Attenzione a sterlina e commodity currency

Di cronaca ormai si sono spese parole su parole – ed è per questo che non ci perderemo nella cronostoria degli eventi più recenti – su quella che è una vera e propria telenovela dai contorni, ci duole affermarlo, sempre più macabri. Ci riferiamo naturalmente alla questione greca che sta “bloccando” i mercati e li sta gettando in un limbo operativo che da tempo non si ricordava. Già, perchè la costante incertezza sugli sviluppi più prossimi della vicenda rendono di fatto la costruzione di aspettative esclusivamente legate al brevissimo termine e a reazioni che sono squisitamente “emotive”, seppur sempre con una logica sottostante che comunque sottende i movimenti dei prezzi.
Ieri, alla riapertura settimanale, ricordavamo come si fosse creato uno scenario assimilabile a tutti gli effetti a un risk off che vedeva le borse al ribasso, i dollari comprati ma non contro lo yen (che è tornava ad essere annoverato di diritto all’interno delle valute rifugio) ed oro che nel brevissimo aveva mostrato dei buoni tentativi di ripartenza. Il quadro poi sviluppatosi durante la giornata di ieri ha sostanzialmente visto I listini azionari ancora piuttosto pesanti e che non hanno recuperate gli ampi sell-off attivatisi subito alla riapertura settimanale, cosa che invece ha effettuato il cambio Eurodollaro che dai minimi a 1,0950 è riuscito a portarsi fino anche a 1,1275 prima di avviare una classica correzione tecnica durante le ore notturne.
Qui le interpretazioni potrebbero essere più di una, a cominciare dal fatto che, come peraltro si era osservato 2 – 3 settimane fa, l’ipotesi di un’uscita dalla Grecia dall’euro potrebbe essere perfino bullish per la moneta unica a differenza dunque delle Borse che potrebbero invece “cogliere la palla al balzo” per cadere dai picchi vertiginosi sui quali stazionano. E’ bene peraltro notare che i decantati “crolli” delle piazza di contrattazione, ieri piuttosto enfatizzati da un punto di vista comunicativo, vanno contestualizzati nell’alveo appena più ampio di rialzi importanti avvenuti ad esempio la settimana scorsa. In buona sostanza, ed è opportuno rammentarlo al fine di essere evidentemente tanto più aderenti ai fatti quanto più lontani dall’emotività, che le quotazioni sono tornate indietro di una sola settimana.
Nulla più. Nessun vero e proprio selling off, nessun lunedì nero, nessun crollo di Borsa. E’ bene precisarlo. Altresì riteniamo che per quanto tenga banco una questione che trascende il piano squisitamente di breve portando con sè conseguenze sistemiche, I movimenti significativi che apprezzeremo su Eurodollaro e sui listini dipenderà ancora in gran parte da quanto avviene oltreoceano in termini di politica monetaria Fed, non dimenticando perciò che questa sarà la settimana di pubblicazione dei dati sul Lavoro negli Stati Uniti con dunque tutte le implicazioni in termini di aspettative verso il famigerato “rate hike” che ad ora risulta molto verosimile per settembre.
Ma di questo avremo modo di dibattere durante i prossimi giorni, in particolare questo giovedì eccezionalmente giorno di release dei dati in questione. Ad ogni modo, tornando brevemente agli accadimenti, oggi non dovrebbero giungere notizie concrete circa in negoziati Grecia-EWG se non dichiarazioni (speculazioni) da parte dei vari attori protagonisti della vicenda con effetti più o meno destabilizzanti nel breve a cui comunque porre attenzione. Allo stato attuale dell’arte, oggi scade la possibilità per la Grecia di rimborsare 1,6 miliardi di euro dovuti al Fondo Monetario Internazionale e quindi “tecnicamente” scatterebbe la dichiarazione di default (non default oggettivo) che prevede poi il susseguirsi di procedure di richiamo alla solvibilità del proprio debito prima di un effettivo fallimento tecnico.
Tutto ciò in attesa del referendum del prossimo 5 luglio, di cui non si conosce il preciso contenuto ma cha rappresenta a tutti gli effetti un referendum sull’euro in quello che è un quadro più ampio di totale inconsapevolezza nella quale tutte le parti coinvolte si trovano in quanto vi è assoluta mancanza di precedenti storici di questo tipo.
Da un punto di vista operativo, non volendo naturalmente sminuire riflessioni ampie ed articolate su tutta la vicenda dalle quali però ci asteniamo per tempo ed utilità pratica, rimarremo assolutamente prudenti nell’impostazione di ordini cercando di tralasciare, in particolare per quello che riguarda l’euro, il bund e gli indici azionari, posizioni in multiday a favore di posizioni di breve che trovano nell’ampia volatilità presente un fattore propulsore.
In ottica multiday potremo valutare l’operatività su divise come la sterlina, interessata da qui ai prossimi giorni a release di elevato impatto potenziale, e commodities currencies che ad ora appaiono piuttosto avulse alle dinamiche da “tragedia greca”. Un appunto infine è doveroso verso il franco svizzero, ancora interessato dall’azione concreta da parte della Swiss National Bank la quale sarebbe ieri intervenuta per stabilizzare il franco andando (teoricamente) a procedure con acquisti di eurofranco. Motivo in più per restare con la massima allerta sul fronte della divisa elvetica che ancora non ci pare opportuno lavorare se non con leve contenute.
Eur/Usd Come si diceva nella prima parte del contributo, il cambio ha chiuso e sovraperformato il gap di apertura settimanale andando così a ricostruire scenari tecnici di breve rialzisti. Lo stesso grafico orario, il nostro maggior riferimento intraday, evidenzia una situazione nella quale ci troviamo nell’area di supporto che va da 1,1130 a 1,1170 che reputeremo zona di nuovi acquisti per ripresa di 1,1230 per auspicabili approdi verso i massimi di giornata di ieri e con ideali target tra 1,1290 e 1,13. Tipica dunque la correzione alla quale abbiamo assistita (tipica a livello di configurazione, non di ore nelle quali si è sviluppata) che ci porta a descrivere un quadro tecnico piuttosto ordinario a dispetto delle straordinarie dinamiche di inizio settimana. Le vendite potrebbero riacuirsi invece sotto 1,1230 per obiettivi verosimili a 1,1060 prima dei minimi cruciali.
Usd/Jpy Gap non ricoperti invece sullo yen, con le vendite che ancora restano il tema dominante su questo cambio a dimostrazione (in parte) che la divisa nipponica continua a rappresentare la possibile destinataria di flussi di acquisto laddove scattassero ondate di risk off. L’area di rilievo, anche in multiday, è naturalmente quella che va da 122 a 122,55 che può dunque ancora consentire long in multiday che troverebbero conferme al raggiungimento di 122,75 e soprattutto area 123,05/20. Seguendo il metodo delle confluenze grafiche saremo ancora portati però a vagliare dei sell proprio in area 122,55 con l’obiettivo dei punti di minimo e a girarci dunque in long solo sopra 122,75. Sotto 122 torneremmo a guardare i sell anche in ottica multiday.
Gbp/Usd Daily ancora bullish per il cable al cospetto, vicino comunque ad aree cruciali di supporto che partono da 1,54450 ed estendono fino a 1,5670. Questo naturalmente è di rilievo per il multiday mentre, venendo al breve, il grafico orario risulta ancora piuttosto confuse ed è necessario attendere uno strappo di volatilità che possa avvenire sopra 1,5770 o sotto 1,5670 per interpretare una probabile direzionalità di breve. Attenderemo comunque il superamento di 1,5810 per posizioni long in direzione 1,5850 e dei massimi a partire da 1,59, mentre potremo essere più stretti sotto 1,5670 per degli short con 1,5610 come primo verosimile target.
Aud/Usd Ancora poco chiare le dinamiche daily del cambio che vale perciò ancora la pena di seguire nel breve come dimostra il grafico a 4 ore che evidenzia come l’area di 0,77 possa essere ancora zona di vendita fino anche a 0,7715, prima di indurre eventualmente dei reverse in direzione 0,7755. In ottica di grafico orario resteremo invece prudenti nelle vendite da rimandare alla violazione al ribasso dell’area compresa tra il pivot daily (0,7660) e 0,7635, verso poi gli eventuali punti di minimo sotto la soglia di 0,76.
A cura di Davide Marone, analista di Fxcm

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