Asset allocation, la difesa è la strategia migliore

A cura della Strategy Unit di Pictet Asset Management

Con il numero di nuovi casi di Coronavirus che pare avere raggiunto il picco e alcuni Paesi asiatici e dell’eurozona che tentano di uscire dal lockdown, le condizioni economiche si stanno leggermente stabilizzando. Gli stimoli – offerti in quantità generosa e in tempi rapidi – hanno svolto un ruolo fondamentale nella recente ripresa delle azioni. Tuttavia, è inevitabile che ci sarà ancora qualche scossone, anche per la possibilità di ulteriori ondate del virus. Pertanto, manteniamo una posizione neutra sulle azioni, sulle obbligazioni e sulla liquidità, e abbiamo modificato le allocazioni a mercati azionari regionali e attivi a reddito fisso per riflettere i rischi e le opportunità che vediamo emergere nei prossimi mesi.

La nostra analisi del ciclo economico indica che l’economia globale si contrarrà del 3,3% quest’anno, prima di riprendersi e crescere di circa il 6% nel 2021. Per limitare la contrazione, i governi e le banche centrali del mondo hanno offerto stimoli su una scala mai vista prima. Riteniamo che l’impulso fiscale globale sia pari a circa il 3,9% del Pil, poco più del doppio della risposta alla crisi del 2009. Ci sono alcuni segnali iniziali che indicano che lo stimolo sta iniziando a funzionare; per questo stiamo assumendo una posizione leggermente più costruttiva (o almeno, meno pessimistica) sulle prospettive economiche a breve termine per Stati Uniti, Australia, Svizzera, Cina e il resto dell’Asia emergente.

Tuttavia, in altre parti del mondo, lo stimolo finora è stato insufficiente. Alcune aree, come certe aree dell’America Latina, sono frenate dai saldi commerciali esteri e da problemi preesistenti. Altre, come l’eurozona, hanno la possibilità di fare molto di più per quanto riguarda le misure di stimolo. È incoraggiante notare il maggior impegno del governo cinese, che finora era rimasto piuttosto indietro a livello di stimoli. L’impulso al credito cinese, una vasta misura di credito e liquidità all’economia reale, ha raggiunto a marzo il livello massimo dell’ultimo decennio, ossia oltre il 9%.

A livello globale, i nostri indicatori di liquidità puntano al rialzo, con la spinta maggiore proveniente dagli Stati Uniti. La Fed statunitense ha già messo in atto un allentamento di 500 punti base – attraverso un mix di tagli dei tassi d’interesse e interventi di bilancio – e intravvediamo spazio di manovra per ulteriori azioni entro fine anno. Ciò corrisponderebbe a più dell’allentamento cumulativo attuato nel precedente ciclo economico durato sette anni, che ha compreso anche la crisi finanziaria globale.

A livello complessivo, le valutazioni per le principali classi di attivi sono meno interessanti di quanto fossero a fine marzo. Le obbligazioni di Stato dei Paesi sviluppati in particolare paiono molto costose. Il nostro modello per le valutazioni suggerisce che le azioni dovrebbero sovraperformare le obbligazioni del 10-15% nei prossimi 12 mesi. Questa opinione è supportata dai nostri indicatori del sentiment, che favoriscono leggermente le classi di attivi più rischiosi. Le posizioni degli investitori sulle azioni sono tutt’altro che tirate e i flussi record nei fondi che investono sul mercato monetario suggeriscono che la liquidità da sfruttare è abbondante. A livello globale, il patrimonio netto nei fondi sul mercato monetario è lievitato di 1000 miliardi di dollari rispetto al mese scorso.

Regioni e settori azionari: la difesa è la scelta migliore

È stato un susseguirsi di settimane tumultuose per i mercati azionari. L’S&P 500 ha perso oltre il 30% in poco meno di un mese per poi recuperare oltre il 20% dal livello minimo del 23 marzo. Attualmente, come molte delle sue controparti asiatiche ed europee, l’indice statunitense è – almeno dal punto di vista tecnico – nuovamente in fase rialzista. Tuttavia, questo rally vertiginoso non ci lascia particolarmente positivi sulle azioni. Continuiamo ad essere cauti nel breve termine, in quanto i mercati paiono sovrastimare la velocità della ripresa economica.

