Asset allocation, per il mese in corso Pictet AM sovrappesa solo la liquidità

L’escalation delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina ha intensificato le preoccupazioni sulla capacità di tenuta dell’economia globale e degli utili societari. Se le prospettive per i mercati azionari globali parevano sfavorevoli prima dell’ultimo colpo del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump sul fronte commerciale, adesso sono diventate ancora più scoraggianti. “Pertanto manteniamo la nostra asset allocation difensiva: sottopeso sulle azioni, posizione neutra su obbligazioni e sovrappeso sulla liquidità“, avvertono dalla Strategy Unit di Pictet Asset Management.

L’asset allocation di Pictet AM per il mese di giugno

Nelle scorse settimane, gli Stati Uniti hanno alzato i dazi su 200 miliardi di dollari di merci cinesi al 25% (dal 10%), spingendo Pechino a rispondere con una mossa analoga. Al momento Washington sta rimuginando su un aumento delle tariffe su altri 300 miliardi di dollari di merci.

“La nostra analisi indica che, se implementato, l’impatto cumulativo di questi aumenti dei dazi taglierebbe di circa 0,2-0,3 punti percentuali la crescita del PIL di quest’anno. Si tratta di un importo considerevole che non prende neanche in considerazione alcun effetto secondario che potrebbe increspare la catena del valore globale” sottolineano da Pictet Am.

Ciò che desta particolare preoccupazione è che questo ostacolo giunge in un momento in cui l’economia globale è già in difficoltà. Lo scorso mese, i nostri indicatori del ciclo economico mostravano condizioni economiche deteriorate in molte parti del mondo, compresa la Cina, che ha registrato un improvviso rallentamento ad aprile. La spinta economica derivante dalle misure di stimolo attuate da Pechino pare essere svanita nelle scorse settimane e le rinnovate tensioni commerciali non sono di buon auspicio per i mesi a venire”.

“Detto ciò, i mercati emergenti rimangono in generale economicamente più solidi rispetto ai Paesi sviluppati. E la Cina ha ancora a disposizione una notevole quantità di stimoli, fiscali e monetari“.

In effetti, la Cina è uno dei pochi Paesi in cui i nostri indicatori di liquidità sono positivi. Il flusso di credito in tutta l’economia sta migliorando e ci sono alcuni segnali di maggiore facilità per le piccole e medie aziende ad accedere al credito bancario. Tra i Paesi sviluppati, invece, le condizioni di liquidità non sono particolarmente incoraggianti per gli attivi più rischiosi, in quanto le banche centrali continuano a ridurre i loro bilanci. Da questa prospettiva, gli attivi dei mercati emergenti (ME) paiono più interessanti rispetto a quelli dei mercati sviluppati.

Le nostre analisi sulle valutazioni dipingono un quadro analogo. Le valute dei mercati emergenti rimangono profondamente sottovalutate – di circa il 20% rispetto al dollaro – mentre il debito in valuta locale dei mercati emergenti è di gran lunga il più conveniente di tutte le classi di attivi del reddito fisso.

In termini più generali, le azioni mondiali sono valutate in modo equo in base al nostro modello, essendo scambiate ad un rapporto price-to-earnings pari circa a 15 e un rendimento da dividendo del 2,9%. Tuttavia, le prospettive per gli utili paiono poco invitanti. Prevediamo un ulteriore rallentamento della crescita dei profitti societari nei prossimi mesi, con i nostri modelli che puntano a un aumento degli utili del 3% quest’anno, rispetto al 7% previsto dagli analisti. Anche i margini di profitto delle aziende rimangono sotto pressione.

Gli indicatori tecnici che monitoriamo, infine, mostrano che la stagionalità è diventata profondamente negativa per le azioni in ogni ambito, prima del periodo estivo, tradizionalmente considerato volatile.

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