non essere benevoli in tal senso. Detto ciò, il contesto tecnico per i titoli europei pare incoraggiante. La classe di attivi infatti ha assistito a deflussi di investitori a partire da marzo, con i fondi azionari europei che hanno perso quasi metà del capitale allocato da dicembre 2016.

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