A livello globale, si prevede un calo degli utili societari inferiore al 10% quest’anno, in base alle previsioni degli analisti, e una forte ripresa nel prossimo anno. Una previsione troppo ottimistica. I nostri modelli indicano che gli Eps e i dividendi dovrebbero diminuire di circa il 40% quest’anno. Una preoccupazione è data dal fatto che, mentre gli Eps sono scesi in misura simile durante la crisi del 2008-2009, la recessione in quel periodo sia stata 3-4 volte meno pesante di quella che il mondo intero sta affrontando attualmente.

In ambito azionario, continuiamo a privilegiare i mercati e i settori difensivi. Abbiamo portato l’esposizione alle azioni svizzere al sovrappeso. La Svizzera ha la componente più elevata di titoli difensivi (per settore industriale) rispetto a tutti i principali mercati azionari. Circa il 60% della capitalizzazione di mercato dell’indice di riferimento svizzero deriva dai settori difensivi: titoli farmaceutici e di beni di consumo di base, la maggioranza dei quali ha sovraperformato durante la crisi del coronavirus.

Privilegiamo anche alcuni titoli nel Regno Unito, dove si trovano diverse large-cap difensive che scambiano a valutazioni interessanti. Rimaniamo neutrali sulle azioni statunitensi, che sono diventate uno dei mercati più cari al mondo dopo che il rapporto P/E a 12 mesi ha raggiunto il livello massimo degli ultimi 18 anni di 19 volte gli utili, dal livello precedente di 13 volte del mese scorso. Gli investitori contano su di una rapida ripresa delle aziende statunitensi, ma intravvediamo la prospettiva di ulteriori downgrade da parte degli analisti nei prossimi mesi.

Siamo anche diventati più prudenti sui titoli dei mercati emergenti, retrocessi a una posizione neutrale. Sebbene l’attività economica in Cina e nelle sue immediate vicinanze stia lentamente tornando alla normalità, l’America Latina è nel mezzo della crisi causata dal virus. La regione, che fa forte affidamento sulle esportazioni di materie prime, ha già vissuto forti tensioni economiche prima dell’epidemia. Inoltre, alcuni Paesi, come il Brasile, hanno mezzi limitati per contrastare lo shock economico a causa dei deficit con l’estero e di un’inflazione cronica.

Altrove, abbiamo assunto una posizione neutrale sui titoli dei beni di consumo voluttuari – che abbiamo promosso dal sottopeso – in quanto i consumatori in Asia e nelle altre principali economie potrebbero allentare i cordoni della borsa dopo settimane di lockdown, seppur gradualmente.

Reddito fisso e valute: intervengono le banche centrali

Importi massicci di acquisti di attivi da parte delle banche centrali volti a contenere le conseguenze economiche della pandemia di coronavirus stanno offrendo un supporto determinante alle obbligazioni societarie e sovrane dei mercati sviluppati. Di conseguenza, abbiamo portato le obbligazioni di Stato europee, svizzere, britanniche e giapponesi da sottopesate a neutrali, il credito investment grade statunitense da neutrale a sovrappesato, e il credito high yield europeo da negativo a neutrale.

Le banche centrali hanno iniettato nel sistema finanziario quantitativi di stimoli senza precedenti. La Fed da sola ha allentato la politica monetaria per l’equivalente di 500 punti base dal 2019, di cui poco meno della metà sotto forma di effettivi tagli dei tassi e il resto in acquisti di attivi. E la banca centrale statunitense è disposta a continuare su questa strada, se necessario. I nostri modelli indicano che lo stimolo totale della Fed potrebbe ammontare all’equivalente di 900 punti base di riduzione dei tassi, che è più dell’allentamento cumulativo intrapreso in sette anni fino al 2014.

