Avalon Investment, l’asset allocation per il prossimo mese

Di Alfred Hoffmann, Financial Planner Strategist & Educator, Avalon Investment Research

Europa

I titoli azionari europei hanno archiviato rendimenti positivi nel mese di settembre. I mercati sono stati sostenuti dall’allentamento dei timori rispetto ai mercati emergenti dopo che la banca centrale turca ha incrementato fortemente i tassi di interesse per controllare l’inflazione ed evitare una crisi valutaria. Sul fronte della politica monetaria, la Banca Centrale Europea (BCE) ha lasciato invariati i tassi di interesse di riferimento e ha annunciato che prevede una chiusura completa del programma di quantitative easing entro la fine del 2018. Il Presidente della BCE Mario Draghi si è detto fiducioso sulle prospettive di crescita economica della regione nel suo complesso. L’incertezza rispetto alla Brexit e le turbolenze in atto nei mercati emergenti potrebbero tuttavia incidere sul ritmo di crescita. Verso la fine del mese, i mercati hanno risentito della decisione del governo italiano di portare il rapporto deficit/ PIL a un livello superiore alle attese, pari al 2,4%. Anche se il Patto di stabilità dell’Unione europea (UE) prevede che il deficit pubblico non superi il 3% del PIL, gli investitori temono che questo governo avverso all’establishment non rispetti l’impegno assunto di ridurre gli elevati livelli di indebitamento del Paese. A livello settoriale, l’energia ha trainato i guadagni sulla scia dell’aumento dei prezzi del greggio per le interruzioni nella catena di fornitura. Anche i titoli legati all’estrazione di materie prime hanno beneficiato di un rimbalzo dei prezzi dei metalli. I titoli di società tecnologiche e immobiliari sono stati tra i meno remunerativi del mese. Nel complesso, i titoli value hanno registrato risultati migliori di quelli growth, mentre le società di maggiori dimensioni hanno sovraperformato small cap e mid cap. L’Eurozona ha continuato a crescere a settembre, seppur a un ritmo moderato. Il dato flash dell’indice composito dei direttori d’acquisto (PMI) della regione è sceso a quota 54,2 a settembre, in calo rispetto ai 54,5 punti del mese precedente (un dato superiore a 50 è indice di un’espansione dell’attività economica). Al contempo, il dato mensile sull’inflazione primaria della regione si è attestato al 2,1%, soprattutto per effetto dell’aumento delle quotazioni petrolifere. L’inflazione core della regione è scesa allo 0,9%, a dimostrazione dell’indebolimento delle pressioni sui prezzi sottostanti.

Stati Uniti

Le azioni statunitensi hanno guadagnato terreno, sostenute dalla solidità degli utili e dai positivi dati macroeconomici. Anche l’allentamento dei timori rispetto agli attriti commerciali internazionali ha sostenuto il sentiment degli investitori. Sul versante politico, del tutto in linea con le attese, la Federal Reserve USA (Fed) ha innalzato i tassi di interesse al 2,00-2,25% a settembre e ha indicato un altro rialzo dei tassi per quest’anno. La banca centrale ha inoltre rimosso il termine “accomodante” dal comunicato finale sulla politica monetaria, a dimostrazione di un cambiamento di retorica nelle prospettive della politica monetaria. A livello settoriale, i titoli di telecomunicazioni, energia e sanità hanno apportato il maggiore contributo alla performance. Le quotazioni petrolifere hanno raggiunto il massimo da luglio, a causa del calo delle scorte statunitensi e delle nuove sanzioni statunitensi nei confronti dell’Iran, che entreranno in vigore nel mese di novembre. A livello di performance, i titoli growth hanno superato di stretta misura i titoli value.

Gli indicatori macroeconomici sono rimasti in larga parte positivi. Per quanto riguarda il PIL del secondo trimestre, la stima finale si è attestata a quota 4,2%, il tasso di crescita più elevato dal terzo trimestre 2014. Gli scambi netti sono stati particolarmente importanti per la crescita degli ultimi trimestri, soprattutto a causa dell’intensa attività di export della soia. Il disavanzo commerciale si è però ampliato per due mesi consecutivi e ha toccato il massimo da cinque mesi a luglio, a causa dei continui attriti commerciali e dei crescenti timori rispetto all’andamento del PIL del terzo trimestre. Ciononostante, l’espansione economica è stata favorita dalla solidità del settore dei consumi. Il sentiment dei consumatori resta ai massimi ciclici, sostenuto da un robusto mercato del lavoro, dai continui aumenti salariali e dalla solidità dell’economia domestica. Il settore manifatturiero statunitense ha mostrato una buona tenuta alla luce di un rallentamento del settore globale. L’indice dell’Institute for Supply Management (ISM) relativo all’attività manifatturiera è rimasto in territorio espansionistico e si è attestato a 59,8 punti nel mese di settembre. Il dollaro USA continua a rafforzarsi nei confronti di un paniere di principali valute.

