Azionario Europa e Germania, posizionamento neutrale

A cura di Stefan Kreuzkamp, CIO di Deutsche Am
Alla luce del difficile contesto macroeconomico e dei costanti rischi geopolitici, in questo momento è importante essere realistici sulle aspettative in termini di utili, valutazioni e obiettivi degli indici. Sono inoltre probabili ulteriori periodi di volatilità. Nel mese di marzo abbiamo ridotto le aspettative di crescita degli utili e delle valutazioni, definendo obiettivi a 12 mesi inferiori per gli indici. D’altro canto, la nostra view sulle azioni dei mercati emergenti, in particolare nella regione asiatica, è diventata meno negativa (in termini relativi) grazie alla stabilizzazione di molte valute emergenti e dei prezzi delle materie prime.
Nel 2016 i riflettori rimarranno puntati sugli utili. L’ipotesi è che il rallentamento della crescita economica corrisponderà a una crescita dell’utile per azione (EPS) a bassa singola cifra negli Stati Uniti e in Europa, anche se l’Europa (e il Giappone) potrebbero in parte risollevarsi grazie ai trend valutari. In un contesto economico incerto abbiamo inoltre ridotto parzialmente i nostri obiettivi prezzo/utili a 12 mesi, tuttavia sono ancora possibili modesti guadagni rispetto ai livelli attuali: non siamo in un mercato ribassista.
Eurozona. A causa di vari fattori, tra i quali le continue tensioni politiche, la crisi migratoria, la deframmentazione e radicalizzazione del contesto politico e i rischi di una Brexit, abbiamo ridotto a neutrale la nostra posizione nell’Eurozona e in Germania. Sulle valutazioni pesano inoltre i deboli risultati trimestrali e la revisione al ribasso delle stime di consenso sugli utili 2016. Dopo il “relief rally” seguito alla decisione espansiva della BCE, ravvisiamo un limitato potenziale di rialzo nel breve periodo.
Mercati emergenti. Dopo un prolungato periodo di sottoperformance, a metà gennaio i mercati emergenti hanno segnato una svolta, grazie anche alla stabilizzazione delle valute e dei prezzi delle materie prime. Nonostante le differenze tra le diverse aree geografiche le valutazioni sono in linea con il profilo rischio-rendimento, pertanto abbiamo rivisto tatticamente al rialzo la nostra posizione.
Finanziari. Pur con una certa riluttanza, abbiamo ridotto a neutrale il settore finanziario. Sebbene alcune aree geografiche presentino valutazioni interessanti, i tassi negativi introdotti da un crescente numero di banche centrali e la curva dei rendimenti piatta negli Stati Uniti incidono pesantemente sui titoli finanziari.
Fixed income. Sul fronte dei titoli governativi dei Paesi centrali possiamo aspettarci solo rendimenti minimi per i prossimi 12 mesi, tuttavia altri segmenti dell’universo a reddito fisso offrono potenziali opportunità di investimento. Il segmento investment grade statunitense continuerà probabilmente a realizzare buone performance, con un mercato che sembra intenzionato ad assorbire elevati livelli di offerta. Il segmento high yield dell’Eurozona dovrebbe continuare a beneficiare di una migliore qualità dei rating e della minore esposizione al settore energia rispetto all’high yield statunitense, anche se il calo della domanda dei mercati emergenti potrebbe penalizzare alcuni emittenti. Sul fronte delle obbligazioni dei mercati emergenti la scena sarà ancora dominata dai timori relativi ai singoli Paesi.
Per quanto riguarda l’high yield USA, manteniamo la cautela sui settori energia e metallurgico-minerario, ma ravvisiamo opportunità in altri segmenti. Il profilo rischio-rendimento del segmento euro high yield potrebbe destare maggiore interesse. Degno di nota anche il debito dei mercati emergenti: la stabilizzazione delle valute locali dopo i netti ribassi dello scorso anno, associata alla prospettiva di minori rialzi dei tassi negli Stati Uniti, può creare un contesto più positivo. Tuttavia riteniamo che in questa sottoclasse di attivo i fattori specifici relativi ai singoli Paesi continueranno a incidere quanto i trend generali.
U.S. Treasuries (10 anni). Non è ancora del tutto chiaro perché dopo la riunione di marzo la Fed abbia lasciato trapelare tanta esitazione nelle sue comunicazioni. L’inflazione inerziale sta moderatamente aumentando e il mercato del lavoro si conferma robusto, ma forse la Fed è incerta sulla forza della ripresa. La sua esitazione dovrebbe continuare a stimolare i prezzi obbligazionari, sostenuti anche dai numerosi investitori esteri che condividono la nostra view positiva sull’economia statunitense.
Bund tedeschi (10 anni). Crediamo che la linea dello 0,0% non sia un ostacolo insormontabile per i Bund decennali. Alla luce dell’estensione del programma di acquisto di attivi della BCE e di una domanda guidata da fattori tecnici, siamo tornati a una posizione di sovrappeso.
Paesi periferici dell’Eurozona. Le obbligazioni periferiche hanno aperto il nuovo anno su toni negativi. Dopo le aggressive misure di allentamento quantitativo (QE) con cui la BCE ha sorpreso i mercati a metà marzo, la posizione è stata riportata a sovrappeso in considerazione del lieve miglioramento dei fondamentali e, soprattutto, del programma di acquisto di attivi della BCE.
Materie Prime. I recenti rialzi del prezzo del petrolio sono apparsi incoraggianti, ma prima che la ripresa possa proseguire sarà forse necessaria un’evidente riduzione delle scorte nel secondo semestre del 2016. L’aumento del costo del capitale porrà probabilmente un freno alla produzione petrolifera, soprattutto negli Stati Uniti, alimentando ulteriori pressioni al rialzo sui prezzi. Su un orizzonte a 12 mesi ci aspettiamo un prezzo del petrolio WTI di $50 dollari al barile. I prezzi dell’oro potrebbero diminuire leggermente nel corso del 2016, nell’ipotesi che la Fed esegua altri due rialzi dei tassi nei prossimi 12 mesi e il dollaro USA continui a rafforzarsi.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!