Azionario, ci aspettano altri 12 mesi di mercato rialzista?

“L’osservazione dei dati macro fa pensare che il tono di fondo del mercato azionario Usa sia ancora positivo: siamo all’interno di una fase cosiddetta di ‘secular bull market’, quindi di una tendenza rialzista di lungo periodo, che, al netto di fattori esogeni oggi imprevedibili, dovrebbe continuare per almeno altri 12 mesi. Quindi possiamo essere ottimisti per il prossimo futuro”. È l’indicazione per il 2021 di Marco Simion, gestore del fondo Zest Global Opportunities, che anche a novembre mantiene il primato del rendimento nella propria categoria, con un +45% a 12 mesi.

I segnali di questa tendenza rialzista erano già presenti a fine 2019 – spiega Simion – e l’impatto della pandemia da Coronavirus non ha modificato la situazione di base. Questo non vuol dire che non ci saranno cali del mercato, ma che i ribassi possono essere considerati occasioni di acquisto e non di fuga dal mercato.

Tra i diversi fattori che sostengono questa tesi si possono citare: l’Equity risk premium (ovvero l’extra rendimento azionario atteso dal mercato rispetto al rendimento di attività prive di rischio) rimane favorevole, per il basso rendimento dei titoli governativi; i tassi di interesse restano bassi; le politiche delle banche centrali continuano a immettere liquidità nel mercato; i prezzi delle case sono in aumento; il sentiment positivo degli asset manager, che, secondo l’ultimo sondaggio di Bank of America, prevedono un inizio del ciclo espansivo piuttosto che l’arrivo di una recessione, situazione simile a quella dell’estate 2009, quando è iniziata la fase di uscita dalla grande crisi finanziaria.

“Ma ritengo che l’indicatore chiave per interpretare l’attuale ciclo del mercato azionario possa essere la percentuale di partecipazione al mercato“, precisa Simion. “La percentuale di azioni del New York Stock Exchange al di sopra della media a 200 giorni ha raggiunto il picco dell’82% nella seconda metà di novembre 2020. L’S&P 500 in genere registra rendimenti più forti quando ci sono più azioni partecipanti, che si può tradurre in un andamento migliore della media per un numero molto ampio di settori economici. E la partecipazione di solito raggiunge il picco prima del mercato. Le preoccupazioni per un picco di mercato e, quindi, per il possibile avvio di un ciclo ribassista, si intensificheranno quando la partecipazione sarà inferiore al 60%. Da quel momento bisognerà iniziare ad alleggerire l’esposizione azionaria. Pensiamo che potrebbero mancare ancora più di 12 mesi”.

Questa è la situazione degli Stai Uniti, che restano il principale driver dei mercati azionari mondiali, visto che l’America pesa per oltre il 57% dell’indice mondiale dei mercati, Msci World. Se il mercato Usa salirà, è verosimile immaginare che questo andamento potrà avere un effetto positivo anche sugli altri mercati. Per esempio, i paesi emergenti, che mostrano dati economici positivi, come indica il Citi Economic Surprise Index dell’area (Cesi EM), e che, essendo inversamente correlati all’andamento del dollaro, beneficiano della debolezza della valuta Usa. Ma anche l’Europa: le borse europee devono ancora recuperare 8 punti percentuali dai livelli pre-Covid, quindi i margini di recupero sono persino maggiori rispetto alle borse Usa.

“In questo quadro, scegliere dove investire naturalmente resta una sfida aperta. Ma se si condivide lo scenario di fondo, il passo successivo è quello di affidarsi ai gestori professionali che sono in grado di individuare correttamente i settori e i titoli in grado di beneficiare dei movimenti di mercato di breve e medio termine”.

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