Altre banche centrali potrebbero avere meno spazio di manovra, ma lo stimolo è giunto da tutte le parti. Dal suo canto, quest’anno la BCE assorbirà circa il 90% delle nuove emissioni nette dei governi della regione della moneta unica. E sebbene la banca centrale cinese sia stata manifestamente meno aggressiva, lo stimolo in Cina è giunto sotto forma di una massiccia espansione del credito, la più ampia dalla crisi finanziaria globale, e vale il 9% del Pil nazionale.

Le banche centrali hanno anche lanciato misure aggressive per proteggere i mercati del credito societario. Ad esempio, la Fed sta coprendo circa il 70% delle esigenze di finanziamento del mercato investment grade statunitense quest’anno, mentre sia la Fed che la Bce sono diventate sostegno del mercato high yield, finora considerato un tabù. Sul fronte valutario, riteniamo che la sterlina abbia messo a segno il migliore dei rimbalzi per il momento, quindi riduciamo la nostra posizione da sovrappesata a neutrale. L’economia britannica rimane a rischio, non solo per una lenta riapertura (i casi e i decessi dovuti alla pandemia rimangono alti), ma anche perché la Brexit continua a gettare ombra.

Manteniamo il sovrappeso sull’oro. Sebbene massicci pacchetti fiscali in tutto il mondo possano condurre a un’inflazione più alta a un certo punto, riteniamo che gli investitori saranno più preoccupati per le forze deflazionistiche nel breve termine, in quanto aspettano di vedere la portata del danno provocato dalla paralisi economica. Questo è un clima d’investimento che sostiene i “beni rifugio” come il metallo prezioso.

Panoramica sui mercati globali: crollo e ripresa

Le azioni globali hanno chiuso il mese di aprile con un solido guadagno del 10% dopo alcune settimane volatili, nelle quali i principali indici hanno sofferto un brusco mercato ribassista. Lo spirito degli investitori è stato risollevato da segnali di rallentamento della pandemia, dal progresso nella corsa per trovare un vaccino e dal protrarsi dello stimolo monetario e fiscale.

Wall Street ha registrato tra i guadagni maggiori nei mercati sviluppati, in parte grazie alla resilienza dei giganti tecnologici, che rappresentano oltre il 15% dell’indice S&P 500. I mercati azionari dell’Asia emergente, che sono anche patria di alcune delle principali società tecnologiche, come Tencent, Alibaba e Samsung, sono cresciuti di oltre il 7% in valuta locale. Gli investitori sono diventati più fiduciosi sulle prospettive per la ripresa economica nella regione, in quanto la Cina sta gradualmente riaccendendo i motori dopo settimane di lockdown.

I titoli energetici e dei beni di consumo voluttuari si sono ripresi particolarmente bene dopo il crollo precedente, in quanto gli investitori sono stati attratti dalle loro valutazioni favorevoli. La crescita dei titoli energetici è stata la più pronunciata, in quanto i prezzi del petrolio sono crollati per via di un forte surplus di offerta (il prezzo del greggio Wti per maggio si è mosso vorticosamente in territorio negativo).

Le obbligazioni hanno sottoperformato le azioni, chiudendo il mese sostanzialmente invariate. I gilt britannici sono cresciuti più degli altri tra i mercati del debito sovrano. Sul fronte del credito, il debito high-yield europeo è cresciuto di oltre il 5%, riducendo la perdita di quest’anno a circa il 10%. Anche le obbligazioni statunitensi investment grade e high yield hanno chiuso il mese in rialzo, grazie al programma di acquisto di attivi potenziato della Fed.

Il dollaro non si è mosso nel mese, ma non è riuscito a contenere l’ulteriore flessione dei titoli energetici e delle materie prime. Il petrolio ha ceduto l’8% nel mese, portando le perdite dell’anno al 64%. L’oro ha continuato a beneficiare del suo status di bene rifugio, crescendo di quasi il 6%.

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