Giappone

Il mercato giapponese è salito nel periodo in esame, con lo yen che è sceso ai minimi da inizio anno nei confronti del dollaro USA. I timori rispetto agli attriti commerciali globali non si sono attenuati dopo l’annuncio del governo statunitense di una nuova tornata di dazi sulle esportazioni cinesi, nonostante gli investitori abbiano apprezzato il fatto che questi dazi siano stati inferiori rispetto a quanto inizialmente temuto. Le azioni hanno iniziato il mese con un andamento sottotono, dopo che USA e Canada non sono riusciti a raggiungere un compromesso per rivedere l’Accordo nord-americano di libero scambio (NAFTA). Anche i timori legati ai danni economici provocati da un tifone molto potente che ha colpito il Giappone occidentale e da un forte terremoto nella regione di Hokkaido hanno pesato sulle quotazioni azionarie. Ciononostante, le azioni hanno poi messo a segno un forte rally. Come ampiamente previsto, il Primo Ministro Shinzo Abe è uscito vincitore dalle elezioni per la guida del Partito liberal-democratico al governo per il terzo mandato consecutivo. Le azioni hanno chiuso il mese in territorio positivo, in quanto gli investitori hanno acquistato titoli azionari per ottenere i dividendi delle società che hanno chiuso l’esercizio fiscale a marzo. Anche le tensioni commerciali si sono allentate dopo l’accordo tra Giappone e Stati Uniti per creare una struttura per l’espansione dei rapporti commerciali tra le due nazioni. In termini di stile, le società orientate al valore hanno sovraperformato lievemente i titoli growth, mentre le large cap hanno registrato una performance migliore delle società di minori dimensioni. Tutti i settori hanno guadagnato terreno, con le società estrattive e di pesca, agricoltura e silvicoltura tra le più remunerative. Sul fronte degli sviluppi economici, stando ai dati rivisti forniti dal Cabinet Office, l’economia giapponese è cresciuta del 3,0% su base annualizzata nel trimestre aprile-giugno, superando le stime di consensus e la stima ufficiale iniziale che prevedeva un’espansione dell’1,9%. Il Giappone non cresceva a questo ritmo dal primo trimestre 2016. I prezzi al consumo core, che escludono il costo degli alimentari, sono balzati allo 0,9% dallo 0,3% del mese precedente, ben al di sotto del target del 2,0% della Bank of Japan (BoJ), a conferma che la politica monetaria dovrebbe restare per il momento accomodante. Sul fronte della politica monetaria, del tutto in linea con le attese, la BoJ ha confermato l’obiettivo del -0,1% per il tasso di interesse di riferimento a breve termine, mentre i tassi a lungo termine sono rimasti intorno allo 0%.

Asia-Pacifico

Le azioni della regione Asia Pacifico (Giappone escluso) hanno perso terreno a settembre, in quanto i timori rispetto ai conflitti commerciali tra USA e Cina hanno continuato a indebolire il sentiment degli investitori. A livello settoriale, i titoli di sanità e beni di consumo discrezionali hanno registrato un calo, mentre energia e materiali hanno seguito al rialzo i prezzi delle risorse. I timori rispetto a un rallentamento della crescita economica dovuto alla guerra commerciale tra Cina e USA hanno penalizzato le azioni cinesi. Le perdite sono state tuttavia contenute dalle aspettative di un’intensificazione delle misure di stimolo per attutire l’impatto della guerra commerciale e della possibile inclusione nei benchmark globali di un maggior numero di azioni cinesi. I dati economici diffusi in Cina sono apparsi deludenti. Importazioni e vendite al dettaglio hanno superato le attese, mentre i prestiti bancari, gli investimenti in immobilizzazioni e le esportazioni sono risultati inferiori alle stime nel mese di agosto. La flessione dei titoli dei beni di consumo ha invece pesato sul mercato di Hong Kong. Sulla scia del rialzo dei tassi di interesse statunitensi, la Hong Kong Monetary Authority ha incrementato il proprio tasso di interesse di riferimento dal momento che il dollaro di Hong Kong è ancorato al dollaro statunitense. Le banche commerciali hanno a loro volta incrementato i propri tassi di riferimento per la prima volta in 12 anni. La debolezza del settore sanitario ha pesato sulle azioni di Taiwan e Australia. A Taiwan, gli ordini all’esportazione hanno continuato a crescere nel mese di agosto, a conferma della robusta domanda di gadget elettronici. I programmi infrastrutturali statali, la robusta spesa al consumo e il favorevole contesto commerciale hanno favorito il PIL australiano del secondo trimestre, che è cresciuto a un ritmo più sostenuto del previsto. Secondo gli ultimi sondaggi, le condizioni economiche hanno rimbalzato ad

agosto, mentre la fiducia delle imprese è scesa a causa dell’incertezza politica dopo la rimozione di Malcolm Turnbull dalla carica di Primo Ministro del Paese. I timori rispetto all’aumento dell’inflazione e all’ampliamento del deficit commerciale, a cui si sono aggiunte le preoccupazioni relative ai problemi creditizi e di liquidità nel settore finanziario non bancario, hanno penalizzato le azioni indiane. Sul fronte positivo, la possibilità di un secondo summit tra il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il leader nordcoreano Kim-Jong-Un per la denuclearizzazione della Penisola coreana hanno risollevato il sentiment nei confronti delle azioni sudcoreane. Anche il mercato di Singapore ha chiuso il mese in rialzo. Le esportazioni domestiche non petrolifere hanno superato le attese, mentre la produzione industriale è risultata inferiore alle stime in agosto.

Le azioni indonesiane sono scese a causa delle flessioni subite dai settori di prodotti industriali ed energia. La banca centrale indonesiana è intervenuta sui tassi di interesse per la quinta volta da maggio al fine di proteggere la rupia da un’ondata di vendite che ha interessato i mercati emergenti. Anche il mercato delle Filippine ha chiuso il mese in flessione. L’inflazione è balzata al massimo da nove anni ad agosto, trainata da un incremento dei prezzi di alimentari e bevande non alcoliche. Anche le azioni malesiane hanno perso terreno. Sul fronte positivo, la produzione industriale è cresciuta più del previsto, principalmente a causa della solidità dei settori manifatturiero e dell’elettricità. Il mercato tailandese ha invece guadagnato terreno a seguito dell’approvazione di due leggi fondamentali in vista delle elezioni in programma nel 2019.

Mercati Emergenti

Le azioni dei mercati emergenti hanno chiuso questo mese particolarmente volatile in territorio negativo, archiviando performance contrastanti a livello regionale. Le preoccupazioni per le guerre commerciali, l’inasprimento della politica monetaria statunitense e il rafforzamento del dollaro USA hanno pesato sul sentiment. Le azioni cinesi sono scese a dispetto delle aspettative di una ripresa delle trattative commerciali tra USA e Cina. I titoli tailandesi sono saliti in quanto l’approvazione da parte del re Maha Vajiralongkorn della nuova legislazione prepara la strada alle elezioni del maggio 2019. Le azioni dell’America Latina hanno guadagnato terreno. Il mercato brasiliano è salito in vista delle elezioni in programma nel mese di ottobre. Le azioni messicane hanno fatto progressi in previsione del possibile raggiungimento di un accordo commerciale con gli USA. Le azioni cilene hanno guadagnato terreno sulla scia dell’ottimismo per la crescita economica e l’incremento dei prezzi del rame, il suo principale bene d’esportazione. I mercati argentini hanno rimbalzato in quanto il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha concordato un aumento del pacchetto di prestiti e un anticipo degli esborsi per aiutare il Paese ad adempiere gli obblighi di pagamento del debito. I titoli azionari di Europa emergente, Medio Oriente e Africa (EMEA) hanno registrato un avanzamento. I titoli turchi e la lira hanno recuperato terreno dopo che la banca centrale ha alzato i tassi di interesse di 6,25 punti percentuali. Questa misura tanto necessaria ha allentato i timori degli investitori ed è stata indicativa dell’indipendenza della banca centrale turca dal governo, che invece premeva per una riduzione dei tassi di interesse. I mercati russi hanno guadagnato terreno sulla scia dell’incremento delle quotazioni petrolifere, mentre le azioni sudafricane sono scese in quanto la modesta crescita economica ha pesato sul sentiment. I dati economici della regione hanno presentato un andamento contrastante. L’India ha registrato una robusta crescita economica nel trimestre chiusosi a giugno, sulla scia dell’ottima performance del settore manifatturiero e di una sostenuta spesa al consumo, mentre l’economia sudafricana si è contratta a causa del calo della produzione agricola. La Russia ha alzato i tassi di interesse per la prima volta dal 2014 al fine di contenere l’inflazione e sostenere il rublo. L’inflazione turca ha accelerato al 17,9% ad agosto, il massimo incremento da fine 2003. La crescita del PIL cileno ha raggiunto il massimo da sei anni nel trimestre chiusosi a giugno, a fronte della solidità della domanda interna e della spesa delle famiglie.

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