Azionario Usa ok, in attesa dell’Europa, ma prepariamoci all’instabilità: la view di JpMorgan Am

“E’ iniziato un periodo di volatilità destinato a permanere e gli investitori devono abituarsi a questo”, afferma Stephanie Flanders, Chief Market Strategist per l’Europa di J.P. Morgan Asset Management. Gli eventi in Grecia e in Cina hanno offerto una molteplicità di argomenti ai quali pensare nel breve periodo; inoltre c’è attesa sui mercati per il primo rialzo dei tassi negli Stati Uniti dal 2006. Per offrire una base di discussione su questi argomenti, J.P. Morgan Asset Management ha pubblicato l’edizione estiva della Guide to the Markets trimestrale dove vengono illustrati in modo imparziale i principali temi finanziari, economici e di investimento che influenzano i mercati.
Le considerazioni chiave per gli investitori questo trimestre sono:
1. prepararsi all’instabilità: la volatilità è tornata e il cammino resterà accidentato. Per gli investitori è più importante che mai diversificare. I tassi di interesse potrebbero alzarsi su entrambe le sponde dell’Atlantico, ma i fondamentali economici aprono diverse strade sia agli Stati Uniti che all’Europa;
2. avere fiducia ma chiedersi anche quando arriverà la ripresa dell’Europa: la ripresa del livello di fiducia e dell’attività economica in Europa, infatti, non è stata compromessa da quanto successo o dal rallentamento degli Stati Uniti. Questo sta favorendo un miglioramento degli utili, ma siamo ancora in attesa che gli investimenti delle aziende inizino a giocare il loro importante ruolo;
3. azionario statunitense: un mercato rialzista negli Stati Uniti per sei anni consecutivi ha portato gli investitori a chiedersi quando questo trend terminerà e, cosa più importante, cosa questo comporterà. Tuttavia, attualmente non individuiamo negli Stati Uniti nessuno dei fattori che tipicamente possono dare inizio a un mercato ribassista.
Investire in tempi di volatilità “Ultimamente i mercati obbligazionari hanno (fortunatamente) ricordato agli investitori che i mercati del reddito fisso non sono una scommessa unidirezionale” dichiara Flanders. Gli investitori speculativi hanno perso molto tra maggio e giugno sulle posizioni nei Bund in una serie di selloff che hanno visto vanificarsi in pochi giorni quanto accumulato in molto tempo. In realtà si è trattato di una correzione favorevole.
Il movimento al ribasso dei rendimenti nella prima parte dell’anno, specialmente quelli con scadenze lunghe, è stato considerevole, se confrontato con gli standard storici, portandoli a livelli molto più bassi di quanto giustificato anche da una bassissima inflazione in Europa e dalla politica monetaria di allentamento. Il forte sell-off dello scorso trimestre ha indotto molti investitori a chiedersi se il lungo rally delle obbligazioni europee fosse finito.
Potrebbe essere un bene per l’economia europea se i rendimenti avessero già registrato il loro punto di minimo del ciclo economico, ma dobbiamo ricordare che una significativa quantità di debito governativo porta ancora con sé il segno negativo e il 55% delle obbligazioni governative dell’Eurozona ha rendimenti più bassi dell’1%. “Ci sono ancora sviluppi sconosciuti sul caso della Grecia e l’Europa potrebbe subire dei contraccolpi dal rialzo dei tassi negli Stati Uniti. Dall’altro lato, tuttavia, non riteniamo che la crescita e il tasso di inflazione attuali nell’Eurozona siano abbastanza solidi da giustificare nel prossimo futuro un continuo movimento al rialzo dei rendimenti” aggiunge Flanders.
Negli ultimi mesi abbiamo visto la volatilità aumentare su entrambe le sponde dell’Atlantico, ma il mercato azionario europeo è stato colpito maggiormente rispetto a quello degli Stati Uniti. Non c’è da sorprendersi in quanto l’incertezza negli Stati Uniti ora è più legata alle azioni della Fed e alle implicazioni sul reddito fisso dell’eventuale rialzo dei tassi. “Con il rialzo dei tassi negli Stati Uniti quest’anno e la Banca di Inghilterra non poi così lontana, la volatilità nei mercati obbligazionari potrà solo che aumentare” dichiara David Stubbs, Global Market Strategist di J.P. Morgan Asset Management. “Quando i tempi si fanno difficili, per gli investitori risulta ancora più importante diversificare. I prezzi degli attivi subiscono scossoni su base giornaliera, ma ci sono buone ragioni per pensare che sia azionario che obbligazionario possano restituire rendimenti positivi nel medio termine”.
Fiducia, ma in Europa serve una verifica “La buona notizia è che la ripresa dell’Europa nella prima parte dell’anno sta continuando anche nella stagione estiva, nonostante la volatilità dei mercati e il punto di domanda sulla crescita negli Stati Uniti. È incoraggiante il confronto con il 2014, quando una ripresa nel primo trimestre ha avuto una fase di stallo nel secondo” sostiene Flanders. È particolarmente incoraggiante vedere come la domanda domestica giochi un ruolo sempre maggiore nella crescita dell’Europa.
Come abbiamo visto precedentemente, una valuta debole non può essere un tassello su cui costruire una ripresa. Guardando al secondo semestre, ci attendiamo che le buone notizie si continuino a tradurre in più alti utili societari. Le previsioni sugli utili europei, infatti, sono state riviste al rialzo, dopo anni di previsioni al ribasso. “Sono tutte buone notizie sia per le famiglie che per le imprese in Europa e dovrebbero essere positive anche per gli investitori esposti alle azioni europee in un’ottica di medio termine” .sottolinea Stubbs. “Con il recente sell-off, sul mercato europeo vi sono anche maggiori opportunità per gli investitori maggiori perdi trovare valore rispetto a quanto sarebbe stato possibile solo qualche mese fa”.
E’ importante considerare quali settori e quali aziende sono ben posizionate per beneficiare maggiormente della ripresa ed è bene sottolineare che anche gli investimenti delle aziende giocano una parte fondamentale nella crescita. “Quest’anno la concessione di prestiti è aumentata ma, fino a oggi, ci sono stati solo minimi segnali che indicano che le aziende stanno chiedendo capitali a prestito per investire nella crescita futura. Questo è, quindi, il tassello mancante nella storia di ripresa che abbiamo visto fin qui, dall’inizio del 2014” dichiara Stubbs.
Azionario Stati Uniti: questione di misura Nella prima parte dell’anno il mercato azionario degli Stati Uniti ha affrontato un momento difficile, dal momento che le aziende hanno assorbito gli effetti negativi di un dollaro forte e dei più bassi profitti del settore dell’energia, senza poter beneficiare appieno del maggiore consumo domestico dovuto ai prezzi più bassi della benzina. Il petrolio e i più bassi guadagni provenienti dall’estero hanno impattato maggiormente sulla crescita degli utili societari nel primo trimestre del 2015.
Riteniamo che questi movimenti negativi di breve periodo si dissolveranno nei prossimi mesi, ma molti investitori esposti al mercato azionario americano sono scettici sui guadagni futuri, puntando il dito sulle valutazioni elevate come segnale di un’imminente correzione. “Certamente le attuali valutazioni delle azioni statunitensi sono leggermente al di sopra della media di lungo periodo, ma possono restare sopra la loro media anche per un periodo prolungato di tempo.
La mossa della FED per muoversi dalla situazione di tassi zero dovrebbe essere interpretata come un “nulla osta” che indica un’economia più sana e indica un contesto in cui le aziende possono puntare a utili obiettivo e sospingere al rialzo i mercati” sottolinea Stubbs. La valutazioni di per sé non sono il metodo migliore per prevedere un mercato ribassista. Analizzando le 10 fase di mercato in ribasso negli Stati Uniti dal 1926, le maggiori correzioni sono state tendenzialmente esterne al mercato azionario, come ad esempio le recessioni, le guerre e le bolle del credito.
Se confrontato con lo storico, l’attuale contesto economico è favorevole dal momento che la crescita dell’economia statunitense è stata stabile e, nonostante la fase di debolezza dei primi tre mesi dell’anno, il mercato del lavoro continua a migliorare portando linfa ai consumi e alla fiducia. Alla luce di questi fattori non ci sono motivi per temere, nel breve periodo, un fase ribassista del mercato americano. “Le valutazioni sono importanti per gli investitori perché determinano i ritorni che verosimilmente verranno realizzati nel lungo periodo. Se si paga un prezzo alto, è probabile si guadagni di meno nel futuro. Questo sottolinea un messaggio più ampio per gli investitori se guardiamo al secondo semestre del 2015 e oltre: diversificare di più, attendersi di meno” conclude Flanders